S. PIO X

8 febbraio 1946

 

 

Dolce, candida, bonaria, la figura del Papa santo, Pio X[1], mi appare al momento della S. Comunione. Viene avanti così come certo era negli ultimi suoi giorni. Un poco obeso, appesantito dagli acciacchi, il passo silenzioso lievemente strascicante, le spalle un poco curve, tonde, sorreggenti sul breve collo la testa inargentata dai capelli, già annimbata di splendore, con una giovinezza di carni nel volto senile e una dolcezza verginale di sguardi nei limpidi occhi sereni. È nella veste bianca dei pontefici ma senza mantellina rossa, senza camauro. Oh no! È un sacerdote vestito di bianco anziché di nero, nulla di più. Ma è così “lui” che è venerabile più che se fosse nei fulgori delle apoteosi pontificie, fra stendardi e flabelli, guardie splendenti, porpore cardinalizie e così via. È il Papa santo.

Alza la mano corta e grassoccia a benedirmi. Parla: «Benedeta del Signor e della Vergine immacolata, che il Signore e Maria siano sempre con ti.

No te la prendere, benedeta! Continua, continua per la tua via. La piase al Signor. Sii semplice, sempre più semplice, come un putelo. Uno di quei puteleti che il nostro benedeto Signor amava tanto. Nutriti di Eucarestia perché ti, ti xe l’ostia piccina la qual no se consacra altro che quando nell’Ostia grande se transustanzia il nostro Ss. Signore Gesù Cristo. Perciò ti più ti nutri della Ss. Eucarestia e più ti diventi ostia con Lui.

Oh benedeta! Se gero mi sul soglio di Pietro e mi avessero detto che ghe xera una creatura che la xera divenuta “voce” dopo esser stata “volontaria croce”, no te lassavo in questa ambascia. Ma ti avrei confortata con la mia benedision, leggendo in zenocio le pagine benedete.

Resta putela, sasto? Sempre puteleta. Un picolo, picolo Giovanni, coi oci liberi da ogni malisia, el cor libero da ogni superbia, per capire sempre il beatissimo Maestro che li istruisce per il ben di molti. Eucarestia e semplicità. La strada dei putei d’amor. Di S. Teresina, e anca de mi, povero servo del Signor che ancor se stupisse che da prete abbia potuto diventar Pontefice» (e piange dolcemente, umile, santo nel suo pianto come santo è nel suo sorriso).

Rialza il capo. Mi guarda di nuovo, un grande “putelo” anche lui, tanto è pura la sua espressione. Mi sorride di nuovo.

«Ti do la mia benedizione. Sei contenta? Ti benedico, anima del Signor e di Maria Ss. Continua con pazienza e fede. In Paradiso no se ricorda più altro che di aver sempre fato la Volontà Ss. di Dio, e di ciò si è beati. Tanto belo il Paradiso che niente delle bele cose che vedi xe ugual! No potresti veder il Paradiso quale è perché ti scoppierebbe el cor.

Ouando ne avrai il modo manda la mia benedision a quela benedeta anima di Suor Giuseppina[2]. Dighe che el so Patriarca si ricorda sempre degli istituti de Maria Ss. Bambina, e specie de queli, cossi cari, del so Veneto. La pace, la pace a quei luoghi e a chi xe in essi!

E la pace a ti; putelina del mio Gesù. Addio. Ricordati sempre del Pontefice dei putei e dell’Eucarestia.»

E alza nuovamente la mano a benedire, e il candore della veste di lana si muta in una incandescenza nella quale si trasfigura il Santo Pio X, e scompare. E ora posso dire di avere visto io pure un Pontefice! E che Pontefice!

Avrò scritto bene le parole venete? Ho cercato di rendere le sue parole come le sentivo pronunciare. Ma io non so il dialetto veneto. Sono stata in Romagna, Lombardia (milanesato), Pavia, Firenze, Reggio di Calabria e Viareggio, ma niente Veneto. Perciò… Ma sono stata molto contenta che abbia parlato così alla buona, come un buon parroco, come quando lo era nel suo Veneto – e già era santo e grande al cospetto di Dio – come quando, patriarca e poi pontefice, si intratteneva familiarmente con gli intimi… coi semplici coi quali si doveva trovare tanto bene l’umilissimo e santo Papa Pio X…

 


[1] Pio X, papa dal 1903 al '14, qui ritenuto santo, sarà proclamato tale nel 1954. Dopo essere stato beatificato nel 1951.

[2] Suor Giuseppina è suor Giuseppina Saviane, già nominata nello scritto del 5 ottobre 1945.

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