Sulla comunione ai risposati, una lettera dal Bangladesh

Sulla comunione ai risposati, una lettera dal Bangladesh

Knights4Christ  13/05/2014 09:39:56

 

 

 

 

 

 

 

 

"LA MIA" SULLA COMUNIONE AI RISPOSATI

di Carlo Buzzi

Carissimo Sandro,

noi qui in Bangladesh insegniamo il catechismo e per essere chiari diciamo che ogni sacramento ha quattro elementi: il ministro, la materia, la formula, l'avvenimento miracoloso.

Nel battesimo il ministro è ogni persona, la materia l'acqua, la formula "Io ti battezzo…" e l'avvenimento miracoloso è che si diventa figli di Dio.

Nella cresima il ministro è il vescovo, la materia l'olio, la formula "Io ti ungo…" e l'avvenimento miracoloso è che si riceve la forza dello Spirito Santo.

Nell'eucaristia il ministro è il sacerdote, la materia il pane e il vino, la formula "Questo è il mio corpo…" e l'avvenimento miracoloso è che il pane e il vino diventano corpo e sangue di Gesù.

Nel matrimonio il ministro sono gli sposi stessi, la materia il loro corpo e anima, la formula è la promessa e l'avvenimento miracoloso è che diventano come una sola persona.

Noi insegniamo che il sacramento si chiama così perché produce un avvenimento soprannaturale che non si vede con i nostri occhi ma che è grandioso ed è reale agli occhi di Dio.

Riguardo al matrimonio, spieghiamo proprio che la cosa miracolosa è che dopo la promessa di fronte a Dio i due sposi diventano uniti in una sola persona come se fossero stati messi insieme con l'attaccatutto o saldati a 5.000 gradi.

Ora, se si toglie questo fatto miracoloso dal matrimonio cattolico, al suo posto che cosa dobbiamo mettere?

Io ho fatto una mia riflessione.

Sappiamo bene che esiste il battesimo "di sangue" e anche il battesimo "di desiderio", altrettanto validi come quello di acqua.

Quelli che si sono risposati, se è proprio vero che sono coscienti della propria situazione, possono fare la comunione di desiderio.

Nella recezione di un sacramento c'è la parte oggettiva e la parte soggettiva. Si sa che la cosa più importante è la grande grazia legata al sacramento. Ma io potrei sciupare questa grazia ed anzi essere sacrilego se mi accosto alla comunione con leggerezza o indegnamente.

Ora per questi risposati, che tutto sommato hanno messo un po' sotto i piedi il senso cristiano della sofferenza, del sacrificio, della sopportazione, della penitenza e hanno dimenticato che Gesù è salito sulla croce e che la croce, quando arriva, è la via per ogni cristiano per avvicinarsi al Redentore, è un po' presuntuoso appellarsi alla misericordia di Dio, del quale hanno tenuto precedentemente poco conto.

In senso soggettivo, penso che per loro è molto più esistenziale che si limitino al desiderio della comunione, invece che ricevere la comunione stessa.

L'accettare volentieri questo digiuno farà molto bene alla loro anima e alla santità di quella comunità cristiana che è la Chiesa.

Se invece si procede sulla strada tracciata dal cardinale Walter Kasper si faranno dei grossi danni:

1. Si renderà la Chiesa superficiale e accomodante;
2. Si dovrà negare l'infallibilità della cattedra di Pietro, perché è come se tutti i papi precedenti abbiano sbagliato;
3. Si dovrà prendere per stupidi tutti quanti hanno dato la vita come martiri per difendere questo sacramento.

Forse ho dato il mio contributo a questa diatriba, che spero finisca in fretta.

Ciao e tanti cari saluti dal Bangladesh, che sta emergendo in tante cose e non è più un paese da buttar via.

Padre Carlo

Sirajganj, 5 maggio 2014

http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/1350792

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