Minacce di Riina, la Cei si stringe attorno a don Ciotti. In nome di Francesco

1/09/2014 
Don Ciotti

(©Ansa)

(©ANSA) DON CIOTTI

Nota della Chiesa: «Vicinanza e impegno» per l’«azione coraggiosa e intelligente» del fondatore di Libera. Questa è «la Chiesa di Papa Bergoglio: no alle mafie senza timori»

DOMENICO AGASSO JR
TORINO

 

La Chiesa italiana non si fa intimorire da Totò Riina e dalle sue minacce mafiose, non esitando a fare scudo all’esponente simbolo della lotta alla criminalità organizzata combattuta nel nome del Vangelo: don Luigi Ciotti. Anche la Conferenza episcopale italiana (Cei) infatti esprime solidarietà e vicinanza al fondatore e leader di Libera e Gruppo Abele dopo la notizia delle intimidazioni subite da Salvatore “Totò” Riina. La Chiesa italiana si aggiunge così – tra gli altri – all'Associazione nazionale Funzionari di Polizia, Altromercato, Unitalsi, Miur, il premier Matteo Renzi, Uisp, vari esponenti politici, Avviso Pubblico, Azione cattolica; e poi al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che ha telefonato a don Ciotti trasmettendogli tutta la sua solidarietà per le minacce di morte ricevute.

 

Totò Riina (come riportato da la Repubblica) ha accostato la figura di don Ciotti a quella del beato don Giuseppe “Pino” Puglisi, assassinato da Cosa Nostra, dicendo: «Ciotti, Ciotti, putissimu pure ammazzarlo»; «È malvagio e cattivo – ha aggiunto al boss Alberto Lorusso suo compagno di passeggiate nell'ora d'aria nel carcere milanese di Opera – ha fatto strada questo disgraziato».

 

La Cei, «che in questi anni non ha mancato di far sentire la sua voce per educare alla legalità conferma la sua vicinanza e la sua stima per don Luigi in un momento in cui viene fatto oggetto di gratuite intimidazioni e rinnova l'augurio che – sul suo esempio – si trasformino luoghi e situazioni di violenza e di morte in contesti e azioni di vita nuova e di speranza», afferma il messaggio diffuso dalla presidenza. «In tal modo – prosegue la nota – la Chiesa continua a svolgere la sua missione. Infatti come ha detto papa Francesco lo scorso 21 marzo: “È una Chiesa che ´interferisce', denunciando senza remore l'incompatibilità tra mafie e Vangelo. E che non dimentica che la denuncia seria, attenta, documentata è annuncio di salvezza. Anche a costo della vita”. Come dimostrato dal beato don Puglisi e da don Diana. Insieme a tanti vescovi e preti che per lo più nell'anonimato continuano a lavorare per una società più umana, secondo il Vangelo di Gesù Cristo».

 

La presidenza della Cei sottolinea: «”Per fedeltà al Vangelo” don Luigi Ciotti ha promosso con il Gruppo Abele prima e poi con Libera un percorso di educazione al bene contro ogni forma di ingiustizia e di corruzione. La sua azione coraggiosa e intelligente si è allargata ai tanti volti del degrado e del disagio sociale: dalla lotta alla criminalità organizzata fino alla cura da varie forme di dipendenza (da gioco, da usura)».

 

«Grazie alla crescente partecipazione di tanti uomini e donne di buona volontà – aggiunge – l'illegalità non è stata solo una questione da esibire, ma un impegno da provare. I beni confiscati e il loro riutilizzo sociale sono da questo punto di vista un eloquente esercizio di legalità per riscoprire il senso del bene comune».

 

E nel mondo ecclesiastico anche l’Azione cattolica (Ac) italiana si schiera pubblicamente al fianco del prete antimafia: «Le minacce del boss mafioso, detenuto in carcere, Totò Riina a don Luigi Ciotti destano allarme e indignazione». La presidenza nazionale di Ac dichiara: «Come credenti associati in Azione cattolica sentiamo la responsabilità di essere presenza vigile, di non accettare alcun compromesso con l'illegalità e il malaffare, ma di spenderci integralmente per la realizzazione del bene comune. Anche noi, oggi, vogliamo rinnovare il nostro impegno per la formazione delle coscienze e la costruzione di comunità attente e operose». «La mafia, ogni mafia, si può sconfiggere – mette in evidenza il messaggio –  soprattutto col contributo di tutti».

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