2. Il Vademecum del carismatico… (Secondo di tre articoli)

MA COME E’ DIFFICILE QUELLA VITA

DA ‘CARISMATICO’…!

                                                                                       

                                                                                di Guido Landolina

 

(articolo dell’autore già pubblicato sulla Rivista ‘Il Segno del Soprannaturale’ delle Edizioni Segno, 2004)

 

 Gli ‘schiaffi’ di Satana…

  Quando il Signore rivela qualcosa al carismatico, poichè la grandezza della rivelazione potrebbe farlo insuperbire, Satana lo tenta allora ancora di più.
Il Signore permette errori e tentazioni affinchè lo strumento riconosca la sua debolezza, la sua soggezione alle tentazioni sataniche, la sua umanità. Gli ‘schiaffi’ di Satana, come successe anche a San Paolo, sono però anche la dimostrazione della sua rabbia ed ira, e Dio li consente appunto per non far insuperbire lo strumento.  Pensare di respingere le tentazioni di Satana da soli è però presunzione, e questa è già superbia. Invocare quindi sempre l’aiuto degli abitanti dei Cieli.
  I ‘portavoce’ che parlano per conto del Signore sono come una sorta di  ‘granai’ del Signore:  servono infatti ad ‘alimentare’ coloro che hanno ‘fame’ spirituale. Lo strumento è al servizio di Dio in una maniera speciale e come tale è soggetto non solo agli assalti del Nemico per eccellenza ma anche agli assalti di tutti gli altri ‘nemici del Re’, e cioè di quegli uomini che più o meno consciamente sono suoi ‘servitori’.
  L’essere strumento straordinario non deve dare orgoglio o pretesa di gioire di benefici materiali, pretese di immunità dal dolore, dalle offese, calunnie, accuse ingiuste, sprezzi, etc., tutte cose che peraltro patì anche Gesù. Anzi la verità sugli strumenti viene malmenata, schernita, alterata per renderla ridicola e sacrilega, come opera di un pazzo o talvolta di un demone. E’ in pratica una crocifissione morale. Queste sono tutte ‘croci’ ma anche titoli di aumento di ‘gloria’ nella vita futura. Gli strumenti sono infatti pietra di inciampo e sono destinati ad essere incompresi, come successe a Gesù con i suoi contemporanei. In ogni caso sofferenza e mortificazione sono mezzi di espiazione, in un primo tempo, e poi di santificazione.
  Lo strumento sia restìo a ‘parlare’ di sè, perché spesso non trova di fronte a sé persone animate da intenzioni rette, o da un vero spirito ‘caritatevole’. I migliori lo interrogano per curiosità, gli altri per prenderlo in fallo. Anche Gesù, del resto, veniva interrogato dai farisei, scribi e sadducei per queste cose. Quindi se l’interlocutore non  ha verso lo strumento lo ‘spirito’ giusto è bene non ammetterlo nel ‘giardino del Re’.
  Lo strumento ha il peso di sapere di avere un dono straordinario ed è anche   quindi spesso frastornato e spaventato dal rischio che proprio quel dono divenga per lui occasione di morte spirituale. Di fronte alle critiche e alle incomprensioni lo strumento non deve rinnegare e cedere alla tentazione di rinunciare al dono ricevuto ma implorare piuttosto l’aiuto dello Spirito Santo.
  Un posto particolare hanno poi quelle ‘voci’ o quegli strumenti che si fanno o accettano di diventare ‘vittime’. Si tratta di una chiamata divina sublime. Le ‘vittime sono ostie che si offrono e accettano di soffrire per la salvezza dei peccatori. Esse chiedono in sostanza che la Giustizia, attributo di Dio e cioè Dio, muti il suo corso e si trasformi in Misericordia.E’  proprio perché si fanno vittime che Dio consente che siano più attaccate da Satana. Questo è del resto anche il senso  – profondo – dell’offerta di Gesù, prima vittima e ostia vivente. E’ per questo che le vittime sono ‘corredentrici’.

Dio ‘tenta’ e prova i suoi strumenti

  I malvagi usano ogni mezzo, strumentalizzando anche la verità, pur di nuocere ad uno strumento. Ma lo strumento non deve ‘giudicarli’, perché talvolta chi gli nuoce e lo fa soffrire non è in sé malvagio ma è un ‘oppresso’ da Satana. Infatti ossessione, oppressione e possessione sono tre forme di attacco del Nemico ma l’oppresso dal diavolo può essere anche un ‘giusto’ che ha magari avuto un momento di debolezza o di confusione e che cade nella rete che Satana gli ha teso per fare un dispetto a Dio, sia colpendo chi vi è caduto dentro sia lo strumento stesso che ne subisce le conseguenze, con danno per il suo ministero straordinario.

  Gli strumenti devono avere amore anche per i loro nemici perché nell’odio ai nemici, nel desiderio cioè di ‘male’, vi è già un peccato di ‘idolatria’ verso il proprio ‘io’, che viene così adorato come un ‘dio’. Peraltro molti sono ostili agli strumenti e ne vorrebbero la caduta perché vorrebbero così far tacere la voce della loro coscienza che li rimprovera, ribattendole che, alla fin fine, anche gli strumenti non sono da meno. Essi  vogliono far tacere il proprio senso di colpa col dirsi  che ‘Mal comune è mezzo gaudio…’.
  Il dono al carismatico è però ‘Prova’ e così come viene dato, così può anche essere tolto. Se poi anziché produrre amore alla verità, ubbidienza, giustizia esso produce menzogna, superbia, disubbidienza, lo strumento dovrà purificarsi in Purgatorio e – nei casi di gravità – potrà andare addirittura all’inferno, perché egli era stato un beneficato, toccato  da una grande grazia che è stata invece disattesa e sprecata.
  I doni straordinari vengono dati da Dio, il quale però non sceglie né decide a caso, perché Egli non ne ignora gli effetti. Dio sa cosa, come e quando dare: Egli chiede solo di non usare male i doni, anzi di utilizzarli bene, soprattutto con umiltà.

  Dio può ‘usare’ gli strumenti e, dopo averlo fatto li può lasciare in riposo, in disparte, per suscitarne altri. Lo strumento non deve però sentirsi abbandonato.Se Dio ha tanto amato il suo strumento da attirarlo a sé al punto da dargli una missione fra gli uomini non può certo, dopo, ‘abbandonarlo’. Bisogna non soffrirne e rimanere nell’ubbidienza sia nel corrispondere alla prima chiamata sia nell’accettare la successiva messa a riposo. Entrambe le cose saranno un titolo di merito.
  Le ‘voci’ e gli strumenti in genere devono dunque aver fiducia, stare attenti ma con fiducia, perché Dio sa chi sceglie. E’ purtroppo vero che gli strumenti sono pur sempre uomini, schiavi cioè delle loro reazioni e delle loro miserie. Di qui gli screzi, le incompatibilità con gli altri. Ve ne furono esempi persino nella primitiva comunità apostolica. Dio consente che rimangano in loro piccole umanità perché essi, rendendosene conto, si sentano mortificati e  spronati ad una maggior virtù.
  I loro, molte volte, non sono comportamenti veramente biasimevoli, dal punto di vista di Dio, ma provocano negli altri uomini – specie se questi si credono perfetti – critiche, biasimi, canzonature, offese e giudizi malevoli. Queste loro particelle di umanità aiutano però a tener bassa l’anima, potandola dai germogli della superbia.

Ma talvolta il ‘dono’
diventa castigo

  Lo strumento che ha invece perso i doni ma – per orgoglio – vuole continuare a sembrare strumento, finisce per dannarsi perché la superbia tutto distrugge in lui e l’orgoglio e l’egoismo sono infatti sempre  in agguato.
  San Paolo, che come già accennato fu il ‘maestro’ delle ‘voci’ che diffondono la Parola di Dio, disse che se entra negli strumenti la superbia e la disubbidienza, il dono diventa castigo. Disubbidienza a cosa? Alla fedeltà alla propria missione.
  Il dono è dunque anche un giogo che obbliga il carismatico ad una continua virtù per non diventare condanna. Infatti a chi molto è dato, molto è chiesto per cui bisogna sforzarsi di essere perfetti. E’ impossibile la perfezione?

  Dio si accontenta anche di una perfezione relativa, quella che il carismatico deve raggiungere usando tutto il ‘proprio’ cuore e tutte le ‘proprie’ forze.
  Peraltro i carismatici, devono sforzarsi di essere più perfetti degli altri non solo per la speranza di una ‘gloria’ futura ma per riconoscenza del dono ricevuto. Satana può stuzzicare la loro debolezza per vincerli. Quindi, ad esempio, mai imitare gli istrioni della religione e del misticismo con soperchierie e frodi, mai indulgere alla tentazione di aumentare quel poco o tutto che Dio ha loro comunicato attingendo a cose o rivelazioni altrui. E naturalmente mai mentire, neppure nelle sfumature.
  Lo strumento deve essere superonestonon deve aggiungere nulla a quello che ha, non deve dilapidare quello che ha, deve essere umile e riconoscere che è opera di Dio. Infatti ha in sé il demonio chiusa male i doni, finge di possedere ciò che non ha o che gli fu tolto avendone usato male.
  Le voci non devono essere pesanti di umanità: quindi nessuna oscenità, niente discorsi sciocchi, no alle buffonerie. La voce non deve essere ‘avara’ della Parola di Dio, ma piuttosto prudente perché l’uomo non profani la Parola e il dono della Parola venga accolto da chi ha ‘fame’ di Dio.

  Lo strumento deve  dunque mantenere una vigilanza interiore continua e questa è un martirio. Bisogna essere infatti pronti a distinguere e combattere: intendere cioè le voci che vengono dall’aldilà, e fra queste distinguere le buone dalle false. E’ uno sforzo continuo.
  Lo strumento non è un ‘santo’ bensì un ‘uomo’ nel quale l’umanità deve da sé lottare per evolversi con il tempo in spiritualità perfetta. Anche gli apostoli, prima della effusione pentecostale, pur non avendo gravi peccati sulla coscienza, avevano una folla minore di minori miserie, comunque indegne di maestri spirituali, folla che avrebbe potuto crescere per la superbia di essere maestri e beneficati in modo straordinario da Dio.
  L’uomo non si danna infatti solo per il peccato ma anche per i doni straordinari, mal corrisposti, che gli vengono dati dal Signore. Superbia, menzogna e sensualità spirituale mettono in fuga Dio.

  Lo strumento ha un solo merito, quello della buona volontà, che deve essere attiva e umile: tutto il resto lo fa Dio. I meriti sono di Dio che gli dà gli aiuti per cambiare. Alla strumento basta il solo pensare di essere ‘lui’ ad avere il merito della ‘elezione’ a strumento per diventare un reprobo, perché ciò è già superbia, il peccato che più Dio aborrisce, quello di Lucifero. E Dio si ritrae allora con i suoi doni.
  Dio può tutto se l’uomo ci mette buona volontà e può quindi anche fare di un ‘nulla’ uno strumento. Dio confonde infatti i superbi e della nullità fa ciò che vuole.

  Chiunque serva Dio si deve predisporre alla Prova, disporsi cioè alla ‘tentazione’ da parte di Dio. Dio ‘tenta’ a fin di bene, Satana a fin di male. Dio proverà lo strumento – come fece ad esempio nel caso di Abramo o in quello di Gesù che, come uomo, ‘venne condotto dallo Spirito nel deserto per essere tentato dal diavolo’ – al fine di vedere se lo strumento è fedele e ubbidiente e per dargli maggior gloria, ma non lo sottoporrà mai a tentazioni superiori alle sue forze, anzi lo aiuterà per superarle, e dalla tentazione ne verrà un bene.

  Dio  ‘tenta’ dunque  in senso diverso, o permette la tentazione di Satana, per mettere alla prova. Sovente la tentazione viene però dal nostro ‘io’, cioè da quella che viene chiamata la nostra  ‘concupiscenza’, e, anche quando Dio ci dà i mezzi per difenderci dalle tentazioni, dipende sempre dal nostro ‘io’ l’accettarle o meno.
  Le ‘voci’ sono continuamente ‘sorvegliate’ dal Nemico che tenta di vincerle, farle cadere o decadere. La croce delle ‘voci’ è dunque molto pesante.
  E ora una nota particolare, per terminare,  per i Direttori delle voci:  è un dono, per loro, ma è anche un compito difficile ed una responsabilità. Le voci, infatti,  non sono solo ‘spirito’ ma anche ‘carne’ e intelletto. Essi non devono insuperbirle, esaltandole, nè indurle a stanchezza lasciandole senza aiuto per indifferenza e incomprensione.

  Purtroppo alcuni carismatici possono sbagliare o incontrare difficoltà maggiori nel loro cammino proprio perché sono privi del sostegno e della guida di una adeguata direzione spirituale.

 

 

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