Legionari: “Siamo pronti a cambiare come Francesco vorrà”

27/12/2013 
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Padre Benjamín Clariond descrive il nuovo corso alla vigilia del Capitolo che ne muterà la struttura a partire dall'8 gennaio

GIACOMO GALEAZZI
CITTÀ DEL VATICANO

A Benjamín Clariond, 40 anni, direttore dell'ufficio internazionale della comunicazione istituzionale dei Legionari di Cristo e segretario della commissione per la riforma delle costituzioni della congregazione è stato affidato il difficile compito della riforma 

Com'è cambiata la Legione dopo la scoperta degli scandali relativi alla vita del fondatore Maciel, riconosciuto colpevole di gravissimi abusi?

"La storia ha inizio nel 2006 quando la Dottrina della fede ha imposto a padre Maciel una vita di penitenza. La reazione di tutti noi fu, inizialmente di stupore e di sconcerto, ma allo stesso tempo di obbedienza alla volontà del Papa. Non immaginavamo ciò che sarebbe emerso poco dopo riguardo alla sua condotta di vita. Nel 2008 muore p. Maciel dopo una lunga  malattia  e un anno dopo ci viene confermato che aveva una figlia. Nel 2010, su richiesta del Santo Padre,  vengono inviati cinque vescovi in visita apostolica. Nello stesso periodo  il governo centrale dei Legionari e i direttori territoriali presa coscienza delle sofferenze provocate dal fondatore hanno deciso di scrivere una lettera aperta per invocare il perdono assumendosi l’impegno di ripare dove possibile e cambiare quello che nel suo interno non andava bene. Forse nel Capitolo questo punto si dovrà riprendere".

Quali sono stati gli esiti della visita apostolica?

”Al termine della visita apostolica, la Santa Sede ha riconosciuto che la maggioranza dei Legionari agivano correttamente ma che c’erano alcuni aspetti della vita della Legione da riformare". Serviva una riflessione sul  carisma della Congregazione, cioè una revisione delle Costituzioni. Il cardinale Velasio De Paolis, nostro delegato pontificio, ha pertanto costituito una commissione per la revisione delle costituzioni .Da qui ha avuto inizio il nostro cammino  comune di riflessione sulle nostre costituzioni. Abbiamo riflettutto su ciò che siamo, sulla nostra identità, sul nostro modo di vivere. A questo processo hanno partecipato tutti i Legionari, nelle varie comunità, per individuare cosa mettere nei codici. Questa elaborazione è durata tre anni. La commissione ha presentato una serie di fascicoli per la discussione e una proposta di rinnovamento. Ogni comunità territoriale ha prodotto  una sintesi e la commissione centrale dopo aver valutate  tutte le ha presentate alla commissione plenaria presiueduta dal Card. De Paolis con la partecipazione dei canonisti Gianfranco Ghirlanda e Agostino Montan. Siamo molto riconoscenti per il loro contributo in questo processo".

Qual è il compito delle costituzioni?

“Devono custodire e approfondire il carisma, la formazione, la missione dell’Istituto. Ma, cos’è un carisma? Nel numero 92 di Vita Consecrata, Giovanni Paolo II ha chiarito che ogni carisma esplicita in modo particolare un mistero della vita di Cristo e lo rende presente alla Chiesa intera. Noi Legionari così come tutto il Regnum Christi, ci ritroviamo nel mistero di Cristo che annuncia il Regno di amore, vincendo l'odio e il peccato. Cioè il Cristo della vita pubblica che chiama gli altri a collaborare alla missione. Il nostro carisma è la regalità di Cristo che esorta ad essere missionari. Per questo la festa dei Legionari è quella di Cristo Re, ultima domenica del tempo ordinario. Strettamente legato al nostro carisma è la devozione al Sacro Cuore: l'esperienza personale di Cristo ci spinge ad uscire da noi stessi per annunciare il Regno e collaborare a questo annuncio con tutti gli altri battezzati".

Il Regnum Christi è composto da sacerdoti Legionari di Cristo, persone consacrate e laici. Come sono cambiate le relazioni fra le varie componenti?

"Il processo di revisione ha toccato tutte le componenti del Regnum Christi perchè “ come ha detto il Cardinale De Paolis non si può comprendere una senza l’altra”. Da questa visione unitaria si è passati a definire le modalità di vita di ciascuna componente che è scaturita, una maggiore autonomia di ognuna rispetto ai sacerdoti per la vita interna. Tra i punti della riforma complessiva, c'è l'esercizio dell'autorità. Essi, i laici consacrati e le consacrate ora hanno un governo autonomo. Da un punto di vista apostolico però rimane la collaborazione proattiva, proprio perchè la ricchezza del movimento è nella sua unità e complementarietà tra le diverse vocazioni.

La Santa Sede vi ha chiesto di rivedere anche la formazione dei seminaristi. Perché?

"La formazione doveva essere  aggiornata ed ancora oggi è in via di definizione, diciamo che sono stati delineati i binari ma ancora c’è da approfondire il percorso. Adesso si garantisce più maggiore distinzione fra foro estero e foro interno. Si sono avverati cambiamenti anche nella struttura del nostro seminario a Roma. Possiamo dire poi che prima si privilegiava l'attività apostolica rispetto agli studi. Adesso c'è anche una maggior senso di partecipazione alla Chiesa locale e viene dato al seminarista più responsabilità nel proprio percorso vocazionale. Abbiamo acquisito un maggior senso di realismo sui nostri limiti e sulle nostre capacità. Riconosciamo che nel nostro agire a volte c’era troppa presunzione. Inoltre è stato stabilito che la formazione spetta solo a chi è già sacerdote".

Quale ruolo ha papa Francesco in questa riforma?

"Il Pontefice è la nostra certezza, lo è sempre stato in questa nostra storia. Quando ci sono tante voci sappiamo sempre che la sua è la voce da seguire per andare avanti. Con lui abbiamo la certezza del futuro.  Il Papa ci invita ad approfondire il rinnovamento e ci fa capire il senso del percorso. Appena il Capitolo avrà votato il testo costituzionale entro la fine di febbraio, il cardinale De Paolis lo porterà a Papa Francesco per la sua approvazione. Se il Papa ci chiederà di cambiare qualcosa, lo cambieremo. Sono l'amore e l'obbedienza al Papa e alla Chiesa che ci hanno permesso di svolgere questo processo di riforma. Abbiamo percepito sempre la sollecitudine paterna sia da Papa Benedetto XVI che di Francesco".

Quali sono i numeri della Legione di Cristo oggi?

"Abbiamo 4 vescovi, 961 sacerdoti e 1877 fra religiosi, novizi, candidati e studenti dei centri vocazionali. Abbiamo fondato 120 case in 22 Paesi. Mentre ci rinnoviamo, è stato trovato il modo di continuare anche per i laici la presenza e il servizio nella Chiesa".

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