La profezia di Leone XIII con modalità di futuro suonerebbe come segue:
"Nemici molto astuti riempiranno di amarezze la Chiesa, sposa immacolata dell'Agnello, l'ubriacaranno di assenzio; porranno le loro empie mani su tutte le cose desiderabili. Laddove è stata posta la sede del beatissimo Pietro e la cattedra della verità per illuminare le genti, là porranno l'abominevole trono delle loro empietà, affinché, colpito il pastore, riuscirebbero a disperdere anche il gregge."
'E stata rimossa questa frase dalla origninaria preghiera di San Michele durante il pontificato di Papa Pio XI.
NOTIZIE SULLA PREGHIERA A S MICHELE E L’ESORCISMO DI LEONE XIII
5.2. GLI ESORCISMI NEL RITUALE ROMANUM DA LEONE XIII A PIO XII
Un tratto di storia significativo per gli esorcismi minori è dato da quella preghiera a S. Michele Arcangelo che insieme ad una preghiera alla Madonna, prima della riforma liturgica seguita al Concilio Vaticano II, il celebrante e i fedeli recitavano mettendosi in ginocchio alla fine di ogni messa:
Gloriosissimo principe delle milizie celesti, arcangelo san Michele, difendici nella battaglia contro le potenze delle tenebre e la loro spirituale malizia. Vieni in aiuto di noi, che fummo creati e riscattati con il sangue di Gesù Cristo dalla tirannia del demonio. Tu sei venerato dalla Chiesa quale suo custode e a te il Signore ha affidato le anime che un giorno occuperanno le sedi celesti. Prega dunque il Dio della pace a tenere schiacciato Satana sotto i nostri piedi, affinché esso non prevalga né a fare schiavi di sé gli uomini, né a recare danno alla Chiesa. Presenta all'Altissimo, con le tue, le nostre preghiere, perché discendano su di noi le sue divine misericordie. Incatena Satana e ricaccialo negli abissi da dove non possa più sedurre le anime. Amen.
Questa preghiera composta da Leone XIII nel 1886 era stata ripresa dall'Enciclica "Humanus genus" (1884) nella quale il papa parlava di un esorcismo da lui composto. La sua storia, assai singolare, la racconta sulla "Settimana del Clero" (n.13 del 30 marzo 1947) il padre Domenico Pechenino degli Oblati di Maria Vergine, che era stato già Rettore Maggiore della sua Congregazione. Il testo venne poi ripreso dalle "Ephemerides Liturgicae" (1955, I, 58-59, nota 9) e dalla rivista "Madre di Dio" nell'articolo La visione diabolica di Leone XIII di Giuseppe Ferrari (1984,11,4). E Pechenino nel terminare l'articolo scriveva:
"Qui finendo, io mi permetto di accennare solo più ad un fatto poco conosciuto, che getta un vivissimo fascio di luce sull'ordine di idee a cui ho accennato. L'ho attinto, il fatto, a fonte sicura. Non ricordo dunque l'anno preciso. Si era un po' dopo il 1890. Un mattino il grande Pontefice Leone XIII aveva celebrato la S. Messa, e stava assistendo ad un'altra di ringraziamento, come al solito. Ad un certo punto lo si vide drizzare energicamente il capo, poí fissare intensamente qualcosa al di sopra del capo del celebrante. Guardava fisso, senza battere palpebra, ma con un senso di terrore e di meraviglia, cambiando colore e lineamenti. Qualcosa di strano, di grande avveniva in lui. Finalmente, come rivenendo in sé, e dando un leggero ma energico tocco di mano, si alza. Lo si vede avvicinarsi verso il suo studio privato. I famigliari lo seguono con premura e ansiosi "Santo Padre? Non si sente bene? Ha bisogno di qualcosa? Niente, niente!" risponde. E si chiude dentro. Dopo una mezz'oretta fa chiamare il Segretario della S. Congregazione dei Riti, e, porgendogli un foglio, gl'ingiunge di farlo stampare e farlo pervenire a tutti gli Ordinari del mondo. Cosa conteneva? La preghiera che recitiamo al termine della Messa, col . popolo, con la supplica a Maria e l'infocata invocazione al Principe delle milizie celesti, S. Michele implorando da Dio che lo ricacci nell'inferno."
Circa un anno prima del suddetto racconto, il cardinale Giovanni Battista Nasalli Rocca, Arcivescovo di Bologna, nella Lettera pastorale per la quaresima del 1946 diceva:
"Il sapientissimo Pontefice Leone XIII, intelligenza superiore e certamente non spirito gretto e piccino, scrisse Egli stesso quella bella e forte preghiera… E quella frase "che si aggirano nel mondo" ha una spiegazione storica, a noi riferita dal Segretario particolare Mons. Rinaldo Angeli. Leone XIll ebbe veramente visione degli spiriti infernali che si addensavano sulla Città Eterna, e da quella esperienza… venne la preghiera che volle in tutta la Chiesa, Preghiera che egli recitava con una voce vibrante e potente, che risuonava in modo indimenticabile nell'universale silenzio sotto le volte del massimo tempio della cristianità. Non solo ma scrisse di sua mano uno speciale esorcismo che egli raccomandava ai Vescovi e Sacerdoti di recitare spesso per le loro Diocesi e le loro parrocchie…"
Il Rítuale redatto ad opera di Leone XIII e reso operante nel 1890, conteneva degli esorcismi sotto il titolo Exorcismus in Satanam et angelos apostaticos; proprio questi testi, nel corso degli anni, subiranno i maggiori rimaneggiamenti. Se consideriamo la preghiera a S. Michele Arcangelo nella sua traduzione definitiva riportata negli Acta Apostolicae Sedis del 1890, che rientrava nelle formule di esorcismo, avremo occasione di comprendere il perché di tali cambiamenti:
O gloriosissimo principe della milizia celeste, san Michele Arcangelo, difendici nella lotta e nella battaglia, che per noi e contro i principi e le potestà, contro i capi del mondo, contro gli spiriti del male che abitano le regioni celesti. Vieni in aiuto degli uomini che Dio creò invincibili fece a immagine della sua somiglianza e riscattò dalla tirannide del diavolo a caro prezzo. Combatti oggi con l'esercito degli angeli beati le battaglie del Signore, come un giorno combattesti contro Lucifero, capo di superbia, e i suoi angeli traditori: e non prevalsero, né si trovò più posto per essi in cielo. Ma quel grande dragone, il serpente antico, che viene chiamato diavolo e Satana, che seduce il mondo intero, è stato scagliato in terra e con lui sono stati mandati i suoi angeli. Ecco, il nemico antico e omicida si è eretto con forza. Trasfigurato in angelo di luce, da ogni dove circonda e invade la terra con tutta la caterva degli spiriti maligni, per cancellare in essa il nome di Dio e del suo Cristo e per rapire le anime destinate alla corona della gloria eterna, per ucciderle e condannarle alla morte eterna. Il malefico dragone trasfonde il veleno della sua malvagità, come fiume immondissimo, negli uomini depravati di mente e corrotti di cuore, lo spirito di menzogna, di empietà e bestemmia, e il mortifero alito della lussuria, tutti i vizi e le iniquità. (Nemici molto astuti hanno riempito di amarezze la Chiesa, sposa immacolata dell'Agnello, l'hanno ubriacata di assenzio; hanno posto le loro empie mani su tutte le cose desiderabili. Laddove è stata posta la sede del beatissimo Pietro e la cattedra della verità per illuminare le genti, là hanno posto l'abominevole trono delle loro empietà, affinché, colpito il pastore, riuscissero a disperdere anche il gregge). Assisti dunque, guida invincibile, il popolo di Dio contro le irrompenti malvagità spirituali, e ottieni la vittoria. La santa Chiesa ti venera custode e patrono, contro le nefaste potestà terrestri e infernali; a te il Signore ha affidato le anime dei redenti da collocare nella felicità suprema. Supplica il Dio della pace, affinché schiacci Satana sotto i nostri piedi, perché non possa più tenere prigionieri gli uomini e danneggiare la Chiesa. Offri le nostre preghiere al cospetto dell'Altissimo, affinché presto ci ottengano le misericordie del Signore, e cattura il drago, il serpente antico che è diavolo e Satana, e rimandalo legato nell'abisso affinché non seduca più le genti. Perciò, confidando nel tuo presidio e tutela, con l'autorità del nostro sacro ministero, ci accostiamo a te fiduciosi e sicuri per respingere le infestazioni del frode diabolica nel nome di Gesù Cristo, Dio e Signore nostro.
La preghiera risultava essere molto lunga e per questo, nel 1915, furono tolte le parti in corsivo allorché venne pubblicato il Rituale Romanum da papa Pio X con l'aggiunta dell'esorcismo di Leone XIII. Nell'edizione del Rituale del 1933, sotto il pontificato di Pio XI, era esclusa la parte messa fra parentesi e riportata in questa forma anche nell'edizione del 1956 da papa Pio XII. A tale proposito la Radoani afferma che in alcuni rituali pubblicati nel 1932, come quello Sloveno non più in latino ma adattato alla lingua locale, le omissioni erano già avvenute. Ciò che faceva problema da una parte erano le affermazioni come "uomini che Dio creò invincibili" poiché non era riconosciuta l'indistruttibilità umana e dall'altra la parte riguardante la teologia della caduta del demonio, tuttora discussa, giacché non era ammissibile in un rituale che aveva il suo valore in tutta la Chiesa cattolica.