“La Chiesa è missionaria, respinge posizioni parziali e unilaterali”

17/09/2014 
Il Papa riceve un dono all'udienza

(©Reuters)

(©REUTERS) IL PAPA RICEVE UN DONO ALL'UDIENZA

All’udienza generale ricorda i missionari in tutto il mondo: un cardinale brasiliano dice che possono essere canonizzati adesso. E parla del viaggio in Albania

IACOPO SCARAMUZZI
CITTÀ DEL VATICANO

È necessario respingere sempre “le posizioni parziali, unilaterali” e vincere “la tentazione di chiudersi in sé stessi, tra pochi eletti, e di considerarsi gli unici destinatari della benedizione di Dio”. È un passaggio del discorso pronunciato oggi da papa Francesco all’udienza generale in piazza San Pietro. Spiegando il significato di “cattolica e apostolica”, Jorge Mario Bergoglio ha proseguito un ciclo di catechesi dedicato alla Chiesa. Il Papa, che ha elogiato i tanti missionari “santi” in giro per il mondo, ha anche ricordato ai fedeli presenti il suo viaggio di domenica in Albania, paese dove le fedi convivono pacificamente dopo l’epoca del “terribile regime ateo”.

"Cattolica significa universale", ha spiegato Bergoglio. "Segno evidente della cattolicità della Chiesa è che essa parla tutte le lingue". La Chiesa "è nata cattolica, 'sinfonica' fin dalle origini, e non può che essere cattolica, proiettata all’evangelizzazione e all’incontro con tutti". Con una digressione a braccio, il Papa ha ribadito che “è sempre buono prendere con noi un Vangelo piccolo per portarlo in tasca nella borsa e durante la giornata leggerne un passo”. Se la Chiesa è nata cattolica, "vuol dire che è nata 'in uscita', che è nata missionaria", ha proseguito il Papa. “È quello che esprimiamo qualificandola apostolica” sull’esempio degli apostoli: “Se gli apostoli fossero rimasti lì nel cenacolo senza uscire a predicare il Vangelo, la Chiesa sarebbe solo la Chiesa di quel popolo, di quella città, di quel cenacolo. Ma sono usciti per il mondo”.

Tutto ciò “deriva dall’evento della Pentecoste: è lo Spirito Santo, infatti, a superare ogni resistenza, a vincere la tentazione di chiudersi in se stessi, tra pochi eletti, e di considerarsi gli unici destinatari della benedizione di Dio. Se un gruppo di cristiani fa questo – 'Noi siamo gli eletti, noi solo' – alla fine muoiono. Muoiono prima nell’anima, poi moriranno nel corpo, perché non hanno vita, non sono capaci di generare vita, altra gente, altri popoli: non sono apostolici. Ed è proprio lo Spirito a condurci incontro ai fratelli, anche a quelli più distanti in ogni senso, perché possano condividere con noi l’amore, la pace, la gioia che il Signore risorto ci ha lasciato in dono". Da qui, ha proseguito il Papa, la domanda: "Che cosa comporta, per le nostre comunità e per ciascuno di noi, far parte di una Chiesa che è cattolica e apostolica? Anzitutto, significa prendersi a cuore la salvezza di tutta l’umanità, non sentirsi indifferenti o estranei di fronte alla sorte di tanti nostri fratelli, ma aperti e solidali verso di loro. Significa inoltre avere il senso della pienezza, della completezza, dell’armonia della vita cristiana, respingendo sempre le posizioni parziali, unilaterali, che ci chiudono in noi stessi".

A braccio, il Papa ha ricordato "la vita eroica di tanti, tanti missionari e missionarie che hanno lasciato la sua patria per andare a annunciare il Vangelo in altri paesi in altri continenti. Mi diceva un cardinale brasiliano che lavora abbastanza nell'Amazzonia – ha proseguito Jorge Mario Bergoglio in chiaro riferimento a Claudio Hummes – che quando lui va in un posto, in un paese dell'Amazzonia, va sempre al cimitero e lì vede le tombe di questi missionari, sacerdoti, fratelli, suore, che sono andati a predicare il Vangelo, apostoli, e lui pensa: tutti questi possono essere canonizzati adesso, hanno lasciato tutto per annunciare Gesù Cristo. Rendiamo grazie al Signore perché la nostra Chiesa ha tanti missionari, ha avuto tanti missionari e ne ha bisogno di più ancora! Forse – ha concluso il Papa – tra tanti giovani, ragazzi e ragazze che sono qui, qualcuno ha la voglia di diventare missionario: è bello, vada avanti, che sia coraggioso".

Papa Francesco è giunto, come ogni mercoledì, in piazza San Pietro prima delle 10. Salutato da molti fedeli, ha fatto fermare la vettura, tra l’altro, per bere il mate, il the argentino, che gli porgeva un gruppo di fedeli. In piazza San Pietro e nei dintorni erano presenti numerose forze dell'ordine che supervisionavano la sicurezza. Il Papa argentino ha fatto, con la jeep, un giro particolarmente lungo tra i fedeli, uscendo anche dal Vaticano per un breve percorso nella piazza Pio XII antistante il colonnato di Bernini.

Al momento dei saluti finali, il Papa ha accennato al suo viaggio in Albania di domenica prossima: "Ho deciso – ha detto al momento dei saluti conclusivi – di visitare questo Paese perché ha tanto sofferto a causa di un terribile regime ateo e ora sta realizzando una pacifica convivenza tra le sue diverse componenti religiose. Fin da ora saluto con affetto il popolo albanese e ringrazio per la preparazione di questa visita. Chiedo a tutti – ha concluso il Papa – di accompagnarmi con la preghiera, per intercessione della Madonna del Buon Consiglio".

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