7 agosto. Da: i Quaderni del 1943 di Maria Valtorta

7 agosto 1943.

Dice Gesù:

«Si legge nel Libro: “Egli (l’empio) sarà condotto al sepolcro e veglierà tra la turba dei morti: gradito alla ghiaia di Cocito trascinerà dietro a sé tutti gli uomini e davanti a sé una turba innumerevole”.

L’umanità è tutta peccatrice. Una sola creatura non ha gustato, non dico l’amaro sapore, ma dico anche: l’amaro odore, del peccato. E fu Maria, la mia dolcissima Madre, Colei che non mi fece rimpiangere il Paradiso lasciato per divenire Carne fra voi a redimere la carne vostra, perché in Maria Io trovavo gli eterni candori e gli splendenti amori che sono in Cielo. In Lei il Padre che la vezzeggiava come la Perfetta fra le creature, in Lei lo Spirito Santo che del suo Fuoco la penetrò per fare della Vergine la Madre, intorno a Lei le angeliche coorti adoranti la Trinità in una creatura.

Il seno di Maria! Il cuore di Maria! No. La mente più rapita in Dio non può scendere fin nel profondo, o innalzarsi sino al vertice di queste due perfezioni di purezza e d’amore. Io ve le illumino, le illumino ai più cari fra i cari. Ma solo quando sarete dove è la Scienza perfetta, allora capirete Maria.

L’umanità è tutta peccatrice. Ma vi è il peccatore unicamente peccatore, e vi è l’empio, ossia colui che porta il peccato ad una perfezione demoniaca. Poiché, nel Male, il Demonio sa raggiungere la perfezione, e i suoi discepoli più  fidi non sono da meno del loro maestro.

Te l’ho già detto: “Lucifero si sforza ad imitare Iddio, nel male naturalmente. Assume le forme, dirò così, di vita e di corte che ha avuto il Figlio di Dio. Si atteggia a Cristo il demonio, e come Cristo ha apostoli e discepoli. Fra di essi sceglierà il perfetto per farne l’Anticristo. Per ora siamo al periodo preparatorio dei precursori del medesimoQuesto ho già detto[1].

L’empio sarà condotto al sepolcro. È naturale. Tutti gli aiuti può dare Lucifero ai suoi prediletti, ai suoi fedeli, ai suoi schiavi, ma non l’immunità dalla Morte, perché solo Io sono Vita e ho vinto Io solo la Morte. Perciò quando la somma del male commesso dall’empio è compiuta, Io do ordine alla Morte di prendere possesso di quella carne. Essa carne conosce perciò l’orrore del sepolcro. E per l’empio sarà vero sepolcro.

Per i buoni, per i redenti, per i perdonati non è tale, poiché credono e sanno in base alla fede. Esso è luogo dove il vestito mortale torna alla sua natura di polvere, sprigionando lo spirito in attesa dell’ora in cui ciò che fu creato si riformerà per entrare nella gloria o nella dannazione con la perfezione di creazione che Dio creò per l’uomo: ossia con l’unione di uno spirito e una carne.  Spirito immortale come Dio suo Creatore e Padre, carne mortale come formata da un animale terreno, re della terra, erede del Cielo, ma che troppo sovente preferisce la terra al  Cielo ed è animale non perché dotato di “anima” ma perché vive non meno, e talora più, da bruto degli animali veri e propri.

Le anime, scisse dai corpi, hanno tre dimore. E le avranno sinché non ne rimarranno che due, dopo il Giudizio che non errerà. I beati gioiscono immediatamente dell’eterno riposo. I penanti attivamente compiono la loro espiazione pensando all’ora della liberazione in Dio. I dannati si agitano nel rovello del bene perduto. No, che tanto meno trovano riposo nella loro terribile tortura, quanto più empi sono stati.

Ma l’Empio, colui che con la sua empietà ha trascinato altri all’empietà e sospinto altri al peccato, (ecco gli uomini e le turbe di cui parla il Libro), sarà come una torre insonne in un mare di tempesta. Davanti a sé la folla degli uccisi (nell’anima) da lui, davanti a sé il ricordo vivo dei tanti omicidi d’anime da lui commessi, e il  rimorso, che non dà pace a chi uccide, dal giorno che Caino sparse il sangue del fratello, lo flagellerà ben più atrocemente dei flagelli infernali.

Veglierà sul suo Delitto, che si avventò contro Dio nelle creature di Dio e che come belva infuriata portò strage nelle anime. Tremendo avere davanti a sé la prova del malfatto! Castigo aggiunto ai castighi! Orrore senza numero come senza numero sono le colpe dell’Empio fra i peccatori.

Ma ora, Maria, a consolazione del tuo cuore che si accascia davanti a squarci di un altro mondo dove non regna l’Amore ma il Rigore di Dio, solleva lo spirito ascoltando questa parola tutta per te e per le anime come te.

Sai cosa rappresentano per Me i cuori dati all’Amore? Il mio Paradiso sulla terra. Siete voi che portate un pezzettino di cielo su questo povero mondo, e su quel pezzettino posa i piedi il Figlio di Dio per venire a trovare le sue delizie fra i figli del Padre.

Apri il cuore al tuo Gesù. E dàmmi il tuo cuore. Dàllo del tutto a Me. Lo voglio. Come Medico e Amico di spirito e di carne, come Sposo e Dio che ti ha scelta per la tua fede e il tuo audace sentimento di amore.»

 [1] Nel dettato del 19 giugno 1943.

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