La verità sul commissariamento dei Francescani dell’Immacolata

24/09/2013 
 
Francescani dell'Immacolata

FRANCESCANI DELL'IMMACOLATA

Pubblicati i dati sul questionario interno: sulla messa antica il 64% dei frati aveva affermato che esistono problemi e ben il 77% di questi ha detto che si potevano risolvere solo con un Capitolo straordinario o col commissariamento

ANDREA TORNIELLI
CITTÀ DEL VATICANO

 
Sono numeri significativi, che smentiscono clamorosamente tanti articoli e tante invettive apparse negli ultimi due mesi su blog e siti vicini al mondo tradizionalista: quei siti e quei blog che hanno cercato di ridurre la vicenda interna ai Francescani dell'Immacolata come l'iniziativa di un pugno di frati allergici alla messa antica e per questo trasformatisi in «traditori».

Lo scorso 19 settembre, nel corso dell'udienza del segretario della Congregazione dei religiosi con il commissario dei Francescani dell'Immacolata, le autorità vaticane hanno autorizzato la pubblicazione dei dati statistici emersi dal questionario che il visitatore apostolico aveva sottoposto a tutti i frati di voti perpetui dell'Istituto. Il questionario era imperniato su quattro domande a scelta multipla, suggerite dall'allora Procuratore generale dei Francescani dell'Immacolata. Il risultato è eloquente e dimostra perché la Santa Sede abbia deciso di intervenire commissariando l'Istituto.

Il primo punto riguardava lo «stile di governo del superiore generale», il fondatore dell'Istituto, padre Stefano Manelli. Il 39% dei frati ha risposto che tutto va sostanzialmente bene, mentre il 61% ha scritto che esistono problemi. Il 26% di questi ultimi ha affermato che i problemi sono risolvibili dal Capitolo generale ordinario (previsto per il giugno 2014), mentre il 74% ha risposto che per risolverli è necessario o un Capitolo generale straordinario (urgente, prima della scadenza naturale) o il commissariamento.

 Per quanto riguarda la decisione di padre Manelli di estendere a tutto l'Istituto l'uso della messa antica e del breviario antico, i frati hanno risposto: il 36% che tutto va sostanzialmente bene, il 64% che esistono problemi. E questi problemi sono considerati risolvibili per il 23% dei frati da un Capitolo generale ordinario, mentre il 77% ha chiesto che vengano affrontato o da un Capitolo straordinario o attraverso il commissariamento.                         

Ancora, per quanto riguarda le decisioni del superiore generale e fondatore, padre Manelli, circa la formazione dei giovani religiosi e dei candidati al sacerdozio, i frati hanno risposto per il 48% che tutto va sostanzialmente bene, per il 52% che esistono problemi. E questi ultimi sono risolvibili dal Capitolo generale ordinario per il 27% dei frati, mentre per il 73% serve o un Capitolo straordinario o il commissariamento. 

Infine, per quanto riguarda i rapporti del superiore generale con la congregazione delle suore Francescane dell'Immacolata, il 47% dei frati sostiene che tutto vada bene, il 53 per cento che esistano problemi, per l'85 per cento dei quali risolvibili con un Capitolo straordinario o con il commissariamento.

 
Dopo la pubblicazione su Vatican Insider di un'intervista con il nuovo segretario generale dell'Istituto, padre Alfonso Bruno (tra coloro che oggi chiedono una verifica interna per tornare al carisma originario), qualcuno dall'interno dell'Istituto aveva fatto filtrare un documento, una lettera datata 29 maggio 2013, nella quale si esprimevano critiche al modo con cui era state condotte la visita apostolica e il questionario. Un testo che portava anche la firma di padre Bruno, additato dunque come un voltagabbana.

Quella lettera era stata spedita solo tre mesi dopo che era avvenuto lo spoglio del questionario e quando la Santa Sede aveva già preso le sue decisioni: le firme erano state raccolte in fretta. «La firma unanime dei membri del Consiglio e del Procuratore Generale allora in carica – viene ora affermato – non confligge con il giudizio critico di chiunque degli stessi maturato a posteriori in scienza e coscienza contro la velleità di impugnare la visita apostolica stessa». Subito dopo averla firmata su sollecitazione dei superiori, padre Alfonso Bruno aveva infatti fatto sapere immediatamente alla Santa Sede di non condividerla.

Dalla pubblicazione – autorizzata – dei dati del questionario emerge con chiarezza che esistono seri problemi interni. Come pure emerge quanto pretestuosa sia la campagna organizzata da coloro che hanno gridato allo scandalo per il commissariamento vaticano sull'Istituto e per la concomitante decisione del Papa di restringere la facoltà di celebrare la messa antica, sottoponendola a un'autorizzazione del superiore, cioè del commissario. Campagna culminata con appelli pubblici ai frati perché disobbediscano alle indicazioni della Santa Sede e con attacchi verbalmente violenti contro i pochi presunti «traditori» interni. Non si deve infine dimenticare che la messa antica nelle chiese officiate dai Francescani dell'Immacolata continua a essere autorizzata là dove vi siano gruppi stabili di fedeli che la seguono, come previsto dal motu proprio «Summorum Pontificum» di Benedetto XVI.

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