Il Papa: “Difendete e fate andare avanti l’identità cattolica”

30/01/2014 
Giovani cattolici in preghiera

GIOVANI CATTOLICI IN PREGHIERA

Bergoglio ha ricevuto una delegazione dell'università Usa, Notre Dame. Nel 2009 l’ateneo diede la laurea “honoris causa” al presidente Obama

IACOPO SCARAMUZZI
CITTÀ DEL VATICANO

Papa Francesco ha auspicato che l'università statunitense Notre Dame, spesso al centro del dibattito d’oltreatlantico sui temi della bioetica, preservi la propria identità cattolica "di fronte ai tentativi, da qualsiasi parte essi provengano, di diluirla", in un'udienza concessa al consiglio  direttivo dell'ateneo fondato dalla Congregazione di Santa Croce in Indiana. Jorge Mario Bergoglio ha sottolineato che tale identità cattolica bisogna “difenderla”, "osservarla" e "farla andare avanti".

"Nella mia recente esortazione apostolica sulla gioia del Vangelo ho sottolineato la dimensione missionaria del discepolato cristiano, che ha bisogno di rendersi evidente nella vita delle persone e nel lavoro di ciascuna istituzione ecclesiale", ha detto il Papa argentino leggendo un testo in italiano. "Questo coinvolgimento in un discepolato missionario dovrebbe essere percepito in un modo del tutto speciale nelle università cattoliche, che, per loro stessa natura, sono impegnate a mostrare l’armonia tra fede e ragione e a mettere in evidenza la rilevanza del messaggio cristiano per una vita umana vissuta in pienezza ed autenticità. A tale riguardo, è essenziale una coraggiosa testimonianza delle università cattoliche nei confronti dell’insegnamento morale della Chiesa e della difesa della libertà di sostenere tali insegnamenti, in quanto proclamati con autorità dal magistero dei Pastori, precisamente nelle e attraverso le istituzioni formative della Chiesa. Auspico che l’Università Notre Dame continui ad offrire la sua indispensabile ed inequivocabile testimonianza a questo aspetto della sua fondamentale identità cattolica, specialmente di fronte ai tentativi, da qualsiasi parte essi provengano, di diluirla. Questo è importante: l'identità propria come è stata voluta dall'inizio – ha aggiunto il Papa a braccio – bisogna difenderla, osservarla, farla andare avanti".

A dicembre scorso l'università di Notre Dame ha tentato, per la seconda volta, di citare in giudizio l'amministrazione Obama – come hanno fatto molte altre istituzioni cattoliche – contro il mandato federale che impone alle assicurazioni di offrire una copertura sanitaria che comprende pratiche contraccettive e abortive. La regola è una misura applicativa della riforma sanitaria voluta dal presidente degli Stati Uniti e fortemente contestata, nel corso del tempo, dalla conferenza episcopale Usa. La richiesta della Notre Dame University è stata respinta da un giudice federale. Lo stesso ateneo è stato al centro del dibattito, nei mesi scorsi, a causa dell'articolo scritto sul New York Times da un professore di filosofia, Gary Gutting, intitolato "Should Pope Francis Rethink Abortion?" (Papa Francesco dovrebbe ripensare l'aborto?).

Molto nota alle cronache, poi, la polemica nata nella galassia cattolica Usa quando, nel 2009, l'università Notre Dame invitò proprio Obama ad aprire la cerimonia di consegna dei diplomi. E' una consuetudine della Notre-Dame University di invitare i neopresidenti (fu così con Jimmy Carter nel 1977, con Ronald Reagan nel 1981 e con George W. Bush nel 2001), ma la scelta di consegnare a Obama una laurea "honoris causa" infiammò il dibattito attorno alla riforma sanitaria. Diverse associazioni cattoliche "pro life", nonché alcuni vescovi, criticarono l'invito. L'arcivescovo di New York Timothy Dolan definì l'invito un "grande errore". Su posizione diversa il presidente dell'associazione delle università di gesuiti, padre Charles Currie, che chiese di "abbassare il volume" e difese l'invito al presidente Usa. Il rettore di Notre-Dame, padre John Jenkins, ribadì in quell'occasione la bontà della sua decisione, mentre il capo della sezione romana della Santa Croce, la congregazione religiosa che ha fondato l'ateneo, Hugh W. Cleary, scrisse a Obama una lettera aperta per chiederli di riconsiderare le sue idee di bioetica, ma senza mettere in discussione l'invito.

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