La diocesi di Modena mette all’indice il libro di Socci

31/10/2014

di Andrea Zambrano

Nota dopo la presentazione dello scrittore in parrocchia. «Prendiamo le distanze». Ma la curia non disse nulla per l'incontro pro aborto. E nella libreria diocesana va a ruba.

La diocesi di Modena mette all'indice il libro di Socci

Il giornalista e scrittore Antonio Socci

MODENA – Può un libro di Antonio Socci mettere così tanta paura da costringere una diocesi a bollare come non gradita la sua presentazione in una parrocchia? Quello che è successo a Modena ha il sapore dell'anatema, ma quel che non si capisce è per quale motivo un incontro alla luce del sole, che ha visto la presenza di oltre 400 fedeli, debba meritare l'umiliazione di vedersi scritto nero su bianco sul settimanale diocesano “Nostro Tempo” la censura del “non placet”. E' questa la reazione che la Diocesi di Modena ha deciso di mettere in campo dopo la presentazione  del libro di Antonio Socci. 

Lo scrittore cattolico ha presentato domenica scorsa il suo nuovo libro “Non è Francesco” nei locali della parrocchia dello Spirito Santo ospite del Nuovo Emporio Cattolico. Presenti anche alcuni sacerdoti, tra cui il parroco. Due ore di appassionata «difesa della Chiesa dagli anticlericali improvvisamente diventati bigotti» e del Magistero del beato Paolo VI, di San Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI. Queste le intenzioni dello scrittore senese che ha parlato anche delle controverse questioni del Sinodo sulla famiglia che hanno fatto “litigare” i vescovi. Ma ha parlato anche di Papa Francesco e della difficoltà sua e di tanti cattolici a comprendere appieno alcune uscite mediatiche di Bergoglio che, come spiegato dallo stesso parroco don Giorgio Bellei vanno distinte dal Magistero.

Eppure questo non è bastato alla diocesi, la quale, senza entrare nel merito di affermazioni o tesi espresse, ha scritto nero su bianco di «prendere le distanze dalle argomentazioni che l'autore propone» e giudica «grave siano stati messi a disposizione gli ambienti parrocchiali per esporre opinioni che tendono a creare confusione e fomentare disorientamento tra i fedeli». 

Una presa di posizione dura. Ma forse eccessiva. Anche a giudicare dal fatto che lo stesso Socci ha detto di aver scritto il libro per amore della Chiesa e perché lo stesso Papa Francesco ha invitato i fedeli a «importunare i pastori perché vi diano il latte della dottrina e della grazia». Socci infatti ha confidato di pregare ogni giorno per Papa Francesco e ha sottolineato anche la sua straordinaria capacità  di comunicare quel “magistero dei gesti” che a volte è capace di convertire più di mille trattati. 

Ma ha rivendicato anche il suo diritto di battezzato che ha preso “botte” a destra e a manca per difendere la Chiesa, di chiedersi che cosa significhi la coesistenza di due papi, oppure di alzare la mano per sottolineare quel che rischia di disorientare i fedeli, a cominciare dalle dimissioni di Benedetto XVI. A queste Socci dedica la prima parte del libro, facendo riflettere che restano ancora misteriose e che sulla solitudine di Ratzinger al momento della decisione non si è mai riflettuto appieno. Lo scrittore senese ha così rivendicato la sua libertà di avanzare, in coscienza, domande o chiarimenti per alcune espressioni o decisioni di Francesco, che non gli sono sembrate, e a giudicare dagli applausi ricevuti sono sembrate a molti, inopportune o fonte di fraintendimenti, come il celebre “chi sono io per giudicare” o le interviste a Scalfari sui temi di Dio, coscienza e proselitismo, l'intervista a De Bortoli sui principi non negoziabili, alcune espressioni sui predecessori "che si circondavano di cortigiani", una frase che ha fatto molto soffrire Socci. Ma anche certe aperture alla Teologia della liberazione nel segno della misericordia, mentre contemporaneamente i Francescani dell'Immacolata vengono umiliati e puniti per la loro fedeltà alla doppia celebrazione della messa nella forma ordinaria e straordinaria. 

Socci ha poi chiarito che le evidenze emerse circa alcuni passaggi del conclave, che renderebbero automaticamente nulla e invalida l'elezione stessa di Bergoglio, vedrebbero in realtà il pontefice vittima di questa situazione, che andrebbe spiegata e chiarita dai canonisti e non rigettata come ridicola senza alcuna spiegazione. Perché non si tratta di misteriosi retroscena, ma di fatti non smentiti sui quali bisognerebbe fare chiarezza, anche a tutela del Papa stesso per il quale Socci ha detto di aver nutrito simpatia fin dall'inizio. 

Chi scrive ha partecipato in qualità di moderatore della serata e non ha percepito alcuna furia dissacrante o eretico sbandamento nè da parte dell'autore nè da parte del pubblico. E non capisce perché nella Chiesa dove ormai si può parlare di tutto, attraverso passepartout chiamati "diaologo" o "misericordia" coi lontani, i vicini debbano essere umiliati se avanzano domande, suggeriscono criticità emerse e chiedono risposte ai propri pastori. 

In realtà la serata è stata la realizzazione del desiderio di riflettere sul momento drammatico che la Chiesa sta vivendo e di farlo dando a Papa Francesco tutto il rispetto e la venerazione che i cattolici hanno sempre messo in campo per i propri pontefici. 

Ma evidentemente la cosa non doveva passare. Strano, per una diocesi che ha invitato spesso don Andrea Gallo e che solo nel 2012 ha concesso gli spazi del Centro Famiglia di Nazareth al professor Carlo Flamigni per parlare di aborto e fecondazione assistita da una prospettiva totalmente anticlericale e anticristiana, senza ovviamente che si scatenasse alcuno scandalo. E ancor più strano se si pensa che il libro di Socci è venduto anche nelle librerie dehoniane a Modena che sono considerate la libreria della Diocesi e il cui direttore è stato fino a poco tempo fa segretario del vescovo. Anzi: "va a ruba", come la cassiera ha ammesso in questi giorni. 

 

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