I primi quaranta giorni: cosa dice e cosa fa Francesco

27/04/2013 
Papa Francesco

PAPA FRANCESCO

In realtà dopo le prime settimane di grande entusiasmo e di rinnovata fede per molti, inizia il tempo ordinario del ministero pontificio tra annuncio e governo della chiesa

MARCO TOSATTI
ROMA

Papa Francesco sta lentamente, con cautela, entrando in carica. Nei suoi primi quaranta giorni dall’elezione (il 13 marzo 2013) ha detto e fatto alcune cose. Tutte significative. Cerchiamo di fare un primo punto, per capire in che direzione andrà la barca di Pietro con lui al timone. Ma per prima cosa, una riflessione: sarebbe ingenuo pensare che il Papa venuto “dalla fine del mondo” fosse ignaro di ciò che accadeva sotto il cielo romano. Almeno due persone, un laico e un prelato di un’importantissima congregazione vaticana erano in stretti rapporti con lui, e lo tenevano informato degli sviluppi della situazione vaticana. Almeno due: ma non è escluso che l’arcivescovo Bergoglio avesse anche altre persone, meno evidenti, a dargli il polso della situazione.

Bergoglio non ha mai avuto un segretario personale, al momento ha deciso di non nominarlo. Intanto preferisce stare a Santa Marta. Ha esaminato l’appartamento pontificio, e anche tre appartamenti più piccoli nella stessa zona. Belli, ha detto, “ma che ci farei qui da solo?”. Gli hanno obiettato che non sarebbe stato solo, una volta che avesse preso con sé un segretario e delle suore. Ha risposto sorridendo: “Dietro le suore c’è sempre un prete, e dietro il prete c’è sempre un vescovo…”. Insomma: sorride e vuole bene a tutti, ma fidarsi è un’altra storia.

Che cosa ha fatto papa Francesco

Ha formato il Consiglio di otto cardinali da tutto il mondo per dargli suggerimenti e consigli sulla riforma della Chiesa. Che verrà; ma forse in tempi non così rapidi come qualcuno pensa. Comunque la prima riunione del “Consiglio della corona” è fissata per l’inizio di ottobre. La mossa – come altre – è stata bene accolta da cattolici e non.

Ha tolto il “bonus” di 25mila euro all’anno ai cinque cardinali incaricati di sovrintendere allo IOR (su cui ha avuto parole che lasciano aperta ogni possibilità: riforma, chiusura, cessione). Ha devoluto in opere di bene la gratifica normalmente distribuita ai dipendenti vaticani quando si elegge un nuovo papa. Anche qui apprezzamento unanime.

Si è incontrato con il Prefetto della Fede, Gerhard Müller. Da questo contatto con il suo principale collaboratore sono nati due annunci. Il primo: la lotta agli abusi sessuali nella Chiesa continuerà sulla linea di rigore voluta da Ratzinger. Il secondo: sul problema delle deviazioni dottrinali e di comportamento delle suore americane della Leadership Conference Women Religious (LCWR) ha approvato la “valutazione critica” nata dopo la visita apostolica, e il sostanziale commissariamento della LCWR. La valutazione diceva che la “situazione dottrinale e pastorale attuale della LCWR è materia di seria e grave preoccupazione”.

Ha accettato la rinuncia di un vescovo sudafricano prima della scadenza del mandato, – come ha fatto Benedetto XVI in più di 80 casi – in base all’art. 401 del Codice di Diritto Canonico. Un articolo che spesso viene usato quando ci sono problemi. Ha fatto due nomine importanti di vescovi negli Stati Uniti, entrambi di linea “tradizionale”. Michael Jackels di Wichita è diventato vescovo di Dubuque, e monsignor John Folda vescovo di Fargo, dove ha presto il posto di Samuel Aquila, spostato a Denver.

In conclusione: l’immagine che finora papa Francesco proietta è quella di un uomo sobrio, silenzioso e determinato, che vuole una Chiesa più sobria e sensibile alle critiche e al giudizio del mondo in tema di finanze e morale. Un uomo che da un punto di vista dottrinale e di disciplina appare in totale sintonia con il suo predecessore.

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