La profezia di Papa Leone XIII e la relativa preghiera a S. Michele Arcangelo

2 dicembre 2014
 

 

La profezia di Leone XIII con modalità di futuro suonerebbe come segue: 

"Nemici molto astuti riempiranno di amarezze la Chiesa, sposa immacolata dell'Agnel­lo, l'ubriacaranno di assenzio; porranno le loro empie mani su tutte le cose desiderabili. Laddove è stata posta la sede del beatissi­mo Pietro e la cattedra della verità per illuminare le genti, là porranno l'abominevole trono delle loro empietà, affinché, colpito il pa­store, riuscirebbero a disperdere anche il gregge."

'E stata rimossa questa frase dalla origninaria preghiera di San Michele durante il pontificato di Papa Pio XI.

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NOTIZIE SULLA PREGHIERA A S MICHELE E L’ESORCISMO DI LEONE XIII

5.2. GLI ESORCISMI NEL RITUALE ROMANUM DA LEONE XIII A PIO XII

Un tratto di storia significativo per gli esorcismi minori è dato da quella preghiera a S. Michele Arcangelo che insieme ad una preghiera alla Madonna, prima della riforma liturgica seguita al Concilio Vaticano II, il celebrante e i fedeli recitavano mettendosi in ginocchio alla fine di ogni messa:

Gloriosissimo principe delle milizie celesti, arcangelo san Mi­chele, difendici nella battaglia contro le potenze delle tenebre e la loro spirituale malizia. Vieni in aiuto di noi, che fummo creati e riscattati con il sangue di Gesù Cristo dalla tirannia del demonio. Tu sei venerato dalla Chiesa quale suo custode e a te il Signore ha affidato le anime che un giorno occuperanno le sedi celesti. Prega dunque il Dio della pace a tenere schiacciato Satana sotto i nostri piedi, affinché esso non prevalga né a fare schiavi di sé gli uomi­ni, né a recare danno alla Chiesa. Presenta all'Altissimo, con le tue, le nostre preghiere, perché discendano su di noi le sue divine misericordie. Incatena Satana e ricaccialo negli abissi da dove non possa più sedurre le anime. Amen.

Questa preghiera composta da Leone XIII nel 1886 era stata ri­presa dall'Enciclica "Humanus genus" (1884) nella quale il papa parlava di un esorcismo da lui composto. La sua storia, assai sin­golare, la racconta sulla "Settimana del Clero" (n.13 del 30 marzo 1947) il padre Domenico Pechenino degli Oblati di Maria Vergi­ne, che era stato già Rettore Maggiore della sua Congregazione. Il testo venne poi ripreso dalle "Ephemerides Liturgicae" (1955, I, 58-59, nota 9) e dalla rivista "Madre di Dio" nell'articolo La visio­ne diabolica di Leone XIII di Giuseppe Ferrari (1984,11,4). E Pe­chenino nel terminare l'articolo scriveva:

"Qui finendo, io mi permetto di accennare solo più ad un fatto poco conosciuto, che getta un vivissimo fascio di luce sull'ordine di idee a cui ho accennato. L'ho attinto, il fatto, a fonte sicura. Non ricordo dunque l'anno preciso. Si era un po' dopo il 1890. Un mat­tino il grande Pontefice Leone XIII aveva celebrato la S. Messa, e stava assistendo ad un'altra di ringraziamento, come al solito. Ad un certo punto lo si vide drizzare energicamente il capo, poí fis­sare intensamente qualcosa al di sopra del capo del celebrante. Guardava fisso, senza battere palpebra, ma con un senso di ter­rore e di meraviglia, cambiando colore e lineamenti. Qualcosa di strano, di grande avveniva in lui. Finalmente, come rivenendo in sé, e dando un leggero ma energico tocco di mano, si alza. Lo si vede avvicinarsi verso il suo studio privato. I famigliari lo seguo­no con premura e ansiosi "Santo Padre? Non si sente bene? Ha bi­sogno di qualcosa? Niente, niente!" risponde. E si chiude dentro. Dopo una mezz'oretta fa chiamare il Segretario della S. Congre­gazione dei Riti, e, porgendogli un foglio, gl'ingiunge di farlo stampare e farlo pervenire a tutti gli Ordinari del mondo. Cosa conteneva? La preghiera che recitiamo al termine della Messa, col . popolo, con la supplica a Maria e l'infocata invocazione al Prin­cipe delle milizie celesti, S. Michele implorando da Dio che lo ri­cacci nell'inferno."

Circa un anno prima del suddetto racconto, il cardinale Gio­vanni Battista Nasalli Rocca, Arcivescovo di Bologna, nella Lettera pastorale per la quaresima del 1946 diceva:

"Il sapientissimo Pontefice Leone XIII, intelligenza superiore e certamente non spirito gretto e piccino, scrisse Egli stesso quella bella e forte preghiera… E quella frase "che si aggirano nel mon­do" ha una spiegazione storica, a noi riferita dal Segretario parti­colare Mons. Rinaldo Angeli. Leone XIll ebbe veramente visione de­gli spiriti infernali che si addensavano sulla Città Eterna, e da quella esperienza… venne la preghiera che volle in tutta la Chie­sa, Preghiera che egli recitava con una voce vibrante e potente, che risuonava in modo indimenticabile nell'universale silenzio sotto le volte del massimo tempio della cristianità. Non solo ma scrisse di sua mano uno speciale esorcismo che egli raccomandava ai Ve­scovi e Sacerdoti di recitare spesso per le loro Diocesi e le loro par­rocchie…"

Il Rítuale redatto ad opera di Leone XIII e reso operante nel 1890, conteneva degli esorcismi sotto il titolo Exorcismus in Sa­tanam et angelos apostaticos; proprio questi testi, nel corso de­gli anni, subiranno i maggiori rimaneggiamenti. Se consideriamo la preghiera a S. Michele Arcangelo nella sua traduzione definitiva riportata negli Acta Apostolicae Sedis del 1890, che rientrava nel­le formule di esorcismo, avremo occasione di comprendere il per­ché di tali cambiamenti:


O gloriosissimo principe della milizia celeste, san Michele Arcan­gelo, difendici nella lotta e nella battaglia, che per noi e contro i principi e le potestà, contro i capi del mondo, contro gli spiriti del male che abitano le regioni celesti. Vieni in aiuto degli uomini che Dio creò invincibili fece a immagine della sua somiglianza e riscat­tò dalla tirannide del diavolo a caro prezzo. Combatti oggi con l'e­sercito degli angeli beati le battaglie del Signore, come un giorno combattesti contro Lucifero, capo di superbia, e i suoi angeli tra­ditori: e non prevalsero, né si trovò più posto per essi in cielo. Ma quel grande dragone, il serpente antico, che viene chiamato dia­volo e Satana, che seduce il mondo intero, è stato scagliato in ter­ra e con lui sono stati mandati i suoi angeli. Ecco, il nemico antico e omicida si è eretto con forza. Trasfigurato in angelo di luce, da ogni dove circonda e invade la terra con tutta la caterva de­gli spiriti maligni, per cancellare in essa il nome di Dio e del suo Cristo e per rapire le anime destinate alla corona della gloria eterna, per ucciderle e condannarle alla morte eterna. Il malefico dragone trasfonde il veleno della sua malvagità, come fiume im­mondissimo, negli uomini depravati di mente e corrotti di cuore, lo spirito di menzogna, di empietà e bestemmia, e il mortifero alito della lussuria, tutti i vizi e le iniquità. (Nemici molto astuti hanno riempito di amarezze la Chiesa, sposa immacolata dell'Agnel­lo, l'hanno ubriacata di assenzio; hanno posto le loro empie mani su tutte le cose desiderabili. Laddove è stata posta la sede del beatissi­mo Pietro e la cattedra della verità per illuminare le genti, là hanno posto l'abominevole trono delle loro empietà, affinché, colpito il pa­store, riuscissero a disperdere anche il gregge). Assisti dunque, gui­da invincibile, il popolo di Dio contro le irrompenti malvagità spirituali, e ottieni la vittoria. La santa Chiesa ti venera custode e patrono, contro le nefaste potestà terrestri e infernali; a te il Si­gnore ha affidato le anime dei redenti da collocare nella felicità suprema. Supplica il Dio della pace, affinché schiacci Satana sotto i nostri piedi, perché non possa più tenere prigionieri gli uomini e danneggiare la Chiesa. Offri le nostre preghiere al cospetto dell'Al­tissimo, affinché presto ci ottengano le misericordie del Signore, e cattura il drago, il serpente antico che è diavolo e Satana, e riman­dalo legato nell'abisso affinché non seduca più le genti. Perciò, con­fidando nel tuo presidio e tutela, con l'autorità del nostro sacro ministero, ci accostiamo a te fiduciosi e sicuri per respingere le infestazioni del frode diabolica nel nome di Gesù Cristo, Dio e Signore nostro.


La preghiera risultava essere molto lunga e per questo, nel 1915, furono tolte le parti in corsivo allorché venne pubblicato il Rituale Romanum da papa Pio X con l'aggiunta dell'esorci­smo di Leone XIII. Nell'edizione del Rituale del 1933, sotto il pontificato di Pio XI, era esclusa la parte messa fra parentesi e ri­portata in questa forma anche nell'edizione del 1956 da papa Pio XII. A tale proposito la Radoani afferma che in alcuni rituali pub­blicati nel 1932, come quello Sloveno non più in latino ma adattato alla lingua locale, le omissioni erano già avvenute. Ciò che fa­ceva problema da una parte erano le affermazioni come "uomi­ni che Dio creò invincibili" poiché non era riconosciuta l'indi­struttibilità umana e dall'altra la parte riguardante la teologia del­la caduta del demonio, tuttora discussa, giacché non era ammis­sibile in un rituale che aveva il suo valore in tutta la Chiesa cat­tolica.

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