Il Papa: «È disgustoso il narcisismo dei teologi e dei pensatori»

11/04/2014 

Il papa ha incontrato la comunità della Pontificia Università Gregoriana

(©AFP) IL PAPA HA INCONTRATO LA COMUNITÀ DELLA PONTIFICIA UNIVERSITÀ GREGORIANA

Nel discorso alla comunità della Pontificia Università Gregoriana Francesco ha tracciato l'identikit di chi fa teologia

ANDREA TORNIELLI
CITTÀ DEL VATICANO

Dopo aver tracciato in più occasioni una sorta di identikit del vescovo, Papa Francesco ha accennato ieri anche a quello del teologo. Lo ha fatto ricevendo in udienza la comunità della Pontificia Università Gregoriana e i consociati del Pontificio Istituto Biblico e del Pontificio Istituto Orientale,  istituzioni rette dai padri gesuiti.

Dopo aver chiesto di valorizzare «il luogo stesso in cui vi trovate a lavorare e studiare, cioè la città e soprattutto la Chiesa di Roma», e allo stesso tempo «delle vostre Chiese di provenienza, delle vostre culture», nella dialettica «tra “centro” e “periferie”» che assume «una forma propria, cioè la forma evangelica, secondo la logica di Dio che giunge al centro partendo dalla periferia e per tornare alla periferia», Francesco ha parlato «del rapporto tra studio e vita spirituale».

«Questa è una delle sfide del nostro tempo – ha aggiunto il Pontefice – trasmettere il sapere e offrirne una chiave di comprensione vitale, non un cumulo di nozioni non collegate tra loro. C’è bisogno di una vera ermeneutica evangelica per capire meglio la vita, il mondo, gli uomini, non di una sintesi ma di una atmosfera spirituale di ricerca e certezza basata sulle verità di ragione e di fede».

«La filosofia e la teologia – ha detto ancora Papa Bergoglio – permettono di acquisire le convinzioni che strutturano e fortificano l’intelligenza e illuminano la volontà… ma tutto questo è fecondo solo se lo si fa con la mente aperta e in ginocchio. Il teologo che si compiace del suo pensiero completo e concluso è un mediocre. Il buon teologo e filosofo ha un pensiero aperto, cioè incompleto, sempre aperto al maius di Dio e della verità, sempre in sviluppo, secondo quella legge che san Vincenzo di Lerins descrive così: "annis consolidetur, dilatetur tempore, sublimetur aetate": si consolida con gli anni, si dilata col tempo, si approfondisce con l’età. Questo è il teologo che ha la mente aperta. E il teologo che non prega e che non adora Dio finisce affondato nel più disgustoso narcisismo. E questa è una malattia ecclesiastica. Fa tanto male il narcisismo dei teologi, dei pensatori, è disgustoso».

Va sottolineata l'espressione «con la mente aperta e in ginocchio». Le stesse parole che Francesco aveva usato durante il recente concistoro, all'indomani della relazione introduttiva del cardinale Walter Kasper: «Vorrei ringraziarlo – aveva detto allora Francesco rivolgendosi a Kasper – perché ho trovato profonda teologia, anche un pensiero sereno nella teologia. È piacevole leggere teologia serena. E ho trovato quello che Sant’Ignazio ci diceva, quel sensus ecclesiae, l’amore alla Madre Chiesa, lì. Mi ha fatto bene e mi è venuta un’idea, ma mi scusi eminenza se la faccio vergognare, ma l’idea è: questo si chiama fare teologia in ginocchio».

Il Papa era così intervenuto sostenendo Kasper, la cui relazione, contenente un'ipotesi di apertura ai sacramenti per i divorziati risposati, al di là della discussione all'interno del concistoro, avrebbe poi innescato un dibattito pubblico con alcune significative reazioni contrarie, l'ultima delle quali – pubblicata su «Avvenire» – è stata firmata dal cardinale tedesco Walter Brandmüller.

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