“Nei prossimi giorni modifiche alla Costituzione apostolica”. Così accelera la successione

 

ANDREA TORNIELLI
CITTÀ DEL VATICANO

 

Come ultimo suo atto da Pontefice Benedetto XVI pubblicherà con ogni probabilità alcune modifiche e puntualizzazioni alla legge che regola l’elezione del suo successore. Una di queste dovrebbe permettere ai cardinali di anticipare la data del conclave.

Il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi, l’ha confermato ieri: «Il Papa sta prendendo in considerazione la pubblicazione di un motu proprio, nei prossimi giorni, ovviamente prima dell’inizio della sede vacante, per precisare alcuni punti particolari della Costituzione apostolica sul conclave che nel corso degli ultimi anni gli erano stati presentati». Il direttore della Sala Stampa vaticana ha aggiunto di non sapere se Ratzinger «riterrà necessario od opportuno fare una precisazione sulla questione del tempo dell’inizio del conclave», specificando che altre modifiche potrebbero riguardare «qualche punto di dettaglio» come la «piena armonizzazione con un altro documento che riguarda il Conclave, cioè l’Ordo Rituum Conclavis», che regola le preghiere e le formule recitate per l’elezione di un nuovo Papa.

 

Nei giorni scorsi alcuni cardinali avevano manifestato la volontà di anticipare la data dell’inizio del conclave, che secondo la Costituzione «Universi Dominici gregis» promulgata da Giovanni Paolo II nel 1996 deve avvenire tra i quindici e i venti giorni a partire dal momento in cui la sede si è resa vacante: «Stabilisco che – si legge del documento wojtyliano tuttora in vigore – dal momento in cui la Sede apostolica sia legittimamente vacante, i cardinali elettori presenti debbano attendere per quindici giorni interi gli assenti; lascio peraltro al collegio dei cardinali la facoltà di protrarre, se ci sono motivi gravi, l’inizio dell’elezione per alcuni altri giorni. Trascorsi però, al massimo, venti giorni dall’inizio della Sede vacante, tutti i cardinali elettori presenti sono tenuti a procedere all’elezione».

È vero che il Papa afferma la necessità di attendere «gli assenti», e nel caso non ve ne fossero, c’è chi sostiene la possibilità di procedere comunque con l’inizio anticipato. Ma sta di fatto che un cambiamento in corso d’opera delle norme codificate rappresenterebbe comunque un precedente non immune da rischi, se a stabilirlo fossero i cardinali dopo la morte o la rinuncia del Papa. Per questo Benedetto XVI sta studiando la possibilità di modificare con l’autorità papale un passo della Costituzione vigente, concedendo ai cardinali, secondo determinate condizioni, la facoltà di anticipare la data d’inizio delle votazioni nella Sistina.

Secondo il costituzionalista Cesare Mirabelli, docente di Diritto ecclesiastico, potrebbe trattarsi non di una «variazione permanente della disciplina ma un provvedimento ad hoc per accorciare i tempi», vista l’eccezionalità della situazione. Ci troviamo infatti di fronte, dopo sei secoli, a un Papa che si ritira, e al caso inedito di dimissioni preannunciate con diversi giorni d’anticipo. Inoltre, a motivo della cerimonia di congedo prevista il 28 febbraio, è probabile che l’intero corpo elettorale sia già presente a Roma. La possibilità di anticipare il conclave dovrebbe comunque essere lasciata alla libera decisione dei cardinali che si riuniranno dopo l’uscita di scena di Benedetto. Nei giorni scorsi due porporati di peso, l’arcivescovo di Parigi André Vingt-Trois e l’arcivescovo di New York Timothy Dolan, si sono detti contrari ad anticipare. Ritengono infatti che sia utile un tempo maggiore di lavoro, di conoscenza comune tra i cardinali, di discussione sul futuro della Chiesa. Altri saranno di parere diverso. Si discuterà e si voterà.

Papa Ratzinger era già intervento nel 2007 con un altro motu proprio per modificare la Costituzione sul conclave. Sulla base di un appunto preparato dallo storico Walter Brandmüller – poi creato cardinale – era stata eliminata la possibilità che dopo molti giorni di stallo e 34 scrutini infruttuosi il Papa potesse essere eletto con la maggioranza del cinquanta per cento più uno, e non più con la tradizionale maggioranza dei due terzi. Con quella correzione, Benedetto XVI aveva voluto riaffermare che sempre un Pontefice deve essere espressione di un ampio consenso tra gli elettori.

 
 
 
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