Identikit del prete secondo Papa Francesco

28/03/2013 
 
Preti alla celebrazione del giovedì santo

PRETI ALLA CELEBRAZIONE DEL GIOVEDÌ SANTO A S SAN PIETRO

Nell'omelia della Messa crismale Bergoglio parla dei pastori che vanno nelle periferie e stanno in mezzo alle loro pecore

ANDREA TORNIELLI
CITTÀ DEL VATICANO

Così come eventuali cambiamenti e riforme che «bisogna fare» nella Chiesa devono essere fatti esclusivamente «per la salvezza delle anime» – come l'allora cardinale Bergoglio aveva detto parlando ai cardinali prima del conclave – allo stesso modo il sacerdote che riceve l'unzione deve sapere che questa unzione «è per i poveri, per i prigionieri, per i malati e per quelli che sono tristi e soli. L’unzione non è per profumare noi stessi e tanto meno perché la conserviamo in un’ampolla, perché l’olio diventerebbe rancido … e il cuore amaro». Con queste parole, celebrando per la prima volta in San Pietro la Messa crismale, Francesco ha tracciato una sorta di identikit del sacerdote. 

«Il buon sacerdote – ha detto – si riconosce da come viene unto il suo popolo. Quando la nostra gente viene unta con olio di gioia lo si nota: per esempio, quando esce dalla Messa con il volto di chi ha ricevuto una buona notizia. La nostra gente gradisce il Vangelo predicato con l’unzione, gradisce quando il Vangelo che predichiamo giunge alla sua vita quotidiana, quando scende come l’olio di Aronne fino ai bordi della realtà, quando illumina le situazioni limite…».

«Bisogna uscire a sperimentare la nostra unzione – ha detto Francesco – il suo potere e la sua efficacia redentrice: nelle “periferie” dove c’è sofferenza, c’è sangue versato, c’è cecità che desidera vedere, ci sono prigionieri di tanti cattivi padroni. Non è precisamente nelle autoesperienze o nelle introspezioni reiterate che incontriamo il Signore: i corsi di autoaiuto nella vita possono essere utili, però vivere passando da un corso all’altro, di metodo in metodo», ha osservato il Pontefice, «porta a diventare pelagiani, a minimizzare il potere della Grazia», che – ha spiegato – «si attiva e cresce nella misura in cui, con fede, usciamo a dare noi stessi e a dare il Vangelo agli altri, a dare la poca unzione che abbiamo a coloro che non hanno niente di niente. Il sacerdote che esce poco da sé, che unge poco – non dico “niente” perché la nostra gente ci ruba l’unzione, grazie a Dio – si perde il meglio del nostro popolo, quello che è capace di attivare la parte più profonda del suo cuore presbiterale».

«Chi non esce da sé – ha detto ancora Papa Bergoglio – invece di essere mediatore, diventa a poco a poco un intermediario, un gestore. Tutti conosciamo la differenza: l’intermediario e il gestore “hanno già la loro paga” e siccome non mettono in gioco la propria pelle e il proprio cuore, non ricevono un ringraziamento affettuoso, che nasce dal cuore. Da qui deriva precisamente l’insoddisfazione di alcuni, che finiscono per essere tristi e trasformati in una sorta di collezionisti di antichità oppure di novità, invece di essere pastori con “l’odore delle pecore”, pastori in mezzo al proprio gregge, e pescatori di uomini».

«È vero che la cosiddetta crisi di identità sacerdotale – ha aggiunto il Papa – ci minaccia tutti e si somma ad una crisi di civiltà; però, se sappiamo infrangere la sua onda, noi potremo prendere il largo nel nome del Signore e gettare le reti. È bene che la realtà stessa ci porti ad andare là dove ciò che siamo per grazia appare chiaramente come pura grazia, in questo mare del mondo attuale dove vale solo l’unzione – e non la funzione , e risultano feconde le reti gettate unicamente nel nome di Colui del quale noi ci siamo fidati: Gesù».

Sono parole dalle quali emerge l'identikit di un pastore che va a cercare la pecora smarrita nelle periferie geografiche ed esistenziali del nostro mondo. E trovandola le dice anzitutto che è amata da Dio ed è perdonata da Lui se solo si riconosce bisognosa della sua misericordia.

E a fine mattinata è giunto anche il nuovo tweet «Siate vicini ai vostri sacerdoti con l'affetto e con la preghiera, perché siano sempre pastori secondo il cuore di Dio». È l'invito che rivolge ai fedeli papa Francesco.

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