Carne umana per narcos e trafficanti

6/06/2014     

Pedro Pantoja Arreola, nel ricovero per giovani migranti che dirige: La Posada Belén

ARREOLA NEL RICOVERO PER GIOVANI MIGRANTI CHE DIRIGE: LA POSADA BELÉN

Sono le migliaia di adolescenti centroamericani che battono le strade dell’emigrazione

ALVER METALLI
BUENOS AIRES

L’allarme lo hanno lanciato i vescovi degli Stati Uniti che hanno chiesto alle autorità del loro paese di proteggere i minorenni che viaggiano da soli verso la frontiera del Messico, per lo più senza documenti legali. I pericoli che affrontano nel lungo viaggio rappresentano una vera e propria emergenza umanitaria. “Sono bambini estremamente vulnerabili ai trafficanti di persone senza scrupoli e devono essere protetti” ha dichiarato il presidente del Comitato per le migrazioni della Conferenza dei Vescovi Cattolici degli Stati Uniti (Usccb), l’ausiliare di Seattle, Eusebio Elizondo. L’allarme è più che giustificato. Nel corso del 2013, fino al mese di maggio del 2014, il numero di minorenni che si sono spinti sulle piste tradizionalmente battute dagli emigranti si è incrementato di un 92 per cento. In 20 mesi le pattuglie di frontiera degli Stati Uniti hanno arrestato e respinto 71 mila 510 minorenni di età inferiore ai 17 anni. Un numero considerevole, una vera anemia umana che interessa l’Honduras, il Guatemala, il Salvador in prima battuta. “È veramente una crisi umanitaria che richiede una risposta globale e cooperazione tra i diversi enti del governo degli Stati Uniti” ha commentato Eusebio Elizondo riconoscendo che si tratta “di un problema molto complicato, ma le sue radici devono essere affrontate, sia dal nostro governo che dai governi della regione; giovani vite sono in gioco».

È ancora vivo il ricordo della messa del 1° aprile celebrata dall’arcivescovo di Boston, cardinale Seán O’Malley, da monsignor Gerald Kicanas (Tucson) e numerosi altri vescovi alla frontiera di Nogales, in Arizona. Come lo sono le parole pronunciate in quell’occasione. “Qui nel deserto dell’Arizona siamo venuti a piangere gli innumerevoli immigrati che rischiano le loro vite nelle mani dei coyote (i trafficanti di uomini, ndr) e delle forze della natura per venire negli Stati Uniti” disse O’Malley, circondato dai vescovi delle diocesi messicane di sei Stati confinanti con gli Usa (Baja California, Sonora, Chihuahua, Coahuila, Nuevo León e Tamaulipas) tutte interessate dal dramma umano dei migranti. Negli stessi luoghi, negli ultimi anni, hanno trovato la morte quasi 6mila latinoamericani che cercavano di oltrepassare la barriera tra le due nazioni. O’Malley, nel gruppo degli 8 cardinali creato dal Papa all’indomani dell’elezione, aveva fatto riferimento proprio ai minorenni, “circa 25 mila bambini, in maggior parte dal Centroamerica, arrivati negli Stati Uniti nel 2013 senza essere accompagnati da alcun adulto”.

All’appello dei vescovi del Nord America per intensificare la tutela dei minorenni che si lanciano sulle rotte dell’emigrazione si è unita, in questi giorni, anche la voce del veterano sacerdote Pedro Pantoja Arreola, direttore della Posada Belén di Saltillo, nello stato messicano di Coahuila. Da oltre un decennio l’albergo di questo religioso gesuita è noto per dar ricovero a giovani emigranti centroamericani che intraprendono la cosiddetta rotta del Golfo, al contrario di altri messicani che preferiscono quella del Pacifico o delle zone montagnose della Sierra Madre. Ne ha ricevuti più di 50 mila da quando l’ostello è stato aperto, nel 2000, e la realtà dei suoi ospiti la conosce bene. “Sono sempre di più i minorenni che si uniscono al flusso dei migranti e anche il crimine organizzato è sempre più attivo nel reclutare emigranti adolescenti”. Pantoja e il suo gruppo, tra cui alcune religiose, furono tra i primi a denunciare il sequestro e l’assassinio dei migranti, quello del 2010 con i 72 massacrati nella località di San Fernando, quello del 2011 a Tamaulipas, quasi 200 cadaveri ritrovati in una fossa comune, quello di Cadereyta, con i 49 corpi smembrati disseppelliti nello stato di Nuevo León il 13 maggio 2012.

Padre Pantoja sta preparando l’ennesimo rapporto. E mette nero su bianco l’ennesima accusa alle autorità messicane di non proteggere i più deboli tra gli emigranti, i bambini e gli adolescenti appunto. 600 honduregni a settimana lasciano i loro paesi e “vanno dritti dritti verso la tratta sessuale, lavorativa o ad essere massacrati nel cammino, ma anche a diventare a loro volta sicari di loro compatrioti”. Da lui, nella Posada de Belén, arrivano una media di 250 minorenni tra i 13 e i 18 anni “che il crimine organizzato si disputa come merce, mentre la società civile non sa cosa fare”. “Sono segnati per sempre, non hanno un futuro degno di questo nome”. Il sacerdote lamenta di non poter fare di più. “Nel nostro rifugio non possiamo tenerli più di tanto; li tratteniamo il più a lungo possibile d’accordo con le condizioni in cui arrivano, ma poi riprendono la marcia e la loro casa diventa il vagone di un treno, con tutti i pericoli che questo significa”.

Terre d’America

 
 
 
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