Francesco: “Accogliamo chi è in difficoltà”

31/12/2013 
Papa Francesco

 

PAPA FRANCESCO

 

Monito contro l'indifferenza e l'egoismo nel "Te Deum" con cui nella basilica di San Pietro il Pontefice traccia un bilancio del 2013 e indica le priorità per il nuovo anno

GIACOMO GALEAZZI
CITTA' DEL VATICANO

"Tante persone non trovano lavoro o svolgono lavori sottopagati e a volte indegni. Chi è investito di autorità ha maggiore responsabilità, ma ciascuno è corresponsabile, nel bene e nel male". Monito papale a "collaborare con spirito costruttivo e solidale". Nell'ultima cerimonia di un anno ricchissimo di avvenimenti e novità per la Chiesa, Bergoglio ha presieduto nella basilica vaticana i primi vespri della Solennità di Maria Santissima Madre di Dio. "Tutti hanno il diritto ad essere trattati con lo stesso atteggiamento di accoglienza e di equità perché ognuno è portatore di dignità umana". Una preghiera che è un monito, un fermo richiamo al senso di responsabilità: "Dipende tutto da noi".

A preoccupare Francesco è soprattutto "il disagio sociale di chi fa più fatica". Il Papa augura un 2014 al riparo dall'indifferenza e dall'egoismo. Il Pontefice conclude l'anno con un inno alla condivisione che sintetizza l'impostazione solidaristica della "Chiesa povera per i poveri". Roma e il mondo saranno migliori "se non ci saranno persone che guardano da lontano, che guardano la vita solo dal balcone, senza coinvolgersi in tanti problemi umani, problemi di uomini e donne che, alla fine e dal principio, lo vogliamo o no, sono nostri fratelli".

Alla celebrazione dei vespri e all'intesa omelia pronunciata a San Pietro sono seguiti l'esposizione del Santissimo Sacramento, il canto del tradizionale inno "Te Deum" di ringraziamento a conclusione dell’anno civile, la benedizione eucaristica e una breve visita al presepio allestito all’obelisco in piazza. "L’apostolo Giovanni definisce il tempo presente in modo preciso: è giunta l’ultima ora- afferma il Pontefice-. Questa affermazione, che ricorre nella messa del 31 dicembre, sta a significare che con la venuta di Dio nella storia siamo già nei tempi ultimi, dopo i quali il passaggio finale sarà la seconda e definitiva venuta di Cristo. Naturalmente qui si parla della qualità del tempo, non della sua quantità".

Con Gesù, precisa Bergoglio, "è venuta la pienezza del tempo, pienezza di significato e pienezza di salvezza". Quindi "non ci sarà più una nuova rivelazione, ma la manifestazione piena di ciò che Gesù ha già rivelato". In questo senso, aggiunge Francesco, "siamo nell’ultima ora, ogni momento della nostra vita è definitivo e ogni nostra azione è carica di eternità". Infatti "la risposta che diamo oggi a Dio che ci ama in Gesù Cristo, incide sul nostro futuro". La visione biblica e cristiana del tempo e della storia non è ciclica, ma lineare. "E' un cammino che va verso un compimento- puntualizza il Papa-.Un anno che è passato non ci porta ad una realtà che finisce ma ad una realtà che si compie, è un ulteriore passo verso la meta che sta davanti a noi: una meta di speranza e di felicità, perché incontreremo Dio, ragione della nostra speranza e fonte della nostra letizia".

Inoltre è tempo di bilanci. "Mentre giunge al termine l’anno 2013, raccogliamo, come in una cesta, i giorni, le settimane, i mesi che abbiamo vissuto, per offrire tutto al Signore- spiega il Pontefice- E domandiamoci: come abbiamo vissuto il tempo che Dio ci ha donato? Lo abbiamo usato soprattutto per noi stessi, per i nostri interessi, o abbiamo saputo spenderlo anche per gli altri? E Dio? Quanto tempo abbiamo riservato per stare con Lui, nella preghiera, nel silenzio?".

Poi, da vescovo della città eterna, Bergoglio si addentra in un approfondito riferimento "anche a questa città di Roma". E si domanda: "Che cosa è successo quest’anno? Che cosa sta succedendo, e che cosa succederà? Com’è la qualità della vita in questa città?". La risposta è perentoria:"Dipende da tutti noi". Prosegue Francesco: "Com’è la qualità della nostra cittadinanza? Quest’anno abbiamo contribuito, nel nostro "piccolo", a renderla vivibile, ordinata, accogliente?" In effetti, "il volto di una città è come un mosaico le cui tessere sono tutti coloro che vi abitano". Certo, "chi è investito di autorità ha maggiore responsabilità, ma ciascuno è corresponsabile, nel bene e nel male". Roma è "una città di una bellezza unica". Il suo patrimonio spirituale e culturale è "straordinario". Eppure, anche a Roma "ci sono tante persone segnate da miserie materiali e morali, persone povere, infelici, sofferenti, che interpellano la coscienza non solo dei pubblici responsabili, ma di ogni cittadino".

A Roma "forse sentiamo più forte questo contrasto tra l’ambiente maestoso e carico di bellezza artistica, e il disagio sociale di chi fa più fatica". Roma è "una città piena di turisti, ma anche piena di rifugiati". Roma è "piena di gente che lavora, ma anche di persone che non trovano lavoro o svolgono lavori sottopagati e a volte indegni". È l’ultimo giorno dell’anno. "Che cosa faremo, come agiremo nel prossimo anno, per rendere un poco migliore la nostra città?". Secondo il Papa che sta riportando la Chiesa alle radici evangeliche della sobrietà e della condivisione, la Roma dell’anno nuovo avrà un volto ancora più bello se sarà ancora più ricca di umanità, ospitale, accogliente; se tutti noi saremo attenti e generosi verso chi è in difficoltà, se sapremo collaborare con spirito costruttivo e solidale, per il bene di tutti".

La Roma dell’anno nuovo sarà migliore se "non ci saranno persone che la guardano da lontano, che guardano la sua vita solo "dal balcone", senza coinvolgersi in tanti problemi umani, problemi di uomini e donne che, alla fine e dal principio, lo vogliamo o no, sono nostri fratelli". In questa prospettiva, "la Chiesa di Roma si sente impegnata a dare il proprio contributo alla vita e al futuro della Città: ad animarla con il lievito del Vangelo, ad essere segno e strumento della misericordia di Dio". Sottolinea il Pontefice: "questa sera concludiamo l’Anno del Signore 2013 ringraziando e chiedendo perdono". Perciò "ringraziamo per tutti i benefici che Dio ci ha elargito, e soprattutto per la sua pazienza e la sua fedeltà, che si manifestano nel succedersi dei tempi, ma in modo singolare nella pienezza del tempo, quando "Dio mandò il suo Figlio, nato da donna". La Madre di Dio, nel cui nome domani inizieremo un nuovo tratto del nostro pellegrinaggio terreno, ci insegni ad accogliere il Dio fatto uomo, perché ogni anno, ogni mese, ogni giorno sia colmo del suo eterno amore".

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