Pinkus, la difficile conquista di un’identità umana e cristiana

11/03/2013 
 

Pinkus

PINKUS

Il religioso psicologo dei Servi di Maria racconta la sua vita di ebreo scampato al nazismo

MARIA TERESA PONTARA PEDERIVA
ROMA

“Il problema non è la volontà di Dio, quanto il rendere Dio umanamente presente là dove la sofferenza o il male lo fanno sembrare assente e talora lo rendono tale per l’agire distruttivo e deliberato delle persone”.

Parla a distanza di anni dalla vicenda tragica che ha segnato la sua vita, ma Lucio Pinkus, religioso dell’Ordine dei  Servi di Maria non dimenticare cosa abbia significato per la sua famiglia aver fatto esperienza del nazi-fascismo. Figlio di ebrei tedeschi fuggiti dalla Germania, è nato nel 1942 in un campo di concentramento in Calabria dove i suoi genitori erano stati internati dopo aver visto fallire il tentativo di imbarcarsi per gli Stati Uniti verso la libertà dov’era già approdato il fratello minore del padre, fuggito a 16 anni alla vigilia della Guerra. Una famiglia poi divisa per l’incarcerazione del padre, medico (e primo traduttore di Mendel in italiano), a Regina Coeli fino alla Liberazione.

Un’identità civile difficile da realizzare quella del giovane Lucio – figlio di tedeschi naturalizzati italiani – e ancor di più quella religiosa (famiglia ebrea, ma lui battezzato cattolico), così che l’espressione di “arameo errante” pronunciata un giorno da un suo confratello diventa la sua più significativa e di qui il titolo del libro che rappresenta un po’ la storia di una vita e di una vocazione.

“Forgiato da impasto di terra e radici” entra nella comunità religiosa, ma sempre a stretto contatto con la sofferenza e il male. Studia teologia al Marianum e psicologia all’Università Salesiana e alla Sapienza . Dal ’74 è incaricato di psicologia dell’età evolutiva a Roma e quindi a Cà Foscari a Venezia. Vive da vicino l’onda lunga della riforma degli ospedali psichiatrici e l’evolversi delle conoscenze sulle malattie mentali portando nella sua esperienza quotidiana l’agire terapeutico di Gesù Cristo (non solo in ospedale al Gemelli, ma anche fra gli immigrati delle borgate della periferia romana).

Una vita che si intreccia contemporaneamente con la vicenda ecclesiale dall’epoca conciliare in poi (e con gli incontri e l’amicizia con tanti testimoni come i religiosi David Maria Turoldo, Ernesto Balducci, Giuseppe Nardin, Benedetto Calati o i laici Giorgio La Pira, Adriano Ossicini, Paolo De Benedetti, Umberto Galimberti) e quella civile in parallelo, con i suoi diversi contatti negli anni ’70-’80 con l’ambiente del terrorismo e i detenuti a Rebibbia.

E poi la scelta dell’Ordine e di affidargli nel 1987 la fondazione di una piccola comunità mista monaci e monache ad Arco in Trentino dove vive tutt’ora. Dal 1990 al 1998 fa parte del Comitato nazionale di bioetica.

Tra le molte riflessioni profonde che accompagnano lo scorrere del testo: “Tempo sociale, tempo personale, tempo lavorativo, tempo libero: sono solo alcune delle possibili risonanze del tempo nella nostra vita e tuttavia l’unica vera contrapposizione è forse quella fra tempo personale e tempo impersonale”.

Lucio Pinkus, "Un arameo errante. La mia vita”, pp. 160 Il Margine Trento 2012 15,00 euro.

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