Caccia ai cristiani: in Nigeria è strage

Ai Fondatori/Aderenti

(Seguono articoli tratti dal quotidiano CORRIERE DELLA SERA di Lunedi 30 aprile 2012)

5 maggio 2012

Care amiche e cari amici,

 Persecuzioni anticristiane nel mondo

I ‘valtortiani’ sanno fin troppo bene che Gesù fin dagli anni ’40 – nell’Opera della nostra mistica – ha profetizzato innumerevoli volte che la futura epoca dell’Anticristo sarebbe stata caratterizzata da numerose persecuzioni anticristiane.

Nelle pagine web del nostro Sito internet crediamo di aver rappresentato con dovizia di particolari questa situazione ostile al Cristianesimo ed in particolare alla Chiesa cattolica, situazione che è prima di tutto una caratteristica dello stesso mondo cristiano occidentale, ormai scristianizzato.

Tuttavia, mentre la persecuzione nel mondo cristiano ora paganizzato assume le forme insinuanti dell’eresia, dell’avversione alla Tradizione e della disobbedienza alla Chiesa ed al Papa, nel mondo non occidentale, cioè in tutto il resto del mondo non cristiano, la persecuzione fa leva anche su elementi di fondamentalismo violento anticristiano.

Questo fermenta nel cuore dei peggiori, fondendosi a motivazioni di carattere politico dove gli ‘Occidentali’ in genere – considerati (a torto) ‘cristiani’ e pertanto definiti nuovi ‘crociati’, e quindi neocolonialisti e sopraffattori, esportatori di una cultura lontana da Dio – vengono additati come Nemico da abbattere proprio colpendoli in quella che (dagli altri) viene ritenuta la loro cosa più sacra (ma purtroppo non lo è), e cioè la loro religione, particolarmente  durante le cerimonie eucaristiche nelle chiese. Ancora una volta è Gesù-Eucarestia che viene martirizzato.

E’ già da tempo che i giornali di quando in quando riportano notizie di autentiche stragi da parte di fondamentalisti in luoghi di culto cristiani, ad esempio in India e più particolarmente in Africa.

La Comunità politica occidentale si limita a prenderne atto con ‘rammarico’ ma – laicizzata come è e quindi poco sensibile e anzi contraria ai temi religiosi ed alla difesa della religione cristiana – non attua nei confronti dei Governi dei paesi interessati neanche quelle azioni politiche minime atte a meglio tutelare la sicurezza di persone che, anche se di nazionalità e razza diversa, sono affini nei sentimenti e principi religiosi e morali cristiani alle popolazioni dell’Occidente.

La stessa stampa occidentale (ormai quasi completamente ‘laicizzata’ e quindi sostanzialmente antireligiosa o quantomeno agnostica) quando offre rilievo, lo fa per pochissimo tempo e soprattutto per questioni di ‘audience’ giornalistica o televisiva, ma poi – dopo uno o due giorni – lascia cadere completamente la notizia che non fa più ‘notizia’, nella poca sensibilità generale.

Nessuno sembra preoccuparsi di tentare una analisi più attenta delle vere cause del fenomeno.

In questo quadro, prendendo lo spunto dalle recenti efferate stragi in chiese cristiane in Kenia e in Nigeria, desideriamo attirare la vostra attenzione su un articolo stampa che invece ‘tenta’ un embrione di analisi più approfondita.

Si tratta di un ‘fondo’ del giornalista Franco Venturini apparso in prima pagina sulla edizione del 30 Aprile 2012 del Corriere della Sera.

Sotto il titolo: CACCIA AI CRISTIANI: IN NIGERIA E’ STRAGE (N.d.r.:particolari in cronaca) il giornalista tenta una analisi più completa (anche se a nostro avviso ovviamente ancora superficiale e lacunosa perché omette valutazioni che non sarebbe ‘politically correct’ precisare rispetto al ‘comune pensiero dominante’) ed egli non può fare a meno di rilevare alcuni aspetti, in particolare:

– queste persecuzioni vanno aumentando sempre di più negli ultimi anni

– esse si mostrano ora ben diverse da quei conflitti di religione che ‘da  sempre’ insanguinano  la  Storia  confondendosi  con  le  inimicizie  etniche  e  con  le  rivalità strategiche

– nemmeno si tratta delle repressioni ideologiche di regime che sono conosciute ancora oggi in Cina

– la  strage  dei  Cristiani  ha  matrici  diverse,  moderne,  post-ideologiche   se pensiamo al Comunismo e vicine semmai al «Conflitto di civiltà» di cui al noto  best- seller del politologo Samuel Huntington

–  il Cristiano è visto come portatore non soltanto della ‘diversità’, ma della minaccia sovvertitrice della cultura e dei valori religiosi… e per questo merita la Morte

– il giornalista conclude auspicando che prossimamente i Governi che interverranno nei vari G8 decidano di porre il problema almeno in Agenda, anche se egli dichiara la consapevolezza  che  le  stragi  non  finiranno  per  questo   ma   che  almeno  finisca l’insopportabile silenzio internazionale e che si tenti  concretamente di aiutare chi deve essere libero di credere senza rischiare il martirio.

Fin qui il giornalista della succitata ‘autorevole’ testata ‘laica’.

Noi non dobbiamo naturalmente illuderci sulla sua ‘speranza’ conclusiva.

In ogni caso noi ‘valtortiani’ sappiamo che – alla base di queste persecuzioni che di fatto operano attraverso il ‘laicismo’  che distrugge l’IDEA religiosa e quindi il concetto di DIO, nonché attraverso gli eccidi e stragi di massa – vi è un ben altro motivo del tutto spirituale che fomenta incomprensione ed odio: lo spirito dell’Anticristo che soffia sui carboni ardenti di chi odia Dio.

Questo è uno dei sintomi più importanti del fatto che i cosiddetti ‘nuovi tempi’ si avvicinano sempre più.

I ‘valtortiani’ con la loro sensibilità affinata dalla spiritualità dell’Opera che li avvicina a Dio, non possono non averlo colto, sia pur nella indifferenza generale dove tuttavia un sempre maggior numero di persone comincia ad accorgersi che nelle cose del mondo

…’qualcosa non va’.

Tutto ciò non deve scoraggiarci perché è per questo che abbiamo fondato il nostro Movimento: gettare cioè sin da ora le basi – dopo la dolorosa e prossimamente più acuta fase anticristica – per essere pronti alla sviluppo della Nuova Evangelizzazione che Gesù ci ha assicurato per la prossima era di Pace di cui speriamo che – se non noi – almeno i nostri figli e nipoti possano beneficiare.

Nuova Evangelizzazione – nel quadro delle iniziative promosse da Papa Benedetto XVI e prima ancora da Papa Giovanni Paolo II – a cominciare proprio da quei cristiani- scristianizzati che ormai non conoscono più Gesù, ed è per questo che non lo amano, e obbedendo al primario comando evangelico di cristianizzare tutti i popoli del mondo, cominciando tuttavia da noi stessi e rinascendo – parafrasando le parole di Gesù in quella notte a Nicodemo – in spirito e Verità.

Con i migliori saluti,

Il Comitato di coordinamento

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Dal quotidiano CORRIERE DELLA SERA di Lunedi 30 aprile 2012

Decine di morti e feriti. Sangue anche in Kenya

Caccia ai cristiani: in Nigeria è strage

Riccardi: siamo all’epurazione religiosa

Furia integralista contro i cristiani. Due attentati in Nigeria, colpita una chiesa in Kenya. Decine di morti e feriti. Il ministro Riccardi: epurazione etnica.

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da pagina 1

UN IMPEGNO PER L’ITALIA

di FRANCO VENTURINI

Dobbiamo ribellarci contro l’atroce consuetudine delle stragi di cristiani in molte parti del mondo. Dobbiamo smettere di condannarle senza reagire, di considerarle certo esecrabili ma quasi «normali» in Paesi dove le diversità di religione equivalgono a confini o alimentano inimicizie antiche. I morti della Nigeria e del Kenya devono servire almeno a questo: a rompere la congiura del silenzio, a scavalcare le prudenze diplomatiche, a riconoscere che è in corso una «pulizia anti-cristiana» destinata nel tempo a colpire tutte quelle religioni che rifiutino di piegarsi alle interpretazioni e alle pratiche più fondamentaliste.

I cristiani, certo, vivono un martirio particolare. Perché in Africa sono in fortissima crescita numerica (mentre perdono terreno in Europa e nelle Americhe). Ma anche perché, in Africa e altrove, essi vengono identificati con la civiltà occidentale, con il nemico che la guerra santa deve colpire, con gli alieni che vogliono contagiare e deturpare la purezza della vera fede.

Soltanto partendo da simili premesse è possibile capire la mappa di una strage che diventa infinita. In India i cristiani sono nel mirino tanto degli indù quanto degli islamisti. Nell’Iraq che cerca faticosamente la pacificazione i cristiani hanno versato molto sangue e ora tentano di emigrare in massa. Il Pakistan è ancora scosso dalla condanna a morte di Asia Bibi accusata di blasfemia perché diventata cristiana. Situazioni analoghe sono numerose in Arabia Saudita, in Indonesia, nel Sudan, in Somalia. I copti d’Egitto sono a rischio, come i cristiani di Siria. E l’elenco potrebbe continuare a lungo, fino a giungere alla Nigeria dove i fondamentalisti di Boko Haram terrorizzano i cristiani colpendoli nei luoghi di culto come hanno fatto ieri. Qui non si tratta più di quei conflitti religiosi che da sempre insanguinano la Storia confondendosi con le inimicizie etniche e con le rivalità strategiche. E nemmeno si tratta delle repressioni ideologiche di regime che conosciamo ancora oggi per esempio in Cina. La strage dei cristiani dei giorni nostri ha matrici diverse, moderne, post-ideologiche se pensiamo al comunismo e vicine semmai al «conflitto di civiltà» previsto da Samuel Huntington. Il cristiano è portatore non soltanto della diversità, ma della minaccia sovvertitrice, della «nuova crociata» che Al Qaeda ha giurato di fermare. E per questo merita soltanto la morte.

È vero, le fazioni islamiste radicali che in Africa, in Medio Oriente e in Asia attaccano le minoranze cristiane non vedono oltre il loro criminale fanatismo. Non capiscono che la tolleranza religiosa serve o servirà anche a loro, ignorano i conflitti che già dividono sunniti e sciiti, o Fratelli musulmani e salafiti. Ma nella realtà di oggi non ci si può illudere che i buoni consigli vengano ascoltati. Si deve fare di più. E allora noi crediamo che il governo italiano, da solo o in accordo con gli altri europei, debba darsi una nuova priorità: portare la questione delle persecuzioni dei cristiani al G8 che si riunirà tra meno di venti giorni a Camp David, ottenere in quella sede non una nuova dose di retorica solidarietà per le vittime ma impegni a sollevare energicamente il problema con i governi competenti e talvolta compiacenti. Le stragi dei cristiani, purtroppo, non finiranno per questo. Ma che almeno finisca l’insopportabile silenzio internazionale, e che si tenti concretamente di aiutare chi deve essere libero di credere senza rischiare il martirio.

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da pagina 2

Uccisi durante la preghiera – Domenica di sangue in Africa

Due attentati in Nigeria, colpita una chiesa in Kenya: 28 morti

La follia integralista si è scatenata contro i cristiani ieri in Nigeria e in Kenya. A Kano, nel nord del Paese dell’Africa occidentale, i militanti islamici probabilmente di Boko Haram hanno attaccato, all’interno di un campus universitario, un teatro all’aperto dove si stava svolgendo la funzione domenicale: i morti sono almeno 22. Altro attacco a Maiduguri, nel nord-est del Paese: qui uomini armati hanno ucciso almeno cinque persone riunite in una chiesa, compreso il sacerdote che diceva messa. A Nairobi, un terrorista, probabilmente somalo, ha lanciato una granata, in una chiesa dove stava per cominciare la funzione domenicale provocando un morto. I feriti sono decine.

Coordinato e ben pianificato il primo attacco. Un gruppo di miliziani in motocicletta ha superato i cancelli dell’Università di Bayero, a Kano. I terroristi si sono avvicinati al teatro all’aperto dove la domenica i cristiani cantano inni sacri prima e dopo la messa. La maggioranza della comunità degli universitari è comunque musulmana, per cui nel campus c’è anche una moschea. I centauri, circondata l’arena, hanno lanciato almeno tre granate artigianali, lattine di bibite imbottite di esplosivo, provocando le prime vittime, sei, ha raccontato un reporter della France Presse. A quel punto sono entrati in azione i complici arrivati ai cancelli del campus in auto: imbracciati i mitra hanno falciato i fedeli che scappavano. Ma non era ancora finita. I terroristi in ritirata hanno attaccato i cristiani presenti a un’altra cerimonia al complesso sportivo del campo: anche lì hanno ucciso alcuni fedeli in preghiera. Il bilancio di 22 morti rischia di essere provvisorio perché i feriti erano dispersi dappertutto, anche sul retro delle palazzine dell’università.

Appare chiaro che l’attentato è da attribuirsi a Boko Haram, ma non c’è finora stata alcuna rivendicazione. Boko Haram significa, in lingua hausa, «l’educazione occidentale è peccato». Attaccando l’università i terroristi non hanno colpito solo la cristianità, ma anche l’istruzione moderna.

«Anche noi musulmani abbiamo paura — spiega un giornalista che vuol restare anonimo —. Quell’università non è cristiana. Hanno colpito anche studenti musulmani, rei comunque di studiare in un centro laico».

Poche ora prima a Nairobi, in Kenya, è stato attaccato un tempio della Chiesa Internazionale Casa di Dio dei Miracoli. Uno dei fedeli è morto. Il numero totale dei feriti è almeno 26: sei sono gravi e quattro moribondi. L’attacco è avvenuto dopo che nei giorni scorsi l’ambasciata americana ha lanciato un avviso: «Probabili attentati nella capitale keniota». Da mesi tra gli obiettivi dei terroristi viene indicato l’International House, un grattacielo nel centro di Nairobi che ospita tra l’altro l’ambasciata italiana. Più volte, da anni, è stata richiamata la necessità di trovare una sede meno esposta, ma finora le autorità italiane non hanno preso decisioni. Ieri il ministro degli Esteri, Giulio Terzi, ha detto di essere «sconvolto dai barbari attentati». La città è stata oggetto di numerosi attacchi, mai rivendicati, in seguito all’invasione di truppe keniote in Somalia nell’ottobre scorso. Gli shebab, gli islamici che operano nell’ex colonia italiana fedeli ad Al Qaeda, hanno lanciato numerose minacce.

I rapporti tra Boko Haram, Shebab, Aqim (Al Qaeda nel Maghreb Islamico), Ansar Dine (tuareg, Difensori dell’Islam) e Mujao (movimento per l’Unicità della Jihad in Africa Occidentale) e, insomma, tutti i gruppuscoli dell’arcipelago del terrorismo islamico in Africa, si sono fatti sempre più stretti. Miliziani somali e nigeriani sono stati segnalati in Mali tra le truppe di Ansar Dine, mentre maliani di Aqim e nigeriani di Boko Haram, sono scesi a Mogadiscio per combattere assieme agli shebab. Tra loro ci sono differenze ideologiche e di interpretazione religiosa (i Boko Haram, per esempio, odiano il modernismo e non portano orologi al polso, mentre quelli di Aqim lo portano a destra per evitare di imitare gli occidentali), ma tutto sommato il loro spirito si può condensare in una frase contenuta in un documento firmato da tutti: «Per noi il nemico è uno solo: i crociati».

Massimo A.

Alberizzi Twitter @malberizzi

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da pagina 3

«I cristiani perseguitati perché simbolo di pluralismo»

ROMA — «Quello dei cristiani è un vero dramma del nostro tempo». Che sta succedendo, ministro? «Guardi, qui ci sono due fatti fondamentali. Il primo è che i cristiani, purtroppo non da oggi, sono il bersaglio della violenza: a cominciare dalla violenza radicale islamista che vuole inverarsi attraverso il sacrificio umano del cristiano…». Non si può dire che Andrea Riccardi si mostri stupito. Di queste cose, il ministro per la Cooperazione internazionale si occupa da anni, come storico e fondatore della comunità di Sant’Egidio: attività diplomatica, innumerevoli incontri per favorire il dialogo tra le fedi e, tra gli altri, un libro pubblicato nel 2000: Il secolo del martirio.

Si riferiva a una definizione di Wojtyla…
«Già. Giovanni Paolo II disse che il Novecento era tornato a essere un secolo di martiri. Però la persecuzione, per i cristiani, non è finita: questo, il XXI, è più che mai un secolo del martirio. E anche dove non c’è violenza religiosa, si attaccano comunque i cristiani perché sono miti e rappresentano un saldo e gratuito presidio di umanità: ecco il perché dell’uccisione di tanti missionari».

E il secondo fatto?
«È quello, più specifico e oggettivo, della reviviscenza del terrorismo islamista in certe aree “calde”. Nell’Africa Occidentale c’è un nuovo attivismo islamista che ha i suoi punti di forza in organizzazioni come Boko Haram, in Nigeria, e Aqmi, ovvero Al Qaeda nel Maghreb Islamico, soprattutto nel Mali. Lì si rischia veramente di trovarsi di fronte qualcosa che ricorda l’Afghanistan… Del resto abbiamo già l’esempio, emblematico, dell’Iraq».

Perché emblematico?
Perché in Iraq è in corso una epurazione dei cristiani, una pulizia etnica che attraverso assassinii sistematici vuole costringere i cristiani ad abbandonare le terre che hanno sempre abitato e dove convivono con i musulmani da più di mille anni. In Nigeria sta accadendo qualcosa di analogo: soprattutto nel Nord islamizzato, si vuole costringere all’esodo la minoranza cristiana».

Sì, ma perché?
«Perché i cristiani sono miti e si confrontano, dialogano, sono una garanzia di pluralismo che il totalitarismo musulmano vuole annientare. Gli attentati a luoghi di culto sono l’espressione di un totalitarismo imbestialito: colpire gente in preghiera è una vera bestemmia, anche se gli islamisti lo fanno in nome di Dio»

Parlava della Nigeria: e in Kenya?
«Lì si avverte un contagio della crisi somala. L’attentato terribile di Nairobi, in una situazione etnica già fragile, mira ad atterrire e minacciare i kenioti che sono intervenuti a favore del governo somalo».

Lei ha detto che gli islamisti sono un pericolo per i musulmani stessi…
«… e lo confermo: tanti musulmani sono preoccupati per gli attacchi ai cristiani»

Ma i loro leader non sono un po’ timidi di fronte al totalitarismo islamista? 
«Per rispondere a questa domanda ci vorrebbe un libro. L’Islam è molto complesso, nella sua pentola bollono cose diversissime. Non si può generalizzare».

C’è il rischio che la metastasi si diffonda per l’Africa? A cominciare da ciò che resta della primavera araba?
«Parlare dell’intera Africa è eccessivo. Ci sono le due zone calde di cui abbiamo parlato, aree di destabilizzazione molto grave. Quanto alla primavera araba, i partiti musulmani religiosi hanno ormai egemonizzato la protesta. La nostra speranza è che riescano a coniugarsi con la democrazia: le cose, per ora, sembrano andare in questa direzione. Vedremo cosa succederà in Egitto. Lì c’è una grande attesa che lascia i cristiani con l’animo sospeso».

I vescovi in Siria sono assai indulgenti con Assad…
«La maggioranza dei cristiani arabi è preoccupata di perdere la protezione che aveva sotto i regimi dittatoriali. La vicenda dell’Iraq li spaventa molto: non c’è dubbio che la dittatura di Saddam li proteggeva più di oggi. Si capisce il timore che hanno in Siria, anche se poi rischiano di apparire come amici di Assad».

L’Europa e l’Italia cosa possono fare?
«Nelle mie conversazioni con esponenti del mondo musulmano, ho sempre affrontato il tema delle minoranze e della loro tutela, e non per motivi confessionali ma perché è una garanzia per tutti: oggi tocca soprattutto ai cristiani, domani arriverà l’ora del musulmano diverso, dei laici, delle donne, delle minoranze etniche… Il totalitarismo è un mostro che, alla fine, divora i popoli».

Gian Guido Vecchi

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