Conclave, si comincia con le primarie

10/03/2013   
Conclave

CONCLAVE: I CARDINALI SONO PRONTI

Alle 18 di martedì la prima votazione in cui emergeranno i candidati forti: Scola e Scherer i favoriti

ANDREA TORNIELLI
CITTÀ DEL VATICANO

 

Il vero test del conclave, dopo «l’extra omnes» pronunciato dal maestro delle cerimonie e la chiusura della pesante porta di legno della Sistina, avverrà attorno alle 18 di martedì prossimo.

Lo scrutinio iniziale per l’elezione del successore di Benedetto XVI sarà l’equivalente delle primarie. Il momento in cui si misureranno le candidature vere, quelle emerse durante gli incontri informali dell’ultima settimana, quelle in grado di raccogliere i consensi più ampi. 

Nel 2005 tutti i cardinali – tranne due – erano alla loro prima esperienza di conclave. Mentre le folle rendevano omaggio alla salma di Papa Wojtyla, alcuni influenti porporati si muovevano con discrezione per sostenere la candidatura più autorevole: quella del Prefetto della dottrina della fede, Joseph Ratzinger. I cosiddetti «progressisti», già allora ridotti al lumicino, provarono a contarsi votando il cardinale Carlo Maria Martini, che al primo scrutinio si fermò a soli 12 voti, mentre Ratzinger ne ottenne fin dall’inizio un pacchetto consistente, 47. Questa volta la situazione è molto più incerta, ma è altamente probabile che nessun gruppo faccia la conta dei propri consensi su candidati di bandiera. Dalle discussioni degli ultimi giorni è emerso che i porporati cercano un uomo di governo, che sia capace di dialogare e di comunicare, spiritualmente profondo. E anche se non c’è un candidato che abbia la forza e l’autorevolezza di Ratzinger, il voto quasi unanime con cui è stato deciso di anticipare il conclave mostra che qualcosa è avvenuto tra mercoledì e giovedì. 

Anche se ogni previsione va presa col beneficio d’inventario, dai colloqui con diversi cardinali si ricava il consolidarsi della candidatura dell’arcivescovo di Milano Angelo Scola, che dovrebbe partire con un significativo pacchetto di voti. Un altro candidato che dovrebbe raccogliere alcuni voti all’inizio è lo statunitense Timothy Dolan. Altri consensi dovrebbero arrivare al canadese Marc Ouellet. Scola, Dolan e Ouellet «pescano» da bacini elettorali in parte sovrapponibili e dunque è possibile che già dalla seconda votazione alcuni dei loro consensi possano trasferirsi sul candidato risultato più forte. 

Appartiene a quest’area, anche se in prima battuta più defilato, anche l’arcivescovo di Budapest Peter Erdö. Il suo nome potrebbe entrare in gioco in caso di blocco del conclave. Infine è sempre riconducibile a quest’area anche il cardinale Sean O’Malley, arcivescovo di Boston. Come si è visto dalle dichiarazioni dei giorni scorsi, questa volta la Chiesa degli Usa è destinata ad avere un ruolo maggiore che in passato, con delle candidature e ancor di più con il suo peso. 

Quale sarà il «papabile» che nelle prime votazioni verrà contrapposto a Scola? Il nome che più ricorre è quello del brasiliano Odilo Pedro Scherer, arcivescovo di San Paolo del Brasile con una notevole esperienza curiale, presente sia nella commissione cardinalizia di sovrintendenza dello Ior, sia nel consiglio dei quindici porporati che si occupa delle questioni finanziarie della Santa Sede: sul suo nome potrebbero inizialmente raccogliersi i consensi di alcuni curiali. Sembra uscito momentaneamente dai radar il nome del «ministro della cultura» vaticano, il cardinale Gian Franco Ravasi, che potrebbe ricevere voti dai cardinali più legati al Segretario di Stato Tarcisio Bertone. 

Come voteranno i porporati asiatici e gli africani? E i latinoamericani? Non è affatto scontato l’appoggio di questi ultimi al candidato del loro continente. Altri due nomi sudamericani da tenere sott’occhio sono quelli dell’arcivescovo di Guadalajara José Francisco Robles Ortega, e quello dell’arcivescovo di Buenos Aires Jorge Mario Bergoglio. In entrambi i casi, si tratterebbe di outsider che potrebbero emergere nel caso le votazioni proseguissero. Lo stesso vale per il filippino Luis Antonio Tagle o per un altro asiatico come Malcolm Ranijth, arcivescovo di Colombo dopo due diversi passaggi in Curia. 

Non sembrano avere consistenza, invece, le candidature curiali interne: anche ieri mattina, nel corso della nona congregazione generale, diversi porporati hanno espresso critiche verso la gestione della Curia, per gli scandali, le questioni finanziarie, l’eccesso di nomine italiane, i problemi del funzionamento dei dicasteri e della Segreteria di Stato.

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