Uno o centomila? L’intelligence USA alle prese con l’ISIS

Nuovo articolo su Radio Spada

by jeannedarc

Traduzione, con adattamenti, a cura di Massimo Micaletti

 

L'ISIS ha novemila miliziani, o forse diciassettemila. O trentamila.

Un altro giorno, un'altra stima americana della forza dell'ISIS, ampiamente differente dall'ultima ipotesi.

                           ISIS Flag

Contro quanti miliziani si stanno battendo gli Stati Uniti ed i loro alleati nella nuova offensiva contro l'ISIS? I capi dell'esercito e dell'intelligence americani ne hanno solo la più vaga delle idee. Le stime della forza dell'ISIS da parte di questi dirigenti hanno variato di molto, ed ora il comandate in capo che dovrebbe abbattere e distruggere il gruppo estremista dice che potrebbero esserci appena novemila miliziani.

Il Generale Looyd Austin stima che i numeri dell'ISIS spazino da un minimo di novemila ad un massimo di quasi il doppio, ossia diciassettemila. La CIA aveva in precedenza ipotizzato fino a trentamila combattenti nelle file dell'ISIS.

La verità è che gli Stati Uniti mancano dell'intelligence necessaria a formare una stima affidabile della forza del gruppo.

“Quel numero è stato un po' buttato lì” ha ammesso Austin “Senza avere i servizi di informazione sul campo che possano confermarla o smentirla, è molto difficile”. Ed il comandante del CENTCOM[1] ha detto che le schiere dell'ISIS potrebbero accrescersi significativamente, considerata la natura delle loro azioni. “Se l'ISIS si diffonde nella popolazione sunnita e crea una rilevante rete di supporto locale, questi numeri possono aumentare rapidamente” ha detto Austin in una riunione a porte chiuse al Consiglio Atlantico a Washington lo scorso Giovedì.

Austin ha inoltre definito la campagna anti ISIS attualmente condotta dagli Stati Uniti comepiù concentrata sull'Iraq che sulla Siria, sebbene vi siano stati più raid aerei in Siria recentemente, e sebbene il gruppo estremista operi comunque da entrambi i lati della frontiera. “Siamo concentrati sull'Iraq come il nostro sforzo principale. Quel che facciamo in Siria in realtà è pianificato per far riuscire gli forzi in Iraq” ha detto Austin, in risposta alla critica dell'Esercito di Liberazione Siriano, secondo cui la coalizione non sta facendo abbastanza per coordinarsi con esso.

L'ISIS controlla ancora importanti città da entrambi i lati della frontiera: Raqqa, Mosul e Falluja, per citarne solo alcune. Ma Austin ha insistito che la coalizione ha avuto successo nell'operazione – egli ha evidenziato che punta tanto a separare i nemici, quanto ad eliminarli – nel privare i miliziani della possibilità di comunicare in segretezza, di muoversi liberamente tra Iraq e Siria e di raccogliere risorse (mediante l'attacco alla capacità dell'ISIS di raffinazione ed estrazione del greggio).

“Hanno paura di raccogliersi in una qualche formazione rilevante perché sanno che se possiamo vederli li affrontiamo e li colpiamo esattamente dove vogliamo. Hanno un'estrema difficoltà di comunicazione quotidiana” ha detto il Generale. “Sta diventando sempre più difficile per i combattenti dell'ISIS mantenersi con carburante, prodotti finiti… lo vediamo giorno dopo giorno”.

La campagna per distruggere l'ISIS, alla fine, richiederà anni, non decenni, ha detto Austin. Ma una delle ragioni per cui il gruppo si è dimostrato così capace di resistere è stata la sua abilità nell'utilizzare la propaganda. “Questo nemico è uno dei più forti di sempre” ha detto. “Un numero dei soggetti che che stanno nelle schiere di questa organizzazione è già stato coinvolto in questo tipo di vicende in passato. Così hanno imparato la lezione dell'Iraq e degli altri fronti e comprendono bene l'importanza di tentare di dominare lo spazio dei media”.

 

Fonte

 

[1]    http://www.centcom.mil/
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