“L’enigma di Maria è il silenzio dei Vangeli”

21/09/2013 
 
Santa Maria Maggiore la basilica vaticana dediata a Maria

SANTA MARIA MAGGIORE LA BASILICA VATICANA DEDIATA A MARIA

“Nelle scritture dice tre frasi in tutto, ma per duemila anni religiosi e storici si sono affannati a ricostruire la sua figura”

GIACOMO GALEAZZI
CITTÀ DEL VATICANO

Per Bulgakov «la nostra è la religione di Gesù e di Maria», mentre Karl Barth bolla la mariologia come «il tumore del cattolicesimo». Giovane ragazza ebrea, mortale e divina, simbolo di grazia, di tutte le virtù e dei valori cristiani. Maria è questo e molto altro. Due millenni di «informazioni» eppure Maria rimane un’enigma. Nei secoli uomini di religione e storici hanno scritto biblioteche di volumi cercando di ricomporre le notizie frammentate e a tratti discordanti che sono state tramandate sul suo conto.«Tra le figure celesti la più complessa è la ragazza visitata dall’angelo, sposa di un uomo che non era il padre di suo figlio, vergine e madre di Dio», afferma Corrado Augias. Dopo l’ Inchiesta su Gesù con Mauro Pesce (2006), sul Cristianesimo con Remo Cacitti (2008) e la Disputa su Dio con Vito Mancuso (2009), il giornalista e scrittore dialoga con Marco Vannini, studioso di mistica e di storia delle religioni. Nel saggio Inchiesta su Maria: la storia vera della fanciulla che divenne mito Augias indaga sul «mistero» di una «protagonista» poco citata nei vangeli e quasi assente negli Atti degli apostoli e nelle lettere di San Paolo. Oggetto di un culto senza pari, concepita senza peccato originale, assunta in cielo. Malgrado ciò, poco conosciuta nella sua dimensione storica.

Cosa affascina un non cristia­no come lei nella figura di Maria?

«E’ in assoluto la più importante figura femminile della tradizione religiosa occidentale. Rappresenta una presenza importante, protettiva e affettuosa anche per un non credente come me. Capire Maria significa penetrare nel cuore della fede cattolica: è il simbolo della grazia, è la Mater dolorosa che subisce il destino terribile di veder morire la creatura da lei generata. Una moltitudine di aspetti mette Maria al centro dell’esperienza culturale e religiosa della nostra civiltà. Eppure è largamente ignorata dai cattolici italiani».

Quali sono le letture utili per conoscere la Madonna?
«Innanzi tutto occorre risalire alle fonti: i vangeli canonici e quelli apocrifi. Nelle scritture Maria dice tre frasi in tutto… Vanno approfondite le ipotesi sulla biografia, il rapporto con la condizione femminile nella Palestina di duemila anni fa, con le altre donne della Bibbia, con la mitologia della Grande Madre. Le comunità protestanti hanno difficoltà ad accettare i dogmi dell’immacolata concezione e dell’assunzione, come pure la cooperazione di Maria e la preghiera a lei rivolta. La Chiesa ortodossa, invece, crede all’assunzione e alla santità immacolata di Maria (pur essendo contraria alla dogmatizzazione) e anche alla sinergia con Dio».

Consiglia al lettore un ap­proccio anti­devozionale?
«Consiglio di partire dal piano storico, senza varcare subito la soglia della trascendenza. Il culto di questa figura ha avuto uno sviluppo particolare nei paesi latini. E non è un caso che a Roma la colonna che celebra il dogma dell’Immacolata concezione si trovi davanti all’ambasciata di Spagna. Sono stati i fedeli spagnoli, infatti, a spingere più di tutti perché questa prerogativa semidivina di Maria venisse consacrata da un dogma. Anche l’iconografia sacra fu posta a sostegno del dogma dell’Assunzione. Pio XII, nel 1950, la considerò al pari delle fonti tradizionali, alla stregua degli scritti dei Padri e dei Dottori della Chiesa. Un’attribuzione d’importanza ribadita ed elaborata nei decenni successivi da Paolo VI, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. Scavare in queste dinamiche porta direttamente alle radici della nostra cultura e della nostra mentalità. Diciassette secoli di presenza costante della Madonna nella cultura e nell’arte hanno un’origine. E cioè nel terzo, quarto secolo, la spinta popolare ha indotto la Chiesa al potenziamento della figura di Maria».
Lei cosa ha letto prima di scrive­re «Inchiesta su Maria»? «
Tra i tanti volumi, segnalo i saggi molto critici di Renato Pierri: Nostra Signora di Lourdes. La Madonna che non conosceva il Vangelo e Nostra Signora di Fatima. La Madonna di un falso cristianesimo . E sul versante opposto, quello marcatamente apologetico, i libri mariani di Vittorio Messori: Ipotesi su Maria. Fatti, indizi, enigmi e Bernadette non ci ha ingannati. Un’indagine storica sulla verità di Lourdes ».

Quanto incide sul culto maria­no la Chiesa come gerarchia?
«Nei primi secoli le gerarchie ecclesiastiche capirono che c’era effettivamente un vuoto da colmare che era in netto contrasto con la centralità della madre nelle popolazioni mediterranee e latine. Figura complessa, nella sua semplicità, su cui a lungo si è dibattuto e che ha creato attorno a sé un alone di mistero. Per la copertina del libro, significativamente, abbiamo scelto un dipinto del Sassoferrato invece delle maestose Madonne di Raffaello o di Antonello da Messina. Simbolo dell’umiltà di Maria e del suo destino grandioso e tragico. Persino l’integrità fisica di Maria è un dogma su cui la Chiesa negli ultimi tempi non insiste più tanto. Ratzinger, da teologo dell’università di Tubinga, scrisse nell’ Introduzione al Cristianesimo del 1967: “La dottrina affermante la divinità di Gesù non verrebbe minimamente inficiata quand’anche Gesù fosse nato da un normale matrimonio umano”. Poi, divenuto Papa, cambiò idea, ma sono in tanti a non ritenere la verginità di Maria un elemento indispensabile al nucleo della fede cristiana. E così anche i più recenti dogmi dell’Immacolata Concezione e dell’Assunzione. Eminenti teologi concordano sul fatto che la verginità fisica di Maria non ha più grande importanza: rimane centrale semmai come riferimento spirituale alla purezza del cuore».

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