La nuova battaglia di Meriam per le vittime delle persecuzioni religiose

28/09/2014 
Meriam Ibrahim

(©Lapresse)

(©LAPRESSE) MERIAM IBRAHIM

La donna sudanese condannata per non aver rinunciato alla fede cristiana e liberata dopo le pressioni internazionali, ha annunciato che si batterà per le altre perseguitate nel suo Paese

MAURO PIANTA
TORINO

Nessuno, meglio di lei, sa cosa significhi rischiare di morire per la propria fede. Meriam Ibrahim, la donna sudanese che grazie ad una campagna internazionale e all'intervento del governo italiano è stata salvata dall'impiccagione per apostasia, ha annunciato che intende battersi  in favore di altre vittime di persecuzione religiosa nel suo paese.

Parlando alla Bbc negli Usa, dove sta chiedendo asilo, ha dichiarato: «Ci sono altri che, in Sudan, sono in condizioni peggiori di quelle in cui ero io». La donna ha detto di sperare di poter tornare in Sudan, un giorno.

«Il giudice mi diceva che era necessario che mi convertissi all'islam», ha rievocato Meriam, figlia di un musulmano, ma cresciuta come cristiana dalla madre e sposa di un uomo della stessa religione invisa alle autorità sudanesi: una situazione che aveva portato alla condanna per abbandono della religione islamica. «Questi avvertimenti» del giudice «mi fecero capire che sarei stata condannata a morte», ha raccontato ancora Ibrahim come riferisce il sito della Bbc. «È triste – ha detto ancora – ma tutto ciò è avvenuto nell'ambito della legge: invece di proteggere la gente, la legge la danneggia».

E in un’altra intervista rilasciata nei giorni scorsi a Fox News Network, rispondendo alla domanda di chi le chiedeva se avesse temuto di morire, ha detto: «Fede significa vita. Se non si ha fede, non si è vivi».

La condanna della donna, divenuta madre di una bambina in carcere, aveva suscitato proteste a livello internazionali fino alla scarcerazione, avvenuta in giugno. La donna giunse in Italia con un aereo di stato dove fu accolta dal premier Matteo Renzi e del ministro degli esteri Federica Mogherini ed ebbe un incontro con il papa Francesco prima di partire per gli Stati Uniti.

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