Lo “strappo” del pontefice che non va al concerto per lavorare

23/06/2013 

 

La sedia vuota

LA SEDIA VUOTA

Le ragioni dell'assenza di Bergoglio dall'aula Paolo VI

ANDREA TORNIELLI
CITTÀ EL VATICANO

 

Il trono papale color bianco e desolatamente vuoto al centro del corridoio dell'Aula Paolo VI descrive meglio di qualsiasi parola quanto accaduto in Vaticano. Fino a qualche settimana quell'immagine fa poteva essere presa a simbolo della rinuncia di Benedetto XVI e della sede vacante.

Da ieri rappresenta il gesto di un Papa che disdice all'ultimo minuto la presenza a un concerto perché ha «un'incombenza urgente» da trattare. Un Papa che ritiene il suo lavoro sui dossier e nei colloqui che sta svolgendo in vista del futuro assetto della Curia più importante di concedersi un'ora e mezza di relax ascoltando buona musica.

Musica della quale è appassionato fin da piccolo, da quando l'ascoltava per radio con la madre e i fratelli. È noto che Bergoglio non ha mai amato la mondanità e ha cercato di schivare, per quanto possibile, certe occasioni. Ma in questo caso aveva assicurato la sua presenza e la decisione di non percorrere i cinquanta metri che separano la Casa Santa Marta dall'Aula del concerto l'ha presa perché davvero impegnato alla scrivania. Di certo Francesco, fedele al suo nome e al suo stile, è alla vigilia di decisioni importanti, destinate nei prossimi mesi a cambiare il volto della Curia romana. Non si sente un sovrano ma un pastore: appena due giorni fa si è raccomandato che i vescovi non abbiano «la psicologia» del prìncipe.

Dopo l'annuncio della sua assenza, a un minuto dall'inizio del concerto, i musi lunghi fra dignitari, politici, sponsor e cardinali non si contavano;. La presenza nell'Aula del segretario particolare del Pontefice e soprattutto del suo medico personale fugavano ogni dubbio su possibili quanto improvvisi problemi di salute, dopo una mattinata densa di udienze e di incontri pubblici. La conferma degli impegni presi per domani è un'ulteriore riprova che ci troviamo di fronte a un nuovo piccolo grande strappo al protocollo di un Papa chiamato «dalla fine del mondo». Ed è rimasto se stesso, anche in Vaticano.

 
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