«La Chiesa non deve sostituire lo Stato nel welfare”

23/06/2013 

 

Il cardinale Bagnasco con Martinez e il vice sindaco Guerello, presidente del Consiglio del Comune di Genova

 

IL CARDINALE BAGNASCO CON MARTINEZ E IL VICE SINDACO GUERELLO, PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEL COMUNE DI GENOVA

 

 

Il cardinale Bagnasco è intervenuto ieri alla manifestazione sui Dieci Comandamenti e oggi al Santuario della Guardia per la festa di San Giovanni

MIRIANA REBAUDO
GENOVA

 

Se sabato sera al “10 Piazze per 10 Comandamenti” il cardinale Angelo Bagnasco, trattando del settimo comandamento “Non rubare”, in occasione della tappa genovese dell’iniziativa Dieci piazze per Dieci Comandamenti organizzata dal Rinnovamento nello Spirito, in collaborazione con il Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione e con la Conferenza Episcopale Italiana, ha ricordato che "la società intera e lo Stato hanno il dovere di non rubare, assicurando la giustizia" questa mattina dal Santuario della Madonna della Guardia in occasione del pellegrinaggio degli operatori della carità il presidente della Cei ha voluto precisare il ruolo della Chiesa, spiegando che questa "non deve sostituire lo Stato nel welfare e nelle diverse realtà sociali" perché "non è questo il suo compito".

Dal tema del comandamento “della giustizia sociale” e che più di tutti accomuni credenti e laici, fino alla carità che soprattutto in questa lunga crisi sta “picchiando” anche là dove fino a poco tempo fa era impensabile che ci fosse bisogno, l'arcivescovo di Genova ha voluto stabilire bene la divisione dei ruoli, con la Chiesa a fare pressione sul potere civile perché questo compia il suo compito mettendo sempre al primo posto la dignità della persona umana.

"Il compito della Chiesa – ha ammonito – è testimoniare la fede come amore di Dio, e stare vicino a tutte le persone, in particolare ai poveri, ai più deboli e ai più fragili" perché la vicinanza della chiesa ai poveri "non vuol dire sostituire lo Stato ma vuol dire stare accanto alla gente".

Piuttosto, ha aggiunto, "si spera che la vicinanza della Chiesa alla gente sia anche uno stimolo per lo Stato ad organizzarsi meglio nel proprio interno". "Si garantisce la giustizia assicurando un onesto lavoro, un adeguato compenso, l’assolvimento dei patti a tutti i livelli, l’accesso alla cultura, il potersi fare una famiglia» era stato il forte monito da Piazza Matteotti, ricordando che se «non dobbiamo essere ladri di noi stessi», non rubare la dignità umana" ma allo stesso modo il dovere di non rubare sta in capo "all’intera società che è insolvente".

Questa mattina, invece, nell'omelia ha voluto ricordare che "Il bisogno di carità c'è sempre stato ma adesso è in fasce sempre più larghe e preoccupanti" quindi rivolto ai tanti volontari presenti ha sottolineato che "c'è molto bisogno di volontariato" ma chi lo pratica non deve scoraggiarsi "perché i problemi sono più grandi di noi. Spargete il seme multiforme della carità anche se i risultati non sempre li potete vedere; anche se a volte vi sembra che tutto rimanga come prima, non temete. Non si scoraggi il vostro cuore perché seminare il bene non è mai inutile ed inefficace. I solchi di ogni uomo sono misteriosi e solo Dio li conosce. A noi il lavoro, a Dio il frutto".

 

Al termine della messa, Bagnasco ha speso ancora parole sulla crisi e sulla carità anche come dimensione pedagogica e formativa: "Il servizio è sempre più crescente e richiederebbe più energie, più risorse e più fantasia" ha detto, aggiungendo infine una sollecitazione al mondo giovanile "perché l'esperienza del servizio è fortemente educativa – è stato il suo ammonimento – e questa vale per tutti, ancora di più per i giovani che devono prepararsi alla vita nel modo più ralistico e concreto possibile" imparando "che la vita non è una passeggiata trionfale per nessuno".

 

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