Il Papa: «C’è il rischio di abituarsi alla crisi siriana»

30/05/2014   

 

Siriani espatriati in Libano

(©LaPresse)

(©LAPRESSE) SIRIANI ESPATRIATI IN LIBANO

Messaggio di Francesco agli organismi caritativi cattolici che lavorano in Siria; e un nuovo appello alla comunità internazionale: sia consentita l'assistenza umanitaria

ANDREA TORNIELLI
CITTÀ DEL VATICANO

«Dobbiamo riscontrare con grande dolore che la crisi siriana non è stata risolta, anzi va avanti, e c’è il rischio di abituarsi ad essa». Lo scrive Papa Francesco nel messaggio che ha consegnato questo pomeriggio ai partecipanti all’incontro di coordinamento tra gli organismi caritativi cattolici operanti nel contesto della crisi siriana, promosso dal Pontificio Consiglio «Cor Unum».

«Anch'io porto negli occhi e nel cuore il Medio Oriente, dopo il pellegrinaggio dei giorni scorsi in Terra Santa», afferma Bergoglio. «Un anno fa ci siamo riuniti per ribadire l’impegno della Chiesa in questa crisi e per lanciare insieme un appello per la pace in Siria. Ora ci incontriamo di nuovo, per tracciare un bilancio del lavoro finora svolto e per rinnovare la volontà di proseguire su questa strada, con una collaborazione ancora più stretta».

Ma la crisi siriana non è stata risolta, «anzi va avanti, e c’è il rischio di abituarsi ad essa: di dimenticare le vittime quotidiane, le indicibili sofferenze, le migliaia di profughi, tra cui anziani e bambini, che patiscono e a volte muoiono per la fame e le malattie causate dalla guerra. Questa indifferenza – dice il Papa – fa male! Un’altra volta dobbiamo ripetere il nome della malattia che ci fa tanto male oggi nel mondo: la globalizzazione dell’indifferenza».

L’azione di pace e l’opera di assistenza umanitaria che gli organismi caritativi cattolici svolgono in quel contesto, aggiunge Francesco, «sono espressione fedele dell’amore di Dio per i suoi figli che si trovano nell’oppressione e nell’angoscia. Dio ascolta il loro grido, conosce le loro sofferenze e vuole liberarli; e a Lui voi prestate le vostre mani e le vostre capacità».

Bergoglio chiede alle organizzazioni caritative di operare «in comunione con i pastori e le comunità locali» per «organizzare sempre meglio i vostri sforzi per sostenere le Chiese locali e tutte le vittime della guerra, senza distinzioni etniche, religiose o sociali».

Il Papa fa quindi nuovamente appello alle «coscienze dei protagonisti del conflitto, delle istituzioni mondiali e dell’opinione pubblica». «Tutti siamo consapevoli – afferma Bergoglio – che il futuro dell’umanità si costruisce con la pace e non con la guerra: la guerra distrugge, uccide, impoverisce popoli e Paesi. A tutte le parti chiedo che, guardando al bene comune, consentano subito l’opera di assistenza umanitaria e quanto prima facciano tacere le armi e si impegnino a negoziare, mettendo al primo posto il bene della Siria, di tutti i suoi abitanti, anche di quelli che purtroppo hanno dovuto rifugiarsi altrove e che hanno il diritto di ritornare al più presto in patria».

Infine, il Papa rivolge un pensiero alle comunità cristiane, «volto di una Chiesa che soffre e spera. La loro sopravvivenza in tutto il Medio Oriente è una profonda preoccupazione della Chiesa universale: il cristianesimo deve poter continuare a vivere là dove sono le sue origini».

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