Morire di Ebola

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L’epidemia in Africa è fuori controllo. Cameron si attrezza, e l’Italia?

di Redazione | 31 Luglio 2014 ore 06:39

Foto LaPresse

Il contagio dell’ebola nell’Africa occidentale è ormai fuori controllo. E fa paura. Da marzo scorso la Guinea, la Liberia e la Sierra Leone stanno affrontando la peggiore epidemia di virus ebola mai registrata, con almeno 1.201 casi accertati, di cui 672 finiti con la morte del paziente. Due giorni fa il New York Times ha pubblicato un lungo reportage per spiegare l’emergenza in un ospedale della Sierra Leone, dove i due medici non ancora contagiati si occupano da soli di 55 pazienti. Tra gli operatori infettati in quell’ospedale c’era anche il dottor Sheik Umar Khan, che è morto l’altro ieri.

L’ebola è una febbre emorragica di cui non si conosce la cura, per cui il tasso di mortalità è del 90 per cento. Il virus si passa solo dopo il contatto diretto con i fluidi corporei di qualcuno che ha già manifestato la malattia. Chi ha contratto il virus ma non manifesta i sintomi non è ancora contagioso. In Africa il virus si diffonde rapidamente soprattutto per la mancanza di dispositivi e di strutture in grado di decontaminare in fretta le aree di passaggio degli infettati. E’ per questo che il governo americano è abbastanza sicuro di riuscire a contenere il contagio in caso di episodi su suolo americano. Ma ieri il Daily Beast riportava un’inquietante dichiarazione. “Avrebbe potuto portare l’ebola qui”, ha detto la vedova di Sawyer, quarantenne americano originario della Liberia, che lavorava per il governo liberiano. Nel suo viaggio di ritorno verso casa, in Minnesota, aveva uno stop in Nigeria, e all’aeroporto di Lagos si è sentito male. Dopo cinque giorni è morto. Se i sintomi fossero stati più leggeri sarebbe stato sicuramente imbarcato verso gli Stati Uniti.

Ieri il ministro degli Esteri inglese, Philip Hammond, ha detto alla Bbc che nelle prossime ore l’esecutivo di David Cameron terrà un Cobra meeting sul caso ebola. In questo momento non si hanno notizie di misure d’emergenza in Italia, e sono in vigore i protocolli del ministero della Salute in caso di epidemie superiori ai cento casi, per cui le persone che vengono dalle zone a rischio sono controllate e schedate prima della libera circolazione su suolo italiano.

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