Rigoldi e manigoldi di strada. Quando s’incazza Dio?

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a cura di Ester Maria Ledda

ON 5 DICEMBRE 2014 22:57

ON APOLOGETICA

Conoscete la trasmissione di Rai Uno “A Sua Immagine”? Se la risposta è no, meglio per voi: non vi siete persi niente. Si tratta, senza dubbio, di una delle trasmissioni televisive a sfondo religioso peggiore di tutta la storia della televisione italiana.

Vinicio Albanesi, la conduttrice di “A Sua Immagine”, Nunzio Galantino, Maurizio Patriciello, Luigi Ciotti e Gino Rigoldi.

Ve ne parlo contro voglia, perché, da qualche settimana, il commento del Vangelo della domenica è stato affidato a quattro “preti di strada”. Sotto l’alto patronato di monsignor Nunzio Galantino, il quale alla presentazione della trasmissione non ha fatto mancare uno delle sue fenomenali super-cazzole, questa e altre iniziative non sono altro che squallide operazioni di marketing per cercare di aumentare un po’ l’8×1000 alla CEI, visto che negli ultimi anni è diminuito drasticamente. La Strega stessa – pur non facendo mai mancare il proprio contributo (molto piccolo, perché la sottoscritta è una vera povera) alla parrocchia e l’obolo di San Pietro – non ha più versato un solo centesimo alla CEI.

Non ci sono tariffari nelle nostre parrocchie – i sacramenti sono sempre stati gratis! – ma le diocesi, le conferenze episcopali regionali, hanno qualche debituccio da pagare. Giuda vendette Gesù per trenta denari, i “preti di strada” per milioni di euro. Così i preti politicamente e culturalmente fedeli al servizio del “pensiero unico” dominante vengono mandati in televisione a comunicare al mondo che la Chiesa, finalmente e inesorabilmente, si sta modernizzando.

Per tanto, per l’occasione, non potevano essere scelti “preti di strada” sconosciuti, ma quattro pezzi da novanta: Vinicio Albanesi, Maurizio Patriciello, Luigi Ciotti e Gino Rigoldi. Proprio questi ultimi due recentemente – insieme al loro degno “compare” Virginio Colmegna (un parroco milanese grande sostenitore della giunta anticattolica Pisapia) – hanno ricevuto una laurea honoris causa per il loro impegno in difesa della legalità. Domando e dico: ma uno si prete per difendere la legalità? Ormai il sacerdozio è una professione (sociale) come un’altra… forse la meglio “retribuita” se l’attività principale è sostituire il diritto divino con i (nuovi) diritti civili. Non a caso, gli interventi dei tre “preti di strada”, alla consegna di queste cosiddette lauree ad honorem, era la solita aria fritta demagogica e populista, neppure un parlamentare del PCI degli anni ’70 avrebbe potuto tenere un comizio migliore.

Virginio Colmegna, Gino Rigoldi e Luigi Ciotti

Virginio Colmegna, Gino Rigoldi e Luigi Ciotti

L’intervento di Rigoldi è stato sicuramente il peggiore – il migliore secondo il punto di vista degli anticattolici e dei cattocomunisti – poiché non si è limitato alle solite baggianate demagogiche, ma ha addirittura attaccato brutalmente il depositum fidei. «Se un giovane mi dice che domenica non è andato a messa, o che ha fatto sesso fuori dalle regole o che ha visto qualche (film strano) in tv – afferma il nostro clericale – questi sono cattivi comportamenti ma non sono peccati, non tradiscono il Vangelo. (E a volte anche noi preti, facciamo queste cose qui). Dio non si incazza per queste piccolezze». E quando s’incazza allora? Quando non si pagano «le tasse o di avere trasgredito qualche legge civile» poiché Gesù «è venuto per predicare la pace, la giustizia, l’uguaglianza tra le persone, la condivisione dei beni, la risposta al male con il bene, la cura dei poveri». Blah… blah… blah…

Avete capito? “Cosificare” il proprio corpo e quello altrui, la menzogna, non dare il giusto e dovuto tributo a Dio (santificando le feste) non sono peccati, ma semplici debolezze umane. È peccato grave invece non dare il tributo (giusto o ingiusto che sia) a Cesare (mi domando se le sedi di Rigoldi & Co. sono esenti dal pagamento dell’IMU e della TASI), oppure non redistribuire la ricchezza (altrui).

Altri tempi... altri vescovi... altri sinodi.

Altri tempi… altri vescovi… altri sinodi.

Potrebbe anche darsi – ovviamente lo scrivo ironicamente – ma ritengo che Dio s’incazzi (per usare un’espressione cara a Rigoldi) anche in altri occasioni, in particolare quando i suoi ministri, amministrando il sacramento della Penitenza, buttano via il Sangue di Suo Figlio come se fosse acqua sporca. Lo stesso Signore Gesù, durante una visione mistica vissuta da S. Pio da Pietrelcina, definì questo tipo di sacerdoti come «macellai», aggiungendo che molto spesso «ero li per li per fulminarli, se non fossi stato trattenuto dagli angeli e dalle anime di me innamorate».

Cari sacerdoti, riflettete su questo ammonimento del Signore: ognuno ne tragga le dovute conseguenze.

P.S. La povertà è una disgrazia, non un merito. Noi veri poveri che arriviamo alla fine del mese solo grazie all’aiuto della Divina Provvidenza, siamo stufi della demagogia di certi preti che promettono tutto, senza dare ciò che è essenziale e che tutti hanno bisogno (poveri e ricchi): Gesù Cristo.

 

2 Comments

  1. Mi fa rabbrividire l’idea di un prete che, in sostanza, sta dicendo semplicemente e senza vergogna quello che lui fa… e dirlo a voce alta è un modo per giustificarsi… e dire “Dio non s’incazza per questo e non è peccato” in un incontro pubblico è a dir poco quanto di più perverso possa esserci, è pura perversione, gusto della perversione, del pervertire il Vangelo….

  2. Paolo Maria Filipazzi

    Oggi lo stesso Don Rigoldi era ad una trasmissione in cui doveva dibattere con Umberto Veronesi dell’esistenza o meno di Dio. La cosa più profonda che è stato capace di frapporre alle argomentazioni, comunque lo si voglia di una certo livello intellettuale del primo, è stata: “Mia mamma era una donna straordinaria. Non è possibile che una donna così non ci sia più! Per forza deve esserci qualcosa dopo la morte!”. Se ci mettevo la mia nonnina di oltre 80 anni faceva miglior figura: al confronto sembra San Tommaso d’Aquini…

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