Il Papa dopo la Corea: Cristo non annulla culture. E prega per Iraq

20/08/2014   

 

Il Pontefice con i fedeli durante l'udienza generale

(©La Presse)

(©LA PRESSE) IL PONTEFICE CON I FEDELI DURANTE L'UDIENZA GENERALE

“Cristiani e altre minoranze perseguitati”. Udienza dopo il viaggio in Corea: preghiamo per riconciliazione. Ringrazia per condoglianze per la morte di familiari e saluta il San Lorenzo Almagro

IACOPO SCARAMUZZI
CITTÀ DEL VATICANO

“Cristo non annulla le culture”, ma “combatte e sconfigge il maligno, che semina zizzania tra uomo e uomo, tra popolo e popolo”. Papa Francesco ha dedicato al recente viaggio in Corea (13-18 agosto) la catechesi dell’udienza generale in aula Paolo VI, in Vaticano, tornando a pregare per la riconciliazione della penisola asiatica. Jorge Mario Bergoglio ha invitato le migliaia di fedeli presenti a pregare per i cristiani e “quelle minoranze religiose, non cristiane, ma ugualmente perseguitate” in Iraq. Presente in aula Nervi una delegazione della “sua” squadra di calcio, il San Lorenzo Almagro di Buenos Aires, con la coppa sud-americana Libertadores vinta la scorsa settimana. Condoglianze e applausi al Papa da parte dei fedeli per l’incidente che ha coinvolto alcuni suoi famigliari ieri in Argentina. “Anche il Papa ha una famiglia”, ha detto Bergoglio ringraziando per le preghiere.

“Il significato di questo viaggio apostolico si può condensare in tre parole: memoria, speranza, testimonianza”, ha detto il Papa. In Corea “la Chiesa è custode della memoria e della speranza”, ha detto. Dopo aver ricordato “i due eventi principali” del viaggio, la beatificazione di 124 martiri coreani e la conclusione della sesta Giornata asiatica della gioventù, Bergoglio ha sottolineato che “la Chiesa in Corea custodisce anche la memoria del ruolo primario che ebbero i laici sia agli albori della fede, sia nell’opera di evangelizzazione. In quella terra, infatti, la comunità cristiana non è stata fondata da missionari, ma da un gruppo di giovani coreani della seconda metà del 1700, i quali furono affascinati da alcuni testi cristiani, li studiarono a fondo e li scelsero come regola di vita. Uno di loro fu inviato a Pechino per ricevere il battesimo e poi questo laico battezzò a sua volta i compagni”. Il Papa argentino ha poi proseguito: “Cari fratelli, nella storia della fede in Corea si vede come Cristo non annulla le culture, Cristo non annulla le culture, non sopprime il cammino dei popoli che attraverso i secoli e i millenni cercano la verità e praticano l’amore per Dio e il prossimo. Cristo non abolisce ciò che è buono, ma lo porta a compimento. Ciò che invece Cristo combatte e sconfigge è il maligno, che semina zizzania tra uomo e uomo, tra popolo e popolo; che genera esclusione a causa dell’idolatria del denaro; che semina il veleno del nulla nei cuori dei giovani. Questo sì, Gesù Cristo lo ha combattuto e lo ha vinto con il suo sacrificio d’amore”. Con questa fede “abbiamo pregato, e anche ora preghiamo affinché tutti i figli della terra coreana, che patiscono le conseguenze di guerre e divisioni, possano compiere un cammino di fraternità e di riconciliazione”.
 

Al momento dei saluti in lingua finali, il Papa ha invitato, in particolare, i pellegrini francofoni a unirsi “alla preghiera di tutta la Chiesa per quelle comunità dell`Asia che ho appena visitato, come anche per tutti i cristiani perseguitati nel mondo, particolarmente in Iraq. Anche per quelle minoranze religiose, non cristiane, ma ugualmente perseguitate”.
 

All’inizio dell’udienza, Papa Francesco ha salutato la rappresentanza della “sua” squadra di calcio, il San Lorenzo Almagro del quartiere Boedo di Buenos Aires. La delegazione era guidata dal vicepresidente della squadra, Marcelo Tinelli, noto conduttore televisivo del paese. “Un saluto ai campioni d’America, la squadra del San Lorenzo, che è parte della mia identità culturale”, ha poi detto Bergoglio in spagnolo.

Applausi di solidarietà al Papa quando lo speaker in lingua spagnola e quello per i fedeli italiani gli hanno rivolto le condoglianze per la morte di alcuni suoi familiari. Ieri in un incidente stradale un nipote del Papa, Emanuel Horacio Bergoglio, è rimasto gravemente ferito, mentre sono morti la moglie Valeria Carmona e i due figli, Antonio, 8 mesi, Jose, di 2 anni. “Ringrazio voi per le preghiere e le condogliazne per quello che è accaduto nella mia famiglia: anche il Papa ha una famiglia”, ha detto il Papa. “Noi eravamo cinque fratelli, ho 16 nipoti e uno di questi nipoti ha avuto un incidente stradale: è morta la moglie i due figli piccolini, di due anni uno e pochi mesi l'altro, e lui in questo momento è in stato critico. Vi ringrazio tanto delle condoglianze e delle preghiere”.

Jorge Mario Bergoglio ha anche scherzato con alcuni fedeli: “Oggi in questa udienza ci sono due gruppi coraggiosi, questi che sono venuti in canoa da Loreto e i francesi che sono arrivati in asinello: complimenti!”. E ancora, rivolto ai francesi: “Saluto quella bella famiglia francese che era all’entrata dall'aula, sono con due asinelli e i sei figli”, ha detto. Poi la famiglia è stata inquadrata nel maxi-schermo e il Papa ha detto: “Sono loro: ma gli asinelli non sono entrati?”.
 

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