Socci e i cristiani perseguitati, le colpe dell’occidente distratto

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 30 Luglio 2014 ore 14:52

di Maurizio Crippa |

 

Antonio Socci

 

Antonio Socci sarà domani alla veglia del Foglio per Israele e i cristiani perseguitati. Porterà la sua testimonianza di giornalista cattolico che al dramma immane, anche numericamente, dei cristiani in molti quadranti del mondo, dall’Asia all’Africa, si dedica da molto tempo. E che spesso ha anche denunciato lo “scandalo” aggiuntivo, ma per nulla minore, del disinteresse occidentale e persino della stessa chiesa per la loro sorte. 

 “Lo scrissi in un libro del  2002, ‘I nuovi perseguitati’. Già allora, studiando i dati mi colpì la sproporzione tra il fenomeno enorme e il nostro disinteresse: milioni di cristiani rischiano la vita ogni giorno, 160 mila vittime all’anno in America latina, Nordafrica, paesi arabi e Asia. Quel libro almeno contribuì ad accendere un interesse in Italia tra vari intellettuali laici, che da allora resiste. Ma in generale siamo proprio noi occidentali a disinteressarci.

 

ARTICOLI CORRELATI La guerra dopo la guerra E il motivo c’è: i cristiani non fanno notizia, anzi la loro persecuzione non interessa nessuno, fino a essere in qualche modo tollerata, giustificata. Faccio un esempio: abbiamo celebrato tutti e con ottimi motivi Nelson Mandela, la sua lunga carcerazione, ecc. Ma chi dice, o almeno sa, che in Cina ci sono vescovi cattolici in carcere da oltre 40 anni, di cui ignoriamo pure i nomi? Quelli non fanno notizia, non fanno numero”. E’ una conseguenza del “laicismo” occidentale? Non solo. “Anche i cristiani non hanno coscienza, educazione su questo. Pensa che il libro più bello sulle persecuzioni dei cristiani l’ha fatto un ebreo americano anni fa, Michael Horowitz, ‘Il loro sangue grida’. Ma basterebbe pensare al Sudan, il più grande stato dell’Africa, dove in vent’anni ci sono stati due milioni di morti tra i cristiani, non se ne occupava nessuno”. Insomma, non è solo colpa del nuovo “Califfato” in Iraq, o del conflitto mediorientale… “Chiaro, quello che avviene ora, e anzi da parecchi anni a questa parte, dall’Isis a Boko Haram, è l’esplodere di un integralismo dell’islam che in forma così violenta non era esistito negli ultimi secoli.

Va al di là di ogni ragione. Una religione che pretende di poter esserci solo lei, negando il diritto di esistenza a tutto ciò che è diverso, facendone il proprio programma è una cosa inaudita. Allo stesso tempo, torno a dire c’è stata, c’è ancora, troppa distrazione, figlia di un pregiudizio anticristiano. Ricordiamoci il caso di Sakineh in Iran, che era stata condannata per adulterio. Lì ci fu una campagna mondiale, ma in fondo solo perché si toccava il tema della libertà sessuale della persona in chiave ‘occidentale’. 

Ma di Asia Bibi che è in carcere da anni solo perché è cristiana, solo per la sua fede? Abbiamo visto forse le stesse campagne mediatiche?”. Ogni tanto, la politica qualcosa la fa, però? “E’ vero, io ho ringraziato pubblicamente Cameron e Renzi per quanto hanno fatto per Meriam, la ragazza sudanese condannata per la sua fede. Ma credimi, c’è chi mi ha rimproverato dicendo che l’avevano fatto per ritorno mediatico. E io dico: ben venga lo stesso, ma ti pare? Angela Merkel ha avuto il coraggio di dire: ‘I cristiani sono il gruppo umano più perseguitato nel mondo’. Ben venga, speriamo”.

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