Il Papa in Albania tra memoria dei martiri e laboratorio di dialogo

15/09/2014 
Un'immagine di Tirana

UN'IMMAGINE DI TIRANA

Visita domenica di un giorno solo, non andrà a Scutari ma si fermerà a Tirana. Le figure di madre Teresa e Giovanni Paolo II. I gesuiti tra i martiri del comunismo. Lombardi: non risultano minacce o rischi specifici per il Papa

IACOPO SCARAMUZZI
CITTÀ DEL VATICANO

I martiri dell’epoca del regime comunista, il dialogo, anche politico, tra le diverse fedi. Sono i due temi-chiave del viaggio che Papa Francesco compie domenica in Albania. Una trasferta di un giorno solo, 10 ore e sei discorsi, che si concentrerà sulla capitale Tirana. Si tratta del quarto viaggio internazionale di Jorge Mario Bergoglio dopo Brasile, Terra Santa e Corea del sud, e prima di Strasburgo e Turchia a novembre prossimo. E’ il primo viaggio in Europa.

Era stato lo stesso Papa Francesco a preannunciare il senso del viaggio, parlando con i giornalisti sul volo di ritorno dalla Corea del Sud: “Alcuni dicono che il Papa ha uno stile di incominciare tutte le cose dalla periferia. Ma no, vado in Albania perché?”, aveva detto. “Per due motivi importanti. Primo, perché sono riusciti a fare un governo – pensiamo ai Balcani! -, un governo di unità nazionale tra islamici, ortodossi e cattolici, con un consiglio interreligioso che aiuta tanto ed è equilibrato. E questo va bene, è armonizzato. La presenza del Papa è per dire a tutti i popoli: ‘Si può lavorare insieme!’. Io l’ho sentito come se fosse un vero aiuto a quel nobile popolo. E l’altra cosa: se pensiamo alla storia dell’Albania, è stata religiosamente l’unico dei Paesi comunisti che nella sua Costituzione aveva l’ateismo pratico. Se tu andavi a Messa era anticostituzionale. E poi, mi diceva uno dei ministri, che sono state distrutte – voglio essere preciso nella cifra – 1.820 chiese. Distrutte! Ortodosse, cattoliche in quel tempo. E poi, altre chiese sono state trasformate in cinema, teatro, sale da ballo… Io ho sentito che dovevo andare: è vicino, in un giorno si fa…”.

Nel corso di un briefing in Vaticano per illustrare il viaggio, il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi, ha ricordato, in particolare, il periodo del martirio sotto il regime comunista, menzionando anche un ricordo personale dell’epoca in cui era a capo della provincia dei gesuiti che, insieme all’Italia, comprende appunto l’Albania: “Quando finì il comunismo trovammo vivi tre gesuiti. Nel corso degli anni era giunta solo qualche notizia su sacerdoti deceduti. Poi trovammo due sacerdoti di 80 anni e un anziano fratello. Uno dei sacerdoti, Anton Luli, presenziò al 50esimo di sacerdozio di Giovanni Paolo II”. Nel 2002, peraltro, nella cattedrale di Scutari si è aperto il processo diocesano per 40 martiri, fra i quali sacerdoti, religiosi, vescovi, una donna e tre gesuiti, fratel Gjon Pantalia, padre Daniel Dajani e padre Giovanni Fausti, zio del biblista Silvano Fausti.

In Albania Papa Francesco rimarrà un giorno solo, “anche se naturalmente gli albanesi sarebbero stati contenti che rimanesse più a lungo”, ha detto Lombardi. “Sappiamo che Papa Francesco ama i viaggi brevi”, ma la trasferta sarà “molto intensa”. La durata di un giorno, ad ogni modo, “porta a concentrare il viaggio su Tirana, senza andare a Scutari, luogo classico del cattolicesimo nell'Albania, ma rimanendo nella capitale, che sottolinea il senso della vita della Chiesa nel paese”.

Padre Lombardi ha escluso che il Papa affronterà il tema del Kosovo.

Il viaggio, che sarà marcato da figure come la beata Teresa di Calcutta, albanese, e Giovanni Paolo II, che nel paese si recò in visita nel 1993, inizia alle 7.30 all’aeroporto romano di Fiumicino. Il Papa intorno alle 9 viene accolto all'aeroporto internazionale "Madre Teresa" dal premier Edi Rama. Mezz'ora dopo il Presidente della Repubblica Bujar Nishani lo riceve nel palazzo presidenziale per la cerimonia ufficiale di benvenuto. Segue l’incontro con le autorità. Alle 11 messa e Angelus in piazza Madre Teresa. Alle 13.30 pranzo con i sette vescovi albanesi. Alle 16 l'incontro con i leader delle altre confessioni e religioni (musulmani, in maggioranza sunniti, bektashi, confraternita islamica che ha a che fare con sufismo e sciismo, cattolici, ortodossi, evangelici ed ebrei). Alle 17 Bergoglio presiede i vespri nella nuova cattedrale. Introducono l'incontro un sacerdote e una suora di oltre 80 anni, testimoni del tempo della persecuzione. Alle 18.30 l'ultimo incontro, con i bambini del centro caritativo Betania. Alle 19.45 la partenza dall’Albania e alle 21.30 l’atterraggio all'aeroporto romano di Ciampino.

Nel seguito del Papa, oltre al cardinale segretario di Stato Pietro Parolin e il "sostituto" della Segreteria di Stato, mons. Giovanni Angelo Becciu, anche il cardinale Jean-Louis Tauran, presidente del pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso, il cardinale Giuseppe Versaldi, in qualità di commissario pontificio della congregazione religiosa dei Figli dell'Immacolata Concezione (Idi), da cui dipende la locale università cattolica, e, in via straordinaria, il "ministro degli Esteri" della Santa Sede, mons. Dominique Mamberti, poiché dal suo ufficio dipendono le competenze  per l’Albania. In viaggio, infine, un dipendente vaticano con una sorta di “viaggio premio”.

“Non risultano minacce o rischi specifici per cui cambi il modo in cui il Papa si comporta o il modo in cui il viaggio viene organizzato”, ha detto Lombardi rispondendo ad una domanda sulla sicurezza del Papa e i proclami degli jihadisti dell’autoproclamato Califfato dello Stato islamico. “Tutti sono preoccupati per la storia dell'Isis e per ciò che sta accadendo in Medio Oriente, la situazione è preoccupante per il mondo di oggi, ma se la domanda è se ci risultino minacce specifiche o ci siano preoccupazioni specifiche per cui si prendono misure particolari, la risposta è no”.

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