“Affidiamoci alla misericordia di Dio”

19/04/2014 
 
Il Pontefice alla Veglia di Pasqua

(©AFP) IL PONTEFICE ALLA VEGLIA DI PASQUA

Alla Veglia pasquale in San Pietro papa Francesco invoca nuovi "testimoni della Resurrezione"

GIACOMO GALEAZZI
CITTÀ DEL VATICANO

Francesco illumina di carità la Veglia pasquale. "Mettiamoci in cammino. Lasciamoci abbracciare dalla misericordia di Dio", esorta il Pontefice. La luce delle candele, gli occhi di tutti i fedeli sul successore di Pietro nel momento più importante dell'anno per i credenti. È iniziata nell'atrio della basilica vaticana con la benedizione del fuoco e la preparazione del cero pasquale, la Veglia di Pasqua presieduta da papa Francesco. 

Alla successiva processione verso l'altare con il cero pasquale acceso hanno partecipato duecento concelebranti tra cardinali, vescovi e prelati della Curia romana. Dopo che Bergoglio lo ha benedetto, un diacono ha quindi intonato il canto dell’"Exsultet". Dopo la Liturgia della Parola, il Papa amministra i Sacramenti dell'iniziazione cristiana (Battesimo, Cresima e Prima Comunione) a dieci catecumeni. Il più piccolo ha 7 anni ed è italiano, il più grande è un vietnamita di 58 anni. Altri battezzandi provengono da Bielorussia, Senegal, Libano e Francia. 

"Il Vangelo della risurrezione di Gesù Cristo incomincia con il cammino delle donne verso il sepolcro, all’alba del giorno dopo il sabato – ha predicato Francesco – Esse vanno alla tomba, per onorare il corpo del Signore, ma la trovano aperta e vuota. Un angelo potente dice loro: ‘Voi non abbiate paura!’, e ordina di andare a portare la notizia ai discepoli: ‘È risorto dai morti, ed ecco, vi precede in Galilea’. Le donne corrono via subito, e lungo la strada Gesù stesso si fa loro incontro e dice: ‘Non temete; andate ad annunciare ai miei fratelli che vadano in Galilea: là mi vedranno’. Dopo la morte del Maestro, i discepoli si erano dispersi; la loro fede si era infranta, tutto sembrava finito, crollate le certezze, spente le speranze". 

Prosegue il Papa: "Ma ora, quell’annuncio delle donne, benché incredibile, giungeva come un raggio di luce nel buio. La notizia si sparge: Gesù è risorto, come aveva predetto… E anche quel comando di andare in Galilea; per due volte le donne l’avevano sentito, prima dall’angelo, poi da Gesù stesso: ‘Che vadano in Galilea, là mi vedranno’. La Galilea è il luogo della prima chiamata, dove tutto era iniziato! Tornare là, tornare al luogo della prima chiamata. Sulla riva del lago Gesù era passato, mentre i pescatori stavano sistemando le reti. Li aveva chiamati, e loro avevano lasciato tutto e lo avevano seguito". 

Quindi, sottolinea Francesco, "ritornare in Galilea vuol dire rileggere tutto a partire dalla croce e dalla vittoria. Rileggere tutto – la predicazione, i miracoli, la nuova comunità, gli entusiasmi e le defezioni, fino al tradimento – rileggere tutto a partire dalla fine, che è un nuovo inizio, da questo supremo atto d’amore". 

Perciò "anche per ognuno di noi c’è una ‘Galilea’ all’origine del cammino con Gesù. ‘Andare in Galilea’ significa qualcosa di bello, significa per noi riscoprire il nostro Battesimo come sorgente viva, attingere energia nuova alla radice della nostra fede e della nostra esperienza cristiana. Tornare in Galilea significa anzitutto tornare lì, a quel punto incandescente in cui la Grazia di Dio mi ha toccato all’inizio del cammino. È da quella scintilla che posso accendere il fuoco per l’oggi, per ogni giorno, e portare calore e luce ai miei fratelli e alle mie sorelle. Da quella scintilla si accende una gioia umile, una gioia che non offende il dolore e la disperazione, una gioia buona e mite". 

Inoltre, "nella vita del cristiano, dopo il battesimo, c’è anche una ‘Galilea’ più esistenziale: l’esperienza dell’incontro personale con Gesù Cristo, che mi ha chiamato a seguirlo e a partecipare alla sua missione. In questo senso, tornare in Galilea significa custodire nel cuore la memoria viva di questa chiamata, quando Gesù è passato sulla mia strada, mi ha guardato con misericordia, mi ha chiesto di seguirlo; recuperare la memoria di quel momento in cui i suoi occhi si sono incrociati con i miei, il momento in cui mi ha fatto sentire che mi amava". 

Dunque "oggi, in questa notte, ognuno di noi può domandarsi: qual è la mia Galilea? Dov’è la mia Galilea? La ricordo? L’ho dimenticata? Sono andato per strade e sentieri che me l’hanno fatta dimenticare. Signore, aiutami: dimmi qual è la mia Galilea; sai, io voglio ritornare là per incontrarti e lasciarmi abbracciare dalla tua misericordia". 

Secondo Bergoglio "il Vangelo di Pasqua è chiaro: bisogna ritornare là, per vedere Gesù risorto, e diventare testimoni della sua risurrezione. Non è un ritorno indietro, non è una nostalgia. È ritornare al primo amore, per ricevere il fuoco che Gesù ha acceso nel mondo, e portarlo a tutti, sino ai confini della terra. ‘Galilea delle genti’: orizzonte del Risorto, orizzonte della Chiesa; desiderio intenso di incontro. Mettiamoci in cammino".

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