Koch: «Serve più coraggio nella denuncia delle persecuzioni dei cristiani»

19/07/2014 

Il cardinale Kurt Koch

IL CARDINALE KURT KOCH

Parla il cardinale svizzero presidente del Pontificio Consiglio per l'Unità dei cristiani: l’80 per cento dei perseguitati per la fede sono credenti in Cristo

REDAZIONE
ROMA

«Dobbiamo essere più coraggiosi nel denunciare le persecuzioni nei confronti dei cristiani, perché oggi abbiamo più persecuzioni che nei primi secoli dopo Cristo». Lo afferma, in un un'intervista all'Osservatore Romano, il cardinale Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per l'Unità dei cristiani, vedendo in questo anche un possibile motivo di maggiore convergenza sul piano ecumenico con le altre Chiese cristiane. «Si calcola – spiega Koch – che l'ottanta per cento delle persone perseguitate per la fede siano cristiane. Credo che noi taciamo troppo».

Secondo il capo-dicastero vaticano, «tutte le comunità, tutte le Chiese hanno i loro martiri. Il sangue non divide ma unisce. Nella Chiesa antica si diceva che i martiri sono il seme dei nuovi cristiani. Oggi possiamo dire che i martiri sono il seme dell'ecumenismo e dell'unità per il futuro». In continuità con Giovanni Paolo II, aggiunge Koch, «Papa Francesco parla di ecumenismo della sofferenza. Questo è il fondamento più profondo e spirituale dell'impegno ecumenico. Ciò è valido soprattutto nei Paesi di origine del cristianesimo, in Medio oriente, dove i cristiani fuggono, sono costretti ad andare via, perché se rimangono vengono uccisi».

«È triste vedere come solo le strutture vuote rimangono e non gli uomini – conclude il porporato svizzero -. E se questo accade abbiamo perso molto. Vedo anche dei segnali positivi: in alcune zone, come in Siria la persecuzione unisce i cristiani».

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