A proposito della “santa” fumata, bianca o nera

13/03/2013 

il famoso comignolo

IL FAMOSO COMIGNOLO

 Il complesso procedimento per dire al mondo il nuovo Papa

DOMENICO AGASSO JR.
CITTAÀ DEL VATICANO

Fumata nerissima, quella di ieri. “O forse era solo resa così dal buio”, dice qualcuno. “No quella di stamattina era più chiara, era grigia”, si sente ripetere in piazza San Pietro. E c’è chi ricorda che le fumate di otto anni fa confondevano il mondo: quella bianca era stata definitivamente considerata tale quando le campane della Basilica di San Pietro avevano iniziato a suonare.

Ma qual è il “mistero” di queste fumate sulle quali sono puntati gli occhi del mondo?

Proprio a partire dal Conclave che ha eletto Benedetto XVI, nel 2005, è utilizzata un'apparecchiatura ausiliaria a fumogeni installata a fianco della stufa tradizionale, quella in cui vengono bruciate le schede delle votazioni. Questo apparato è dotato di uno scomparto con sportello, nel quale – a seconda dell'esito dello scrutinio – sono inserite delle cassette contenenti fumogeni di differente composizione, la cui accensione è avviata da una centralina elettronica, per la durata complessiva di alcuni minuti, durante il corso della bruciatura della schede.

Le canne fumarie della stufa e dell'apparecchiatura elettronica confluiscono in un unico condotto che, dall'interno della Cappella Sistina, sfocia in prossimità del colmo della copertura dell'edificio. Per migliorare il tiraggio, la canna è preriscaldata mediante resistenze elettriche ed è dotata di un ventilatore di riserva.

Come si ottiene il colore nero? Con una composizione chimica dei fumogeni costituita da perclorato di potassio, antracene e zolfo. E invece il bianco? La risposta è sempre per appassionati di chimica: clorato di potassio, lattosio e colofonia. Quest’ultima viene chiamata "pece greca", ed è una resina naturale di colore giallo ottenuta dalle conifere.

In passato non era così: per creare il colore nero si usava il nerofumo o il catrame, mentre per il bianco fili di paglia.

L’attuale stufa nella quale si bruciano le schede utilizzate per la votazione è stata adoperata per la prima volta durante il Conclave del 1939. E’ in ghisa, ha una forma cilindrica rastremata, è alta un metro con un diametro di 0,45m; è provvista di uno sportello inferiore per l’introduzione dell’innesco, con una valvola manuale di regolazione del tiraggio, e di uno sportello superiore per l’introduzione dei documenti da bruciare.

Sulla calotta superiore sono state riportate le date – anno e mese – dei “suoi” Conclavi: 1939, marzo: eletto Pio XII; 1958, ottobre: Giovanni XXIII; 1963, giugno: Paolo VI; 1978, agosto: Giovanni Paolo I; 1978, ottobre: Giovanni Paolo II; 2005, aprile: Benedetto XVI.  

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