Francesco: la risurrezione non è un happy end

16/04/2014 

 

I due bambini sulla jeep papale con Francesco

(©ANSA) I DUE BAMBINI SULLA JEEP PAPALE CON FRANCESCO

Bergoglio all’udienza generale fa fare un giro in jeep a due bambini. E scherza con lo speaker che si interrompe per la tosse

IACOPO SCARAMUZZI
CITTÀ DEL VATICANO

“La risurrezione di Gesù non è il finale lieto di una bella favola, non è l'happy end di un film, ma è l’intervento di Dio Padre là dove s’infrange la speranza umana”: papa Francesco ha dedicato alla passione di Gesù la catechesi dell’udienza generale che precede il triduo pasquale.

“Oggi, a metà della settimana santa – ha detto Jorge Mario Bergoglio rivolto alla folla di fedeli presente a piazza San Pietro – la liturgia ci presenta un episodio triste, il racconto del tradimento di Giuda, che si reca dai capi del sinedrio per mercanteggiare e consegnare ad essi il suo maestro: ‘Quanto mi date se io ve lo consegno?’ E Gesù da quel momento ha un prezzo. Questo atto drammatico segna l’inizio della passione di Cristo, un percorso doloroso che egli sceglie con assoluta libertà”. Gesù “percorre questa via dell'umiliazione e della spoliazione fino in fondo” e “raggiunge la completa umiliazione con la morte di croce. Si tratta della morte peggiore, quella riservata agli schiavi e ai delinquenti. Gesù era considerato un profeta, ma muore come un delinquente”.

“Guardando Gesù nella sua passione – ha proseguito il Papa inframezzando la lettura di un testo scritto a passaggi a braccio – noi vediamo come in uno specchio anche le sofferenze di tutta l'umanità e troviamo la risposta divina al mistero del male, del dolore, della morte. Tante volte avvertiamo orrore per il male e il dolore che ci circonda e ci chiediamo: ‘Perché Dio lo permette?’. È una profonda ferita per noi vedere la sofferenza e la morte, specialmente quella degli innocenti! Quando vediamo soffrire i bambini è una ferita nel cuore, il mistero del male. E Gesù prende tutto questo male, tutta questa sofferenza su di sé. Questa settimana ci farà bene a tutti noi guardare il crocifisso, baciare le piaghe di Gesù. Lui ha preso su di sé tutta la sofferenza umana, ha indossato quella sofferenza. Noi attendiamo che Dio nella sua onnipotenza sconfigga l’ingiustizia, il male, il peccato e la sofferenza con una vittoria divina trionfante. Dio ci mostra invece una vittoria umile che umanamente sembra un fallimento. Possiamo dire che Dio vince nel fallimento. Il Figlio di Dio, infatti, appare sulla croce come uomo sconfitto: patisce, è tradito, è vilipeso e infine muore. Gesù permette che il male si accanisca su di lui e lo prende su di sé per vincerlo. La sua passione non è un incidente; la sua morte – quella morte – era ‘scritta’. Davvero non abbiamo spiegazione, è un mistero sconcertante, il mistero della grande umiltà di Dio. Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il figlio unigenito. Questa settimana pensiamo tanto al dolore di Gesù e diciamoci a noi stessi: questo è per me. Anche se io fossi l'unica persona al mondo, lui lo avrebbe fatto. Quando tutto sembra perduto, quando non resta più nessuno perché percuoteranno ‘il pastore e saranno disperse le pecore del gregge’, è allora che interviene Dio con la potenza della risurrezione. La risurrezione di Gesù non è il finale lieto di una bella favola, non è l'happy end di un film – ha sottolineato papa Francesco – ma è l’intervento di Dio Padre là dove s’infrange la speranza umana. Nel momento in cui tutto sembra perduto, nel momento del dolore in cui tante persone sentono il bisogno di scendere dalla croce è il momento più vicino alla risurrezione. La notte diventa più oscura proprio prima che incominci la mattina, la luce. Nel momento più oscuro interviene Dio e resuscita. Gesù, che ha scelto di passare per questa via, ci chiama a seguirlo nel suo stesso cammino di umiliazione. Quando in certi momenti della vita non troviamo alcuna via di uscita alle nostre difficoltà, quando sprofondiamo nel buio più fitto, è il momento della nostra umiliazione e spogliazione totale, l’ora in cui sperimentiamo che siamo fragili e peccatori. È proprio allora in quel momento che non dobbiamo mascherare il nostro fallimento, ma aprirci fiduciosi alla speranza in Dio, come ha fatto Gesù. Questa settimana – ha concluso il Papa – ci farà bene prendere il crocifisso in mano e baciarlo tante volte e dire: grazie Gesù, grazie Signore”.

Prima dell’avvio dell’udienza, in una piazza San Pietro soleggiata e particolarmente affollata, papa Francesco ha tra l’altro fatto fermare la jeep bianca sulla quale stava facendo il consueto giro quando ha visto un gruppo di bambini italiani, è andato a salutarli e ha poi proposto a due di loro, entrambi con un berretto bianco, di fare un giro con lui sulla vettura. I due sono saliti, e tra qualche sorriso e un po’ di imbarazzo, hanno iniziato a salutare a loro volta la folla, mentre Jorge Mario Bergoglio proseguiva il giro benedicendo, salutando, baciando neonati. "Vi piace?", ha domandato voltandosi ai due bambini. “È una gita fuori programma…", ha aggiunto. Un altro bambino che lo ha salutato a inizio dell'udienza gli ha regalato un pacchetto di patatine. Papa Francesco ha firmato un cartellone di un gruppo di fedeli, una maglia a un altro. Alcuni gli hanno tirato, come di consueto, magliette e bandiere latinoamericane, in un caso lui l'ha afferrata al volo, benedetta, e rilanciata nella folla. Alla fine dell’udienza, un breve siparietto. Lo speaker che introduceva i saluti finali del Papa per i fedeli di lingua italiana si è dovuto interrompere strozzato da un colpo di tosse. Papa Francesco ha assistito alla scena, e, per sdrammatizzare, ha poi scherzato: "Ma sei invecchiato, eh?".

 
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