L’agnosticismo del “cardinale” Marx: la percezione della dottrina può cambiare

  Nuovo articolo su Radio Spada

 by ricciotti

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Secondo il “cardinale” Marx, intervistato da Famiglia “Cristiana” per la questione degli adulteri (loro li chiamano “divorziati risposati”), «[…] il Magistero della Chiesa non è una raccolta statica di frasi, ma si sviluppa e dunque la dottrina viene capita e recepita in modo diverso. La verità non è un sistema, ma una persona. E’ il Vangelo dunque che non cambia, ma la percezione della dottrina può cambiare. E a proposito del Vangelo siamo sicuri di aver scoperto tutto?».

Giustamente, per circa 20 secoli  i Papi (molte volte Santi), i Dottori ed i Santi non hanno «scoperto tutto del Vangelo». Adesso ne siamo sicuri perché ce lo ha detto  Marx, stipendiato come “cardinale” dal Vaticano di Bergoglio e Ratzinger, il quale MArx lascia intendere che lui ha «scoperto tutto del Vangelo».

Abbiamo anche capito che «il Magistero non è una raccolta di frasi», pertanto l’Enchiridion symbolorum, definitionum et declarationum de rebus fidei et morum, in forma più abbreviata Enchiridion Symbolorum, citato oggi anche come Denzinger-Schönmetzer NON sarebbe una raccolta cattolica del Magistero della Chiesa , contro la definizione descrittiva stessa del testo. Bisogna avvisare l’editore EDB di cambiare intro (sic!). Scriviamo in massa.

Davvero “illuminante”  la rivelazione di Marx: «[…] il Magistero si sviluppa e dunque la dottrina viene capita e recepita in modo diverso». Ma il Magistero non era il potere conferito da Cristo agli apostoli ed ai loro successori di esporre, custodire e difendere la dottrina della rivelazione in modo autentico, presentandola come oggetto di fede per il conseguimento della salvezza. Questo potere di insegnamento è di istituzione divina immutabile.

Noi sapevamo anche che  lo Spirito Santo NON è stato promesso ai successori di Pietro per rivelare, con la sua ispirazione, una nuova dottrina, ma per custodire con scrupolo e per far conoscere con fedeltà, con la sua assistenza, la rivelazione trasmessa dagli Apostoli, cioè il deposito della fede. Fu proprio questa dottrina apostolica che tutti i venerabili Padri abbracciarono e i santi Dottori ortodossi venerarono e seguirono, ben sapendo che questa Sede di San Pietro si mantiene sempre immune da ogni errore in forza della divina promessa fatta dal Signore, nostro Salvatore, al Principe dei suoi discepoli: “Io ho pregato per te, perché non venga meno la tua fede, e tu, una volta convertito, conferma i tuoi fratelli” (Costituzione dogmatica Pastor Aeternus, Pio IX, Concilio Vaticano). Oggi non è più così, quindi gli adulteri non fanno più peccato mortale perché la dottrina era stata capita e recepita in modo diverso per circa 1950 anni.

Sempre secondo Marx: «La verità non è un sistema, ma una persona» ??? A si? E di che etnia? Della “Mongolia”?

Aggiunge: «E’ il Vangelo dunque che non cambia, ma la percezione della dottrina può cambiare». Come? Ma se è eretico chi va contro la dottrina rivelata e DEFINITA, come fa a cambiare una legge divina che è basata sul Vangelo e che si è sempre creduta tale, immutabile, per 1950 anni circa, nonché definita dalla Chiesa? Quindi erano stupidi i processori di Marx, Bergoglio, ecc…?

Inoltre:

1) «La dottrina della fede che Dio rivelò non è proposta alle menti umane come una invenzione filosofica da perfezionare, ma è stata consegnata alla Sposa di Cristo come divino deposito perché la custodisca fedelmente e la insegni con Magistero infallibile. Quindi deve essere approvato in perpetuo quel significato dei sacri dogmi che la Santa Madre Chiesa ha dichiarato, né mai si deve recedere da quel significato con il pretesto o con le apparenze di una più completa intelligenza. Crescano dunque e gagliardamente progrediscano, lungo il corso delle età e dei secoli, l'intelligenza e la sapienza, sia dei secoli, sia degli uomini, come di tutta la Chiesa, ma nel proprio settore soltanto, cioè nel medesimo dogma, nel medesimo significato, nella medesima affermazione […] Se qualcuno dirà che le discipline umane devono essere trattate con tale libertà che le loro asserzioni, anche se contrarie alla dottrina rivelata, possono essere ritenute vere e non possono essere condannate dalla Chiesa: sia anatema. […] Se qualcuno dirà che può accadere che ai dogmi della Chiesa si possa un giorno – nel continuo progresso della scienza – attribuire un senso diverso da quello che ha inteso e intende dare la Chiesa: sia anatema». (Costituzione dogmatica Dei Filius, Pio IX, Concilio Vaticano).

2) «A questo proposito san Girolamo dice: "Colui che promette di essere coi suoi discepoli sino alla fine del mondo, fa chiaramente intendere che essi sempre vivranno, e che egli non si allontanerà mai dai credenti". Le quali cose come mai si sarebbero potute verificare nei soli apostoli, soggetti anch’essi per l’umana condizione alla morte? Era dunque nei disegni della provvidenza divina che il Magistero, istituito da Gesù Cristo, non finisse con la vita degli apostoli, ma fosse perpetuo. Infatti noi lo vediamo propagarsi e passare per tradizione, diremo così, di mano in mano. Gli apostoli perciò consacrarono dei vescovi, e nominatamente designarono coloro che dovevano succedere loro fra non molto nel "ministero della parola" […]”Niente vi può essere di più pericoloso di questi eretici, i quali, mentre percorrono il tutto (della dottrina) senza errori, con una sola parola, come con una stilla di veleno, infettano la pura e schietta fede della divina e poi apostolica tradizione”. Tale appunto fu sempre il modo di comportarsi della Chiesa, e ciò anche per l’unanime giudizio dei santi padri, i quali ebbero sempre in conto di scomunicati ed eretici tutti coloro, che anche per poco si allontanarono dalla dottrina proposta dal legittimo Magistero. Epifanie, Agostino, Teodoreto ci diedero un lungo catalogo delle eresie dei loro tempi […]Da quanto si è detto appare dunque che Gesù Cristo istituì nella Chiesa “un vivo, autentico e perenne Magistero”, che egli stesso rafforzò col suo potere, lo informò dello Spirito di verità e l’autenticò coi miracoli; e volle e comandò che i precetti della sua dottrina fossero ricevuti come suoi. Quante volte dunque questo Magistero dichiara che questo o quel dogma è contenuto nel corpo della dottrina divinamente rivelata, ciascuno lo deve tenere per vero, poiché, se potesse essere falso, ne seguirebbe che Dio stesso sarebbe autore dell’errore dell’uomo, il che ripugna […] Per questo i padri del concilio Vaticano nulla hanno decretato di nuovo, ma solo ebbero in vista l’istituzione divina, l’antica e costante dottrina della Chiesa e la stessa natura della fede, quando decretarono: "Per fede divina e cattolica si deve credere tutto ciò che si contiene nella parola di Dio scritta o tramandata, e viene proposto dalla Chiesa o con solenne definizione o con ordinario e universale Magistero come verità da Dio rivelata"». (Satis Cognitum, Leone XIII).

3) «A trarre poi in inganno gli animi una doppia tattica i modernisti usano: prima si sbarazzano degli ostacoli, poi cercano con somma cura i mezzi che loro giovino, ed instancabili e pazientissimi li mettono in opera. Degli ostacoli, tre sono i principali che più sentono opposti ai loro conati: il metodo scolastico di ragionare, l'autorità dei Padri con la tradizione, il magistero ecclesiastico. Contro tutto questo la loro lotta è accanita […]E questa maniera di fare a riguardo dei cattolici è tanto più odiosa perché nel medesimo tempo e senza modo né misura, con continue lodi esaltano chi sta dalla loro; i libri di costoro riboccanti di novità accolgono ed ammirano con grandi applausi; quanto più alcuno si mostra audace nel distruggere l’antico, nel rigettare la tradizione e il magistero ecclesiastico, tanto più gli dàn vanto di sapiente; e per ultimo, ciò che fa inorridire ogni anima retta, se qualcuno sia condannato dalla Chiesa non solo pubblicamente e profusamente lo encomiano, ma quasi lo venerano come martire della verità […]Chiunque in alcun modo sia infetto di modernismo, senza riguardi di sorta si tenga lontano dall'ufficio cosi di reggere e cosi d'insegnare: se già si trovi con tale incarico, ne sia rimosso. Parimente si faccia con chiunque o in segreto o apertamente favorisce il modernismo, sia lodando modernisti, sia attenuando la loro colpa, sia criticando la Scolastica, i Padri, il Magistero ecclesiastico, sia ricusando obbedienza alla potestà ecclesiastica, da qualunque persona essa si eserciti; e similmente con chi in materia storica, archeologica e biblica si mostri amante di novità» (Pascendi Dominici gregis, san Pio X)

4) «Nello stesso tempo però reca dispiacere il fatto che non pochi di essi, quanto più fermamente aderiscono alla parola di Dio, tanto più sminuiscono il valore della ragione umana, e quanto più volentieri innalzano l'autorità di Dio Rivelatore, tanto più aspramente disprezzano il Magistero della Chiesa, istituito da Cristo Signore per custodire e interpretare le verità rivelate da Dio. Questo disprezzo non solo è in aperta contraddizione con la Sacra Scrittura, ma si manifesta falso anche con la stessa esperienza […] Da quanto abbiamo detto è chiaro che queste tendenze non solo conducono al relativismo dogmatico, ma di fatto già lo contengono; questo relativismo e poi fin troppo favorito dal disprezzo verso la dottrina tradizionale e verso i termini con cui essa si esprime […]I Pontefici infatti – essi vanno dicendo – non intendono dare un giudizio sulle questioni che sono oggetto di disputa tra i teologi; è quindi necessario ritornare alle fonti primitive, e con gli scritti degli antichi si devono spiegare le costituzioni e i decreti del Magistero. Queste affermazioni vengono fatte forse con eleganza di stile; però esse non mancano di falsità […] Né si deve ritenere che gli insegnamenti delle Encicliche non richiedano, per sé, il nostro assenso, col pretesto che i Pontefici non vi esercitano il potere del loro Magistero Supremo. Infatti questi insegnamenti sono del Magistero ordinario, di cui valgono poi le parole: “Chi ascolta voi, ascolta me” (Luc. X, 16); e per lo più, quanto viene proposto e inculcato nelle Encicliche, è già per altre ragioni patrimonio della dottrina cattolica. Dio insieme a queste sacre fonti ha dato alla sua Chiesa il vivo Magistero, anche per illustrare e svolgere quelle verità che sono contenute nel deposito della fede soltanto oscuramente e come implicitamente. E il divin Redentore non ha mai dato questo deposito, per l’autentica interpretazione, né ai singoli fedeli, né agli stessi teologi, ma solo al Magistero della Chiesa. Se poi la Chiesa esercita questo suo officio (come nel corso dei secoli è spesso avvenuto) con l’esercizio sia ordinario che straordinario di questo medesimo officio, è evidente che è del tutto falso il metodo con cui si vorrebbe spiegare le cose chiare con quelle oscure; anzi è necessario che tutti seguano l’ordine inverso. Perciò il Nostro Predecessore di imperitura memoria Pio IX, mentre insegnava che è còmpito nobilissimo della teologia quello di mostrare come una dottrina definita dalla Chiesa è contenuta nelle fonti, non senza grave motivo aggiungeva le seguenti parole: “in quello stesso senso, con cui è stata definita dalla Chiesa” […] sarebbe veramente inutile deplorare le aberrazioni [dei novatori], se tutti, anche nel campo filosofico, fossero ossequienti con la debita venerazione verso il Magistero della Chiesa, che per istituzione divina ha la missione non solo di custodire e interpretare il deposito della Rivelazione, ma anche di vigilare sulle stesse scienze filosofiche perché i dogmi cattolici non abbiano a ricevere alcun danno da opinioni non rette» (Humani Generis , Pio XII).

Tanto per concludere, l’irriverente Marx, per sua stessa ammissione agnostico (come emerge evidentemente dalle sue odierne elucubrazioni), chiude con: «Ciò che conta è vivere in fedeltà un’unione. E non si può dire che questo non ha valore perché si tratta di un’unione omosessuale». Quindi, secondo Marx, conta la fedeltà in una coppia “gay”. Lui dice: «se per 35 anni sono stati fedeli uno all’altro, se uno cura l’altro fino alla fine della vita, come Chiesa cosa devo dire? Che non ha nessun valore? Questo non può essere vero». Dunque, se due persone dello stesso sesso reiterano il peccato impuro contro natura e manifestano pubblicamente lo scandalo verso i pusilli per 35 anni, Dio li perdonerebbe perché sono fedeli. Ecco i controvalori della "controchiesa CV2". Sarebbero fedeli nel peccato mortale come reprobi e notori scandalizzatori, ma condonati da Dio dal peccato per fedeltà. Secondo questa logica (nell’esempio mi riferisco ad un peccato meno grave) il rapinatore, che mensilmente rapina sempre la stessa banca, fa bene ed ha il peccato condonato da Dio perché è fedele alla sua vittima ogni mese. Complimenti!

Ecco dove finisce l’8×1000, anche nelle tasche di gente come Marx!

CdP Ricciotti

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