Il Papa agli ortodossi: «Piena unità, non fermiamoci alle dispute»

 28/06/2014

   

Il Papa

(©Ansa)

(©ANSA) IL PAPA

Riparte il tour de force di Francesco. Al Patriarcato ecumenico di Costantinopoli: l'abbraccio tra Atenagora I e Paolo VI, 50 anni fa a Gerusalemme, fu «un gesto profetico»

DOMENICO AGASSO JR
ROMA

 

Ha ricevuto in udienza il cardinale Marc Ouellet, prefetto della Congregazione per i Vescovi. A seguire, il presidente del Madagascar, Hery Rajaonarim Ampianina. Poi, la delegazione del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli, alla quale ha tenuto un discorso. E ancora, toccherà al presidente del Pontificio Consiglio per gli operatori sanitari, monsignor Zygmunt Zimowski. In più, ha lanciato un tweet: «Essere amici di Dio vuol dire pregare con semplicità, come un figlio si rivolge al genitore». C’è chi dice di averlo visto un po’ stanco, papa Francesco, chi ha notato qualche colpo di tosse, chi invece garantisce che il Pontefice era sorridente e in buona forma. Restano i fatti, che sono chiari: il giorno dopo il malessere che gli ha impedito la visita al Policlinico Gemelli in Roma, stamani l’attività del Pontefice è ripresa in piena normalità, ossia a ritmi di tour de force.

La delegazione del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli, giunta come tradizione a Roma in occasione della Solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, inviata da Bartolomeo I, era guidata da Ioannis (Zizioulas), metropolita di Pergamo, co-presidente della Commissione mista internazionale per il Dialogo teologico tra la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa; lo accompagnavano l'arcivescovo di Telmissos Job e l'arcidiacono patriarcale John Chryssavgis.

L'abbraccio tra Atenagora I e Paolo VI, cinquant’anni fa a Gerusalemme, è stato «un gesto profetico» capace di dare «decisivo impulso a un cammino che, ringraziando il Signore, non si è più arrestato», ha detto Papa Bergoglio alla delegazione del Patriarcato. Rivolgendo il suo saluto al Patriarca ecumenico, Francesco ha confidato: «È vivo nella mia mente e nel mio cuore il ricordo degli incontri che ho avuto recentemente con l'amato fratello Bartolomeo». «Durante il nostro comune pellegrinaggio nella Terra di Gesù abbiamo potuto rivivere la grazia dell'abbraccio che ebbe luogo cinquanta anni fa, nella Città santa di Gerusalemme: considero – ha quindi rivelato il Papa – un dono speciale del Signore aver potuto venerare insieme quei luoghi santissimi, unirci in preghiera sul luogo del Sepolcro di Cristo, là dove possiamo toccare con mano il fondamento della nostra speranza».

«La gioia dell'incontro – ha poi affermato Francesco – si è rinnovata quando insieme abbiamo idealmente concluso quel pellegrinaggio elevando qui, presso la tomba dell'apostolo Pietro, una fervente invocazione a Dio per il dono della pace nella Terra Santa, insieme ai Presidenti israeliano e palestinese. Il Signore ci ha donato queste occasioni di incontro fraterno, nelle quali abbiamo avuto la possibilità di manifestare l'uno all'altro l'amore in Cristo che ci lega, e di rinnovare la volontà condivisa di continuare a camminare insieme sulla strada verso la piena unità».

Guardarsi reciprocamente «con gli occhi della fede» e non «per ciò che le conseguenze storiche dei nostri peccati ci hanno portato ad essere», è l'auspicio espresso dal Papa, finalizzato a «camminare insieme sulla strada verso la piena unità» tra la Chiesa cattolica e quella ortodossa. «Se impareremo, guidati dallo Spirito, a guardarci sempre gli uni gli altri in Dio – ha aggiunto – sarà ancora più spedito il nostro cammino e più agile la collaborazione in tanti campi della vita quotidiana che già ora felicemente ci unisce».

Uno sguardo nutrito «di fede, di speranza, di amore», quello evocato dal Pontefice, capace «di generare una riflessione teologica autentica» che «non potrà che avvicinarci gli uni agli altri, nel cammino dell'unità, anche se partiamo da prospettive diverse». «Confido pertanto, e prego – ha proseguito – affinché il lavoro della Commissione mista internazionale possa essere espressione di questa comprensione profonda, di questa teologia “fatta in ginocchio”».

Secondo Francesco, «la riflessione sui concetti di primato e di sinodalità, sulla comunione nella Chiesa universale, sul ministero del Vescovo di Roma, non sarà allora un esercizio accademico né una semplice disputa tra posizioni inconciliabili». E il «cammino di questo ecumenismo spirituale», ha sottolineato il Papa, è anche «rafforzato dal martirio di tanti nostri fratelli che, confessando Gesù Cristo il Signore, hanno realizzato l'ecumenismo del sangue».

Al termine del suo discorso, pronunciato con voce sommessa ma ferma, il Pontefice, oltre a inviare i suoi saluti e ringraziamenti al patriarca Bartolomeo, ha quindi invitato i delegati da Costantinopoli a «continuare a pregare per me e per il ministero che mi è stato affidato».

 

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