Folla di fedeli per i cardinali nelle chiese romane

10/03/2013 

 

Il cardinale di Boston O'Malley

IL CARDINALE DI BOSTON O'MALLEY

O'Malley e Onaiyekan ricordano che sarà Dio ad illuminare le coscienze dei porporati nella decisione di eleggere il nuovo Papa. La catechesi di Scola

REDAZIONE
ROMA

 

L'arcivescovo di Boston, e sempre più papabile secondo gli esperti, cardinale Sean O'Malley ha fatto oggi quello che è probabilmente il suo ultimo discorso pubblico prima di entrare nel conclave martedì per eleggere il nuovo papa.

Il cappuccino di Boston, cardinale papabile

C'era spazio solo per stare in piedi nella chiesa titolare di O'Malley, Santa Maria della Vittoria a Roma, dove sia i fedeli sia i media riempivano la basilica minore per ascoltare il frate cappuccino celebrare la messa e pronunciare l'omelia in italiano, un segno che secondo gli osservatori vaticanisti potrebbe essere interpretato come una sorta di `provino´ per diventare il vescovo di Roma.

Ma all'inizio della sua omelia il cardinale ha messo in chiaro, come ha fatto molte volte in passato, che non ha alcuna intenzione di essere elevato al trono di San Pietro: «Desidero assicurarvi tornerò a Boston come un cardinale dopo il conclave, e forse mi prendo la statua di Santa Teresa con me», ha detto.

«Dio ha già deciso chi deve essere il nuovo papa, sta a noi scoprirlo». Lo ha detto l'arcivescovo di Abuja (Nigeria), John Olorunfemi Onaiyekan, concludendo la sua omelia nella messa presso la parrocchia di cui è «titolare», «San Saturnino», nel quartiere Trieste.

«Il coraggio del perdono» è invece l'aspetto che il porporato ha voluto sottolineare a proposito della situazione in Nigeria, e del terrorismo che colpisce anche i cristiani. «Noi possiamo perdonare – ha detto – abbiamo diritto di farlo perché abbiamo sofferto e soffriamo: migliaia dei nostri sono stati uccisi o torturati».

Su come pacificare un paese che soffre anche per i conflitti tra islamici e cristiani il cardinale si è trattenuto a lungo, contro la linea della intransigenza: «qualcuno dice – ha commentato – che con gli assassini non bisogna parlare – ma se non parliamo anche con quelli con cui il dialogo è difficile, ci restano solo le armi».

La missione della Chiesa è «annunciare sempre la misericordia di Dio, anche all'uomo sofisticato e smarrito del nuovo millennio, anche in questi tempi grami», ha ricordato nella Basilica dei Santi Apostoli il cardinale di Milano, Angelo Scola, considerato super-favorito nella successione a Benedetto XVI che lo ha prescelto trasferendolo nel 2011 dal Patriarcato di Venezia (sede di provenienza di Pio X, Giovanni XXIII e Giovanni Paolo I) all'Arcidiocesi di Milano (da dove arrivarono Pio XI e Paolo VI).

«Preghiamo perché lo Spirito Santo offra alla sua Chiesa l'uomo che possa condurla sulle orme segnate dai grandi Pontefici del recente passato. Signore, donaci un pastore santo», ha poi invocato il porporato 71enne che, secondo convergenti indiscrezioni, nell'Aula del Sinodo avrebbe ricordato nei giorni scorsi a tutti i cardinali che la Costituzione Universi Dominici gregis proibisce qualunque tipo di accordo pre Conclave, del tipo di quelli immaginati da alcuni media (che lo danno come papabile) con promesse di incarichi dopo l'elezione.

 

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