La teologa Brenninkmeijer-Werhahn: il sinodo sia luogo di dialogo

14/09/2014 
Vescovi e sinodo

 

(©Lapresse)

(©LAPRESSE) VESCOVI E SINODO

 

La fondatrice dell’Intams di Bruxelles-Lovanio: Prestiamo abbastanza attenzione ai caratteri imperfetti, deboli e peccaminosi che possono esistere in una famiglia? “Non sprechiamo tempo e energia nelle dispute interne”

IACOPO SCARAMUZZI
CITTÀ DEL VATICANO

Al sinodo straordinario sulla famiglia, che si svolgerà in Vaticano dal 5 al 19 ottobre prossimi, servono "un dialogo e uno scambio aperti e sinceri", che concretizzi il principio della "collegialità" tra i vescovi proprio del Concilio vaticano II e aiuti i padri sinodali ad ascoltare "suggerimenti" e anche "critiche" da parte dei fedeli laici. Un metodo di lavoro che dovrebbe poi continuare, con una sorta di "cammino mondiale" di confronto nella Chiesa cattolica, fino al sinodo ordinario che si svolgerà, sempre sui temi della famiglia, nell'ottobre 2015. E' l'auspicio di Aldegonde Brenninkmeijer-Werhahn, teologa e sociologa olandese (ha studiato a Dortmund, in Germania, e a Lovanio, in Belgio), fondatrice e direttrice della International Academy for Marital Spirituality (Intams) di Bruxelles, e dal 2005 cattedra alla Università cattolica di Lovanio, think tank cattolico che alle tematiche del prossimo sinodo ha dedicato una pubblicazione con contributi di specialisti di tutto il globo. “Prestiamo abbastanza attenzione ai caratteri imperfetti, deboli e peccaminosi che possono esistere in una famiglia?”, si domanda. Che si tratti della comunione ai divorziati risposati, delle coppie omosessuali o della difficoltà di molti fedeli sulla contraccezione, Brenninkmeijer-Werhahn, auspica, in una intervista a Vatican Insider (a fondo pagina il pdf della versione integrale in inglese), un atteggiamento di fondo di "immaginazione, libertà, amore": "Dobbiamo stare attenti a non sprecare il nostro tempo e la nostra energia in dispute interne". E discernere, come dice Papa Francesco, “ciò che viene realmente da Dio”.

“Ancora una volta, il Papa ha stupito molti dei fedeli con il suo straordinario dono di essere capace di aprire la Chiesa ad una questione di ampio interesse, ossia la famiglia e il matrimonio”, afferma la teologa, che esprime due auspici di metodo sul sinodo straordinario. Primo, che venga ben distinta la funzione della prima settimana da quella della seconda settimana. Nella prima, al fine di rispettare le “singolarità e le culture”, “i gruppi di discussione potrebbero essere composti su base continentale, e all’interno di ogni continente su base linguistica”: “Sarebbe benefico che ogni continente avesse un relatore. Il suo compito sarebbe quello di presentare una sintesi delle discussioni alla fine della prima settimana. Questi riassunti costituirebbero poi l’agenda della seconda settimana. Il valore della seconda settimana è enorme, ossia fissare un’agenda concreta per il secondo sinodo del 2015”. Questo modo di procedere “aumenterebbe la possibilità di uno scambio e un dialogo aperti e sinceri, evitando che la visione europea sul matrimonio e la vita di famiglia si impongano come norma”. Il secondo auspicio di Brenninkmeijer-Werhahn è solo apparentemente minimalista: che “al primo sinodo non venga presa alcuna decisione definitiva, ma piuttosto che, tramite la convocazione di un primo sinodo da parte del Papa, sarà ancora una volta possibile creare una base tra i vescovi per una riflessione prima di tutto sulla collegialità, la sinodalità e la sussidiarietà, in linea con il Concilio vaticano II”. In questo senso, “la mia speranza per l’iniziativa del Papa sarebbe che nel periodo tra i due sinodi venisse lanciato un cammino mondiale di riflessione, dialogo e lavoro comune in base all’agenda del secondo sinodo”.

Il primo passo per questo “sensus fidei” è stato il questionario inviato dalla segreteria del Sinodo alle diocesi di tutto il mondo, “molto apprezzato attraverso il mondo cattolico”. Molti vescovi e molte conferenze episcopali lo hanno diffuso capillarmente, fatto discutere e circolare, ma ci sono anche state alcune conferenze episcopali che hanno “preferito rispondere al questionario senza coinvolgere molto il laicato, raccogliendo le sole risposte del clero”, scelta “deplorevole” poiché “il tema del sinodo riguarda così direttamente la vita delle coppie e delle famiglie”.

Nel merito, Brenninkmeijer-Werhahn non evita i temi più controversi sul tappeto, a partire dalla comunione ai divorziati risposati. “Entrambe le Chiese, quella latina e quella ortodossa, sono convinte dell’insegnamento del Vangelo sul valore della fedeltà matrimoniale. Entrambe mantengono la indissolubilità del matrimonio, entrambe credono che non cessi di esistere il carattere sacramentale del primo matrimonio”. La Chiesa ortodossa, di conseguenza, ha sviluppato una prassi, fondata sulla propria tradizione secolare, di “benedizione” di seconde o terze nozze, che non è un “superficiale premio di consolazione” ed è preceduto da un “intenso periodo di penitenza, riflessione e reciproco perdono”. Sarebbe pertanto “molto utile che la Chiesa latina nel momento presente riflettesse nuovamente sul significato della dottrina dell’indissolubilità del matrimonio e sull’importanza di un appropriato accompagnamento pastorale”.

Quanto alla crisi della famiglia, nella società contemporanea e nella storia, “le coppie sposate e le loro famiglie sanno fin troppo bene che una Chiesa domestica è fondata non solo su una theologia gloriae ma anche su una realistica theologia crucis. Prestiamo abbastanza attenzione ai caratteri imperfetti, deboli e peccaminosi che possono esistere in una famiglia? La Chiesa domestica appartiene solo alle famiglie perfette, perché le altre non corrispondono pienamente alle caratteristiche ideali della Chiesa?”. Questioni alle quali se ne aggiunge un’altra di fondo: “I vescovi e i pastori accettano i suggerimenti e le critiche dai fedeli laici? La mia speranza è che i vescovi del sinodo abbiano la capacità di sentire cosa lo Spirito di Dio vuole dire a loro e a noi. Un problema nella sfera ecclesiale è che troppo a lungo abbiamo coltivato un modo di pensiero dall’alto, invece di riconoscere anche un approccio dal basso”.

Aldegonde Brenninkmeijer-Werhahn spera che i padri sinodali riconoscano che “i fedeli trovano la propria fede in Gesù Cristo e nella sua chiesa importanti e di aiuto per la condotta delle loro vite. In generale, sono fedeli all’alto valore del matrimonio e della famiglia, ma – risponde la teologa in merito alla contraccezione – rifiutano il modo in cui la Chiesa gerarchica tratta varie questioni, come la questione della pianificazione famigliare nella Humanae vitae o altre sfide. L’enciclica non può essere scartata via, poiché contiene così tante affermazioni importanti sulla fede. Ma la questione è – per citare Papa Francesco al punto 119 della Evangelii Gaudium – se abbiamo fatto sufficiente discernimento su ‘ciò che viene realmente da Dio’. E ciò è possibile solo se prendiamo in considerazione le circostanze individuali della vita delle persone e ciò di cui sono concretamente capaci”.

Sul controverso tema della omosessualità, “abbiamo bisogno di più coraggio in Europa, per parlare con convinzione di valori e promuovere i valori che ci sono cari”, afferma la direttrice di Intams. “Credo – aggiunge – che tutti conosciamo famiglie nelle quali i figli all’improvviso scoprono una sessualità differente. Ciò presenta enormi sfide ai genitori e alle loro famiglie. Ma cacceresti tuo figlio o tua figlia adulta dalla case dei genitori e gli rifiuteresti l’ospitalità – soprattutto, se desiderano entrare in modo sincero e molto responsabile in una relazione dello stesso sesso?”.

Il rischio che il sinodo si areni su contrapposizioni tra una maggioranza conservatrice e una minoranza riformista, nord Europa contro resto del mondo, bergogliani e anti-bergogliani, teologi e canonisti contro pastori e laici? “Il potere spesso nasconde l’ansia e il timore verso il rinnovamento, la non volontà di ascoltare e imparare”, risponde Brenninkmeijer-Werhahn. “Ci si ritira nei propri pensieri. La speranza, al contrario, adotta immaginazione, libertà e amore. La speranza dà forza e la moltiplica. La nostra Chiesa in questo momento è troppo frammentata in diversi modi; dobbiamo essere cauti a non sprecare il nostro tempo e la nostra energia in dispute interne. Più lo facciamo e meno predichiamo il Vangelo. Portare la Chiesa, il popolo di Dio, insieme è il più grande compito di Papa Francesco”. In questo senso, il principale auspicio della direttrice di Intams è che al sinodo di ottobre “venga interiorizzato il principio della collegialità – il principio al quale il Concilio vaticano II mirò e che praticò – prima di risolvere questioni come il matrimonio e la famiglia”.

Precedente Il Papa all’Angelus: Quando impareremo la lezione della guerra? Successivo Islam, la lezione di Oriana Fallaci