Gaza, anche una donna cristiana tra i morti

28/07/2014 

 

Il conflitto di Gaza

IL CONFLITTO DI GAZA

Uccisa poco prima che il Papa lanciasse il suo appello di pace. Il parroco latino padre Jorge Hernandez: «I missili non fanno distinzioni tra le persone»

GIORGIO BERNARDELLI

Da anni condividono le sofferenze di tutti a Gaza. E oggi la piccola comunità cristiana della Striscia – circa duemila persone, su una popolazione di 1,8 milioni di abitanti – si trova a piangere anche una propria vittima nei raid compiuti dall’aviazione israeliana. Si tratta della signora Jalila Farah Aiad, una donna di sessant’anni della comunità greco-ortodossa,  rimasta carbonizzata nella propria casa colpita da un missile israeliano ieri a Gaza. Nell’esplosione che ha distrutto l’edificio – racconta in un  messaggio pubblicato su Facebook  padre Jorge Hernandez, il parroco della chiesa latina della Sacra Famiglia – è rimasto gravemente colpito anche suo figlio maggiore Jerjis, che si trova ora in coma in ospedale, mentre il marito George ha riportato ferite meno gravi. La tragedia è avvenuta ieri quando a Gaza era mezzogiorno (le undici in Italia), vale a dire pochi minuti prima che da Roma Papa Francesco lanciasse il suo nuovo appello di pace.

«Il figlio minore Antonio – scrive padre Hernandez – non si trovava in casa perché si era recato a Messa nella chiesa ortodossa; e al momento dell’esplosione era proprio nella nostra parrocchia. Tutta la comunità è rimasta profondamente commossa. I missili davvero non fanno distinzioni tra le persone: semplicemente cadono e uccidono. Quanto avvenuto – aggiunge il parroco di Gaza – conferma come oggi non ci sia un solo posto sicuro in tutta la Striscia. Questi sono fatti, non parole».

La salma di Jalila Farah Aiad è stata vegliata ieri sera nella chiesa ortodossa di San Porfirio, la più antica di Gaza: erano presenti anche padre Jorge e le Missionarie della Carità, le suore di Madre Teresa rimaste nella Striscia. Non è la prima volta che i cristiani di Gaza si ritrovano a piangere un proprio morto a causa del conflitto tra Israele e Hamas: era già successo nel 2012. In quel caso a perdere la vita fu Saalem, un altro cristiano ortodosso, padre di quattro bambini: soffriva di cuore e non riuscì a reggere la tensione dei continui bombardamenti. Questa volta però la morte di Jalila, colpita direttamente nella propria casa ridotta in macerie, ha provocato uno shock ancora più grande.

Nel suo messaggio padre Jorge fa suo l’invito alla preghiera e l’appello lanciato ieri dal Papa: «Anche noi, da questa Gaza sofferente e in comunione con lui – scrive – chiediamo un cessate il fuoco che ponga fine a questo massacro». Intanto la chiesa di San Porfirio e le scuola cattolica vicina alla parrocchia, con il sostegno di Caritas Jerusalem, continuano ad offrire rifugio a centinaia di persone in fuga dai quartieri più colpiti dai bombardamenti. Un’accoglienza offerta a tutti, indistintamente. Così ieri molti musulmani hanno vissuto nelle strutture dei cristiani la festa dell’Eid al Fitr, il giorno che chiude il mese sacro del Ramadan.

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