31 ottobre. Da I Quaderni del 1943 di Maria Valtorta

31 ottobre 1943 [13].

Dice Gesù:

Due sono i generi di morte. Già l’ho spiegato[14]. Vi è la piccola morte, quella che vi leva dalla terra e libera il vostro spirito dalla carne. E vi è la grande morte: quella che uccide ciò che è immortale: lo spirito vostro. Dalla prima risorgete. Dalla seconda non risorgerete in eterno. Sarete per sempre separati dalla Vita: ossia da Dio, Vita vostra.

Più stolti degli animali che ubbidendo all’ordine dell’istinto sanno regolarsi nel cibo, nei connubi, nello[15] scegliersi le dimore, voi, con le vostre continue disubbidienze all’ordine naturale e soprannaturale, molte volte vi date la morte prima e seconda da voi stessi. Intemperanze, abusi, imprudenze, mode stolte, piaceri, vizi, uccidono la vostra carne come tante armi maneggiate da voi in delirio. Vizi e peccati uccidono poi la vostra anima. Perciò Io dico: “Non andate a cercare la morte cogli errori della vostra vita e la perdizione con le opere delle vostre mani”.

Ve l’ho detto[16]: Dio, che tutto ha creato, non ha creato la morte. Opera sua il sole che splende da secoli di millenni; opera sua il mare contenuto nei suoi limiti su un globo che rotea negli spazi; opera sua le infinite stelle per cui il firmamento è come uno spazio su cui siano sparsi i gioielli caduti da un aperto forziere smisurato; opera sua animali e piante: dai  colossali, come elefanti e baobab, ai più esili, come la esile piuma del musco e l’effimero moscerino del fragoleto; opera sua voi uomini, dal cuore più duro del diaspro e dalla lingua più tagliente del diamante creati e sepolti dall’Eterno nelle viscere del suolo, dal pensiero più oscuro del carbone creatosi negli strati terrestri con decomposizione di millenni, dall’intelligenza potente come aquila negli spazi ma dalla volontà cocciuta e ribelle come quella di una scimmia.

Ma la morte non l’ha creata. Quella è stata generata dal vostro sposalizio con Satana. Il vostro padre, nell’ordine del tempo terrestre, Adamo, l’ha generata prima di generare suo figlio. L’ha generata quel giorno che, debole davanti alla debolezza della donna, cedette alla volontà sedotta di lei e peccò dove non s’era mai peccato, peccò sotto al sibilo del Serpente e le lacrime e i rossori degli Angeli.  Ma la piccola morte non è un gran male quando con essa cade solo, come foglia che ha fatto il suo ciclo, la carne. È anzi un bene, perché vi porta là donde veniste e dove un Padre vi attende.

Come non ha fatto la morte della carne, Dio non ha fatto la morte dello spirito. Ha anzi mandato il Risuscitatore eterno, il suo Figlio, a darvi Vita quando già eravate morti. Il miracolo di Lazzaro, del giovane di Naim e della figlia di Giairo, non sono gran che. Erano degli addormentati: Io li ho destati. Grande è invece il miracolo quando di una Maddalena, di uno[17] Zaccheo, di un Disma, di un Longino, morti nello spirito, ho fatto dei “vivi nel Signore”.

Esser vivi nel Signore! Non vi è cosa più grande in bellezza, in gioia, in durata, in splendore, di questa. Credetelo, o figli, e cercate di esser “vivi”. Vivi in Dio Uno e Trino, vivi nel Padre,  vivi per l’eternità.

Voi che chiamate inferno la terra, e per quanto infernale l’abbiate resa coi vostri sistemi feroci è un paradiso rispetto alla dimora di Satana, non date per ultima mèta l’inferno al vostro spirito. Dategli Dio che è Paradiso allo spirito vostro e lasciate l’inferno agli inferi, ai dannati, ai maledetti che hanno rigettato la Vita, cibo ripugnante al loro cuore di pervertiti, e accolto la morte di cui erano ben degni.

Se tutto finisse sulla terra, sarebbe ancor poco male apparire malvagi per poco tempo. Gli uomini presto lo dimenticherebbero, perché il ricordo è come nuvola di fumo che presto dilegua. Ma la terra non è tutto. Il tutto è altrove. E in quel “tutto” troverete ad aspettarvi ciò che avete compiuto sulla terra.

Nulla sarà senza giudizio. Pensatelo. E come dementi non dilapidate le sostanze  che Dio vi ha dato, ma fatele fruttare per la vostra immortalità. Non muoiono coloro che vissero nel Signore. Quanto quaggiù fu dolore, avvilimento, prova, si muterà per essi nell’al di là in premio, in trionfo, in gioia.

Né pensate che Dio è ingiusto nel distribuire i beni della terra e la durata della vita. Questo è quello che pensano coloro che già sono fuori di Dio. I viventi nel Signore, delle privazioni, delle pene, delle malattie, della precoce morte, se ne fanno una gioia, poiché in tutte le cose vedono la mano del Padre che li ama e che non può dare loro che cose utili e buone; quelle cose, del resto, che ha dato a Me, suo Figlio.

Essi, già proiettati fuori da questo mondo, pensano e desiderano unicamente la gloria di Dio, e Dio li rivestirà di gloria per l’eternità. Saranno dimenticati o ricordati con orrore i malvagi; ma ai santi, ai giusti, ai figli di Dio verrà dato culto  duraturo e santo, perché dei suoi diletti ha cura il Signore e non solo si cura di dar loro la gioia nel Cielo, ossia Se stesso, ma fa dare loro onore vero dagli uomini, facendo brillare come nuova stella lo spirito di un santo agli occhi e alla mente degli uomini.»


[13] La scrittrice aggiunge a matita: Cap. I dal v. 12 e poi capo 2°‑3°‑4°‑5°

[14] Soprattutto nel dettato del 22 agosto, pag. 108.

[15] nello è nostra correzione da nel

[16] Nel dettato del 23 settembre, pag. 262

[17] uno è nostra correzione da un

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