I sei giorni della Creazione…

Nota introduttiva

L’opera in questione è una rielaborazione con taglio diverso ed in chiave molto sintetica (una Prefazione e sei capitoli: uno per ogni giorno creativo) solo di alcuni argomenti trattati dall’autore nella sua trilogia ‘LA GENESI BIBLICA FRA SCIENZA E FEDE’ (I sei giorni della Creazione dal Big-bang al Peccato originale) edita dalle Edizioni Segno negli anni 2005 (Vol. I) e 2006 (Vol. II, III).

Trattasi di una sorta di piccolo ‘saggio’ di rapida lettura (una raccolta di sette articoli stampa dell’autore pubblicati ciascuno mensilmente nel 2008 sulla Rivista ‘Il segno del soprannaturale’ delle Edizioni Segno) volto a facilitare l’introduzione ed a stimolare la lettura della più ampia trilogia succitata interamente scaricabile dal Sito dell’autore: www.ilcatecumeno.net


I SEI GIORNI DELLA CREAZIONE…

(LA GENESI BIBLICA IN SEI ‘LEZIONI’)

di Guido Landolina

Prefazione (prima parte di sette)

  • La Creazione nella Genesi biblica é un ‘Mito’ per la scienza che si basa solo sulla Ragione, ma è una ‘Verità scientifica’ per la Scienza che si basa anche sulla Fede.

    Ci sono almeno due modi per cercare di arrivare alla conoscenza delle origini dell’universo e dell’uomo: farlo con la ragione o attraverso un atto di fede.

    La ragione umana è tuttavia limitata, a meno che essa non sia illuminata dalla Luce di Dio. La ragione ci consente, infatti, di scoprire qualche segreto, ma si tratta di scoperte parziali, faticose, fatte nel corso di decenni, anzi di secoli, attraverso ipotesi, teorie, spesso smentite da controteorie o scoperte scientifiche successive. Si rimane comunque lontani dal ‘nocciolo’ del problema: chi è Dio, chi siamo noi, perché siamo al mondo, quale è il fine che Dio si è proposto per noi nel momento in cui ha creato l’universo e poi l’uomo.

    La Fede ci insegna invece che Dio si comunica agli uomini attraverso ‘rivelazioni’. Poiché infatti l’uomo – da solo – non riesce a ‘conoscere’ Dio, allora è Dio che prende l’iniziativa e rivela se stesso, nei limiti – ovviamente – in cui la nostra ragione limitata possa comprenderlo. Dio si è fatto dunque conoscere – così crediamo per fede noi cristiani – parlando prima attraverso i ‘profeti’ dell’Antico Testamento e poi rivelandosi in maniera ancora più profonda attraverso il Profeta per eccellenza, il Verbo che – Parola di Dio – si è incarnato in un uomo per parlare per conto di Dio un linguaggio diretto che gli uomini potessero comprendere ancora più facilmente, utilizzando il ‘miracolo’ quale ‘segno’ della origine divina sua e della sua Dottrina.

    La Genesi e i Vangeli contengono dunque la sostanza di due distinte Rivelazioni: la prima fatta attraverso i Profeti, la seconda attraverso la persona del Verbo: la prima prepara la seconda e la seconda completa la prima.

    I primi capitoli della Genesi – che appaiono scritti in una caratteristica forma poetica e narrativa con lo stile del buon padre che racconta al figlioletto una bella storia che questi ascolta ad occhi aperti – hanno insegnato agli uomini dell’antichità le verità primordiali che erano loro necessarie per orientarsi nella vita. Era bene che essi sapessero che vi era un Dio che aveva creato l’universo, aveva creato la Terra e quindi i suoi mari, i monti, i vegetali, gli animali e infine l’uomo. La creazione materiale ci mostra una scala ascensionale: mondo minerale, vegetale, animale. La scala della creazione materiale non si ferma però all’animale ma si conclude con l’uomo, un ‘animale’ dotato di spirito immortale destinato a vivere in eterno in quella sorta di altra ‘dimensione spirituale’ che noi siamo soliti chiamare ‘Aldilà’.

    L’uomo viveva originariamente nell’Eden, cioè in una Terra che beneficiava di condizioni di vita ideali, e possedeva doni soprannaturali e naturali, quali una Sapienza adeguata al suo stato ed una durata di vita lunghissima. Ad un certo punto però l’uomo sbagliò, e meritò per questo fatto la condanna, cioè la perdita dei doni e dei benefici dell’Eden, vedendosi per di più preclusa la strada di accesso al Paradiso celeste. Con la condanna ebbe tuttavia – misericordia di Dio – una promessa (adombrata nel Protovangelo) che gli desse forza e speranza.
    Era in sostanza la promessa di Gesù, Verbo generato da Dio-Padre e quindi Figlio di Dio, Verbo incarnato che per natura umana sarebbe nato da una Donna: Uomo-Dio che, offrendosi in olocausto, avrebbe riscattato l’Umanità di fronte al Padre, sconfiggendo così – grazie al proprio Amore – il Serpente dell’Odio. Egli avrebbe così riaperto all’Umanità le porte sbarrate del Paradiso celeste, dopo aver indicato agli uomini con i suoi insegnamenti di perfezione la via migliore – perché vera, rapida e sicura – per accedere dopo la morte al Regno del Cielo. Questo è l’insegnamento che si ricava dalla Genesi e dai Vangeli.

    Genesi non è quindi un mito, ma una rivelazione in forma semplice ed immaginifica per gli uomini di allora – ma destinata anche agli uomini di ora – di una Verità di fondo che doveva indicare fin dall’inizio all’Umanità la sua origine ed il suo destino eterno nel Pensiero di Dio.

    Inutile dire quanto il racconto della Genesi – per non parlare dei racconti dei Vangeli con i miracoli di Gesù e la sua Resurrezione ed Ascensione – siano stati oggetto di ironie e di veri e propri attacchi da parte degli ambienti ‘illuministi’, dal Settecento fino ai giorni nostri. Come tuttavia negli altri campi dello scibile, non basta leggere una cosa per comprenderla, ma bisogna saperla leggere e soprattutto che questa venga spiegata da chi in materia ne sa più di noi. Questa è d’altronde la base dell’insegnamento scolastico e scientifico. Guai al lettore che si avventuri nella lettura dei testi sacri senza la giusta preparazione e guida: finirebbe per capire fischi per fiaschi.

    Bisogna peraltro ammettere che il racconto biblico di alcuni aspetti della creazione dell’universo e della terra, volendo esaminarlo dal punto di vista del testo letto in maniera meramente ‘letterale’, presenta delle oggettive apparenti incongruenze che danno adito a non poche perplessità.

    Ad esempio è scritto che, nel primo giorno, Dio creò la luce e separò la luce dalle tenebre, chiamando la luce ‘giorno’ e le tenebre ‘notte’, ma poi qualche versetto dopo é scritto che – per separare il giorno dalla notte – Dio pose nel firmamento il sole e la luna solo nel quarto giorno allo scopo di illuminare la Terra sia di giorno che di notte.

    Nel secondo giorno, vi è l’incongruenza della separazione di misteriose acque dell’alto e del basso, cioè acque che avrebbero dovuto essere sopra il firmamento e altre che sarebbero state sotto il firmamento, cosa che – quanto alle acque sopra al firmamento – è palesemente contraria alla realtà che è sotto i nostri occhi.

    Nel terzo giorno, vi è la stranezza della concentrazione delle acque dei mari in un sol luogo, facendo emergere l’Asciutto, cioè un’unica terraferma, che oggi invece constatiamo essere suddivisa in vari continenti.

    Altra apparente incongruenza, sapendo quanto la vita vegetale sia tributaria della luce solare, è la creazione della vegetazione nel terzo giorno, cioè prima ancora della creazione del sole nel quarto giorno.

    Nel quinto giorno, la creazione degli animali acquatici e dei volatili mentre quelli terrestri, insieme all’uomo, sarebbero apparsi solo nel sesto.

    Per ultima la creazione dell’uomo Adamo tratto ‘dal fango’, per giunta fatto ad immagine e somiglianza di Dio che sappiamo tutti essere invece una Entità meramente spirituale, la creazione di Eva tratta ‘da una costola di Adamo’ mentre questi ‘dormiva’, per non dire del Serpente ‘parlante’ e del Peccato originale causato dall’aver colto quel misterioso ‘frutto’ di un altrettanto misterioso Albero della Conoscenza del Bene e del Male, frutto che costò ai Primi Due la cacciata dal Paradiso terrestre.

    Sono dunque molte le incongruenze o apparenti assurdità che ci proponiamo di dipanare con il ragionamento affinché si possa dire che si può credere alla Genesi non solo per fede ma anche ‘razionalmente’. Per di più alcune analogie fra il racconto cosmogonico di Genesi ed altri racconti mitologici di origine sumera e babilonese, racconti sembrati più antichi di quello ebraico, hanno fatto pensare ad una successiva riedizione di questi miti in chiave spirituale ad opera degli ebrei monoteisti. Studi scientifici meno prevenuti nei confronti della Bibbia sono tuttavia giunti alla conclusione che è verosimilmente accaduto esattamente il contrario: sono stati i popoli pagani ad aver banalizzato e ‘mitizzato’ quello che in origine era un racconto squisitamente ‘spirituale’ che solo nella Tradizione dei Patriarchi riuscì ad essere tramandato intatto di generazione in generazione grazie alla loro indefettibile fede in un Dio unico e spirituale.

    Vorrei ora convincere il lettore, purché non accecato da un pregiudizio di base, che se la Genesi – alla luce della scienza che si basa solo sulla ragione – appare a molti un mito, quando la si legga invece alla luce della Scienza che si basa anche sulla Fede, assume la dimensione di una reale e straordinaria Verità scientifica. E per chi dovesse sorridere considerando temerario questo obiettivo aggiungo che lo studio scientifico, fatto attraverso la Fede, ci consente di arrivare meglio e più rapidamente alla Verità e – in ultima analisi – che si può arrivare a credere anche senza il dono della fede ma utilizzando bene quello della ragione.

  • Il progetto creativo di Dio relativo all’uomo

    La Creazione nella sua enorme complessità, come del resto qualsiasi opera ben più modesta che una persona intelligente si accinga a fare, presuppone tuttavia un Progetto. Legittima sorge dunque la domanda su quale possa essere stato il Progetto creativo di Dio relativamente all’uomo.

    Spieghiamoci dunque – qui di seguito – molto alla buona.

    Dio-Padre, che è Pensiero e Volontà potente, nel pensare la Creazione dell’universo, non poté pensare che in termini di Gloria. Come fanno gli architetti, Egli pensò dunque ad un progetto che avrebbe realizzato in seguito insieme al Figlio, il Verbo, ed allo Spirito Santo, che sono sempre d’accordo con Lui. Il Padre avrebbe voluto un popolo di ‘figli’ adottivi da amare e che lo amassero: pensò dunque alla creazione dell’uomo, un Uomo che fosse perfetto, una specie di ‘Uomo-Dio’.

    L’uomo perfetto avrebbe dovuto essere felice, ma per essere felice avrebbe dovuto essere anche libero perché senza libertà non avrebbe avuto dignità. L’uomo libero, avrebbe però sbagliato. Dio lo sapeva.
    L’uomo – o meglio, la donna – sarebbero stati infatti tentati da Satana che anziché ‘figli di Dio’ avrebbe voluto che gli uomini diventassero ‘figli suoi’, comportandosi male nella vita.

    Allora Dio – ab-initio – ebbe un’idea. Avrebbe dato ai futuri uomini un’anima che avesse anche contenuto nel suo ‘Dna’ spirituale un codice di comportamento corretto, cioè la ‘Legge naturale’ dei ‘dieci comandamenti’, che ogni uomo, di qualsiasi religione e razza, avrebbe potuto seguire, se solo lo avesse voluto. Anche se il Peccato originale avrebbe fatto dimenticare ai discendenti dei Primi Due la loro essenza spirituale ed il Progetto di felicità eterna che Dio aveva voluto per loro, il rispetto della Legge avrebbe dato all’uomo non solo la possibilità di salvarsi dall’Inferno, ma anche quella di vedersi riaperte le porte del Paradiso se solo Qualcuno avesse perorato di fronte a Dio-Padre la loro causa.

    Il Verbo, cioè il Figlio di Dio-Padre, si offrì volontario.

    Il Progetto gli piaceva e – anche se da fuori del tempo vedeva che gli uomini, nel tempo, lo avrebbero crocifisso – Egli per amore decise di incarnarsi un giorno su quello che sarebbe stato il pianeta Terra.

    Un atto così sublime di amore, cioè quello di un Dio che si incarna per essere crocifisso e poter così riscattare di fronte al Padre i peccati di tutta l’Umanità che avesse voluto la salvezza (rispettando cioè la Legge naturale, e combattendo quindi eroicamente contro i propri cattivi istinti), non poteva che essere un atto di Gloria eccelsa, per un Dio, perché Gloria d’Amore.

    Dio avrebbe dunque creato l’Universo in funzione del Figlio che sarebbe diventato Uomo, Uomo-Dio.

    Il Figlio ad un certo punto si sarebbe incarnato, sarebbe stato crocifisso dagli uomini così come Dio aveva previsto, ma l’Uomo-Dio – il cui Sacrificio sarebbe stato la Gloria – avrebbe fatto capire agli uomini, risorgendo, che la Gloria – dopo il Calvario sulla Terra – sarebbe toccata anche a quelli di loro che liberamente fossero stati di buona volontà. Anch’essi – nel giorno del Giudizio universale – avrebbero ripreso il loro corpo, un corpo con proprietà ‘fisiche’ straordinarie, come quelle di Gesù risorto, il Primogenito dei Vivi, e come un glorioso sterminato Corteo essi avrebbero seguito il loro Capo – un Dio fattosi Uomo ma che in realtà era sempre Dio – verso il Regno dei Cieli, per rimanervi nella loro interezza di spirito in ‘carne’ umana, non carne come quella terrena, ma ‘carne’ glorificata, per via del sacrificio in terra che essi avevano accettato avendo cercato di governare al meglio le pulsioni negative del proprio ‘io’. Elaborato il Progetto ‘sulla carta’, al Dio Trinitario non rimaneva che realizzarlo, e venne la Creazione.

  • La scienza sostiene che l’Universo, dal nulla, si sarebbe generato ‘da sé’.

    La scienza, oggigiorno – sulla base di un calcolo a ritroso della velocità di fuga delle galassie – ipotizza di poter datare l’origine dell’universo a dodici/quindici miliardi di anni fa, quando sarebbe scoppiato il famoso Big-bang che – grazie ad una misteriosa immane esplosione di Energia – avrebbe dato l’avvio, dal nulla, al Caos ed ai processi che hanno poi portato alla costituzione dell’Universo materiale che oggi conosciamo: galassie, stelle, pianeti, natura che ci circonda.

    Ma cosa sarà mai questa misteriosa impalpabile Energia che si sarebbe trasformata in materia solida?

    La ‘materia’ primordiale sarebbe stata costituita da quelle che la Fisica moderna chiama ‘particelle elementari’, come gli elettroni, i positroni, i neutrini e tanti, tanti fotoni, che potremmo definire come ‘luce’, considerati particelle di massa zero che viaggiano alla velocità della luce. Queste particelle, quelle dei primi istanti, avrebbero cominciato caoticamente ad allontanarsi l’una dall’altra mentre, dopo un centesimo di secondo dal momento ‘zero’, il calore liberato da questa esplosione di energia avrebbe dovuto aggirarsi intorno ai cento miliardi di gradi centigradi…

    Quello sarebbe stato insomma il Caos, un caos che la stessa scienza ipotizza nato dal Nulla, per ‘autogenesi’, salvo poi ‘ordinarsi’ intelligentemente con leggi fisico-matematiche perfette.

    Il ‘modello’ scientifico del Big-bang’ – indipendentemente dall’essere una teoria che non convince molti scienziati – non riesce tuttavia a risolvere il problema fondamentale della Causa che avrebbe messo in moto questo evento del tutto straordinario. Appare infatti ovvio a chiunque che esso non possa essere che un effetto… di qualche ‘causa’ che – ancora più ‘a monte’ – l’avrebbe provocato. Tutto l’Universo e la Natura rivelano peraltro un Disegno ed un finalismo assolutamente intelligenti e questi presuppongono a loro volta un ‘Quid’ ancora più intelligente capace di pensare e ‘progettare’ ogni cosa. La scienza tace sulla possibile Causa di tutto ciò, anzi nega l’esistenza di una Causa attribuendo il tutto al Caso fortuito. Un poco come dire che un figlio non nasce dall’amore e da un atto voluto di unione dei due genitori, ma nasce per caso… si concepisce da sé.

    Se la formazione dell’Universo viene datata con sorprendente sicurezza – come se fossimo stati presenti – a 12/15 miliardi di anni fa, quella della Terra viene calcolata a … 5 miliardi di anni or sono e la Vita sarebbe sorta anch’essa da sé nelle ultime centinaia di migliaia di anni, dando origine alle specie vegetali ed animali e per ultima alla specie umana: il cosiddetto ‘homo sapiens-sapiens’, cioè un ‘animale-uomo’ che gli scienziati atei o agnostici – non ammettendo l’esistenza di Dio Creatore dell’universo né tantomeno l’anima-spirituale – ipotizzano debba essersi in qualche modo evoluto da una scimmia che ad essi pare l’animale più prossimo.

    È a questo proposito che nascono grossi problemi fra scienza e fede.

    La scienza atea o quantomeno agnostica, per principio dogmatico non vuole credere al miracolo creativo da parte di una Entità dogmaticamente chiamata ‘Dio’ dai credenti, ma così facendo entra in contraddizione con se stessa. Il voler infatti credere senza prove scientifiche all’Autogenesi – cioè ad un universo che dal nulla si è formato da sé e che sempre da sé si é evoluto in maniera del tutto razionale ed intelligente fino alla stato attuale della natura che ci circonda nelle forme e con le leggi perfette che la contraddistinguono, inclusa la Vita – equivale a credere dogmaticamente ad un ‘miracolo’ ancora più straordinario di quello che sarebbe costituito dalla Creazione dell’Universo da parte di Dio.

  • La prima Epifania di Dio: Il Creatore si è manifestato nel creare.

    A questo punto sorge spontanea una domanda. Quale senso può avere l’esistenza dell’uomo, creatura intelligente, in un universo che secondo la scienza avrebbe avuto origine per caso e che sarebbe conseguentemente anche privo di uno scopo? Secondo la mia opinione la risposta è la seguente. L’unico senso all’esistenza che l’uomo conduce, l’unico senso al Creato, è quello di riconoscere Dio Creatore.

    Così come la scienza ritiene una legge ‘valida’ quando ‘soddisfa’ tutte le esigenze, salvo ‘annullarla’ quando si contraddice, così – se la scienza fosse Scienza – dovrebbe capire che l’unica ‘Teoria’ che spiega tutto, il Creato come l’Increato, è quella di Dio e soprattutto quella della Dottrina cristiana.

    Con la Dottrina che Cristo venne ad insegnare, con i lumi di Sapienza che Dio dette ai profeti, ogni cosa acquista un senso, tutto rientra in un ordine, non solo fisico, come quello del creato ‘materiale’, ma anche morale e spirituale.

    Alla luce della Dottrina dello Spirito acquista un senso la creazione dell’universo, lo acquista la creazione del regno vegetale ed animale, lo acquista soprattutto la creazione dell’uomo, con la sua natura essenzialmente spirituale ma dotato – all’origine – di quel tanto di ‘carne equilibrata’ da apprezzare santamente le bellezze di una natura integra e splendida che neppure gli angeli di Dio, puri esseri spirituali, possono apprezzare. Ecco il dono che Dio aveva fatto all’uomo: uno spirito fatto per amare Dio, un corpo fatto per amare santamente la natura.

    Elettroni, neutroni, protoni, fotoni, tutto quello che vogliamo ma costituita, per noi uomini, da alberi verdi, fiumi ridenti, monti imbiancati, cielo terso e azzurro, sole caldo e benefico. Tutto quello che ‘scientificamente’ potrebbe essere per noi arido ed ostile è
    stato messo insieme per farci – noi spiriti fasciati di carne – apprezzare Dio attraverso la materia a noi percepibile. Quale inno più bello a Dio? Come non può apparirci straordinaria questa natura visibile, ora che sappiamo bene di cosa – elettroni, neutroni, protoni, fotoni – essa è in realtà composta?

    Poi venne il Peccato. E con il Peccato il Dolore. Ma, ancora una volta, ‘tutto’ si spiega alla luce della Dottrina dello Spirito, perché del Peccato si comprende l’Origine e l’effetto in termini di ‘dolore’ come pure il fatto che – attraverso la ‘legge’ del dolore – Dio ha saputo, sol che l’uomo lo voglia, trasformare in Bene anche l’effetto negativo del Peccato. Tutto rivolto al Fine ultimo. Tutte le leggi scientifiche della Scienza di Dio rispondono e danno una spiegazione coerente a tutte le domande, ed il quadro finale che ne emerge è un quadro completo dove ogni tassello del mosaico ha un senso e completa quello che gli è attiguo. Tutto, tutto, proprio tutto si spiega alla Luce di Dio e del Progetto Creativo di Dio.

    Dell’Opera della grande mistica Maria Valtorta ricordo un ‘dettato’ in cui ‘Azaria‘ – proprio in merito alla Creazione da parte di Dio ed alla asserita autogenerazione di tutto dal nulla – le aveva detto (le sottolineature in grassetto sono mie) :

    Azaria:

    «Il Padre si manifesta per la prima volta nella Creazione. Immensa Epifania della Potenza che, dal nulla, ha fatto tutto, perché il Tutto può fare dal nulla le cose, mentre il nulla, il non essere, non può ‘da sé formarsi né formare. Risposta ai superbi negatori di Dio è ciò che i loro occhi vedono, innegabilmente vedono, e l’impotenza, che la loro superbia non può che constatare, del loro non poter creare dal nulla un filo, un solo filo d’erba.

    Non è creare ciò che essi fanno di strumenti, o farmaci, o incroci nuovi di metalli, di piante, di animali. Questo è lavorare su materie già esistenti. Creare è quando dal nulla si ottiene questo tutto che vi circonda, questo firmamento con i suoi pianeti, questi mari con le loro acque, questa terra con le piante e gli animali che l’abitano, questi uomini sorti dalla polvere prima, da Dio trasformata in uomo, questo creato uomo che viene non solo vivificato di vita limitata, ma di vita eterna con lo spirito, non solo munito d’istinto ma di intelletto.

    Questo è creare.

    E il Creatore si è manifestato nel creare. La prima Epifania di Dio posta come un raggiante sole al principio dei tempi per non offuscarsi più, mai più.

    Quale l’organismo che duri, una volta formato, in eterno? Quale la cosa che non conosca dispersione, offuscamento, disgregazione, dimenticanza, morte? Gli astri, anche il sommo sole, un momento verrà che non saranno più. I continenti più non sono quali erano quando la terra fu creata da Dio. Le dinastie periscono. Dei grandi che furono, molte volte è ignorato il nome perché i secoli l’hanno ricoperto della polvere obliosa del tempo. Ma l’Epifania del Creatore e Padre è e sarà. Perché coi risorti dell’Ultimo Giorno resterà di questa Epifania la parte superperfetta della perfetta: ossia i Viventi, gli Uomini, gli eterni.

    Resti sbalordita anima mia? Non ti pare proprio dire superperfetti i dannati? Essi saranno la perfezione del Male e testimonieranno laggiù, nel Regno del Ribelle che non volle piegare il suo spirito in adorazione del Perfettissimo, e dio volle essere al posto di Dio, ciò che può Colui che egli volle trattare da suo pari; ciò che può come Creatore, ciò che può come Giudice: fare dal nulla degli esseri non solo vitali ma eterni, non solo animali ma dotati di spirito e giudicarli con tutto il loro essere, dando a tutto ciò che fu ribelle ciò che ha meritato, mantenendoli viventi nei secoli mentre tutto quanto è stato creato conoscerà morte, e segregandoli nel regno da loro liberamente eletto per loro regno.

    Potente questo linguaggio di Azaria! Potente e tremendo nella conclusione! Ogni commento è superfluo.

    È dopo questa premessa che – nel prossimo primo ‘capitolo’ – potremo iniziare il nostro sia pur sintetico commento al racconto della Genesi sui sei giorni della Creazione.

     

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