Tutti i film (belli e no) che hanno preceduto Cristiada

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24-10-2014  

di Marco Respinti

 

A lungo “disperso”, il film Cristiada (clicca qui) sbarca finalmente anche in Italia grazie alla Dominus Production di Federica Picchi. Non è da oggi, comunque, che il cinema s’interessa alla vicenda cristera in un intreccio tra narrativa e settima arte oggetto di notevoli studi anche accademici.

Il primo film mai realizzato sul tema è però introvabile. Contemporaneo ai fattiEl coloso de mármol fu girato in Messico nel 1929, muto e senza colore, dal regista Manuel Rojas Ojeda, classe 1898; opera di smaccata propaganda filogovernativa, parrebbe oramai irrimediabilmente perduto (clicca qui). Con il sonoro, pur se ancora in bianco e nero, è inveceSucedió en Jalisco o Los cristeros (clicca qui) diretto nel 1947 da Raúl de Anda Gutiérrez (1908-1997). Il titolo un po’ telefonato lo deve al fatto di essere tratto dal romanzo Los cristeros. La Guerra Santa en los Altos (1937) di José Gaudalupe de Anda (1880-1950), scrittore di una certa notorietà, in seguito deputato e senatore socialista, che, assieme al “seguito”, Los bragados (1942), è considerato un classico della letteratura di argomento cristero; o persino della letteratura messicana contemporanea tout court, visto cheLos cristeros si guadagnò il plauso persino di Alberto Moravia (1907-1990). I due romanzi – non esattamente a favore dei cristeros – sono stati ripubblicati in volume unico nel 2011 (e in seconda edizione nel 2013) dall’Editorial Porrúa di Città del Messico, con un ampio saggio introduttivo di José María Murià Rouret dell’Academia Mexicana de la Historia.

Il film è di fatto una storia d’amore, ma la vicenda dei cristeros fa ben più che da semplice sfondo; tant’è che, nonostante il clima non più così teso come ai tempi della guerra vera e propria, il governo tenne decisamente sott’occhio il regista. De Anda Gutiérrez ne firmò anche il remake, datato 1972, anch’esso intitolato Sucedió en Jalisco e parzialmente basato su un altro romanzo sempre omonimo, ma questa volta scritto da Jesús Goytortúa Santos (1910-1979). Nei registri di cinematografia è quindi invalso l’uso di chiamare Lo cristeros la pellicola del 1947 e Sucedió en Jalisco quella del 1972 con cui che i cristeros guadagnarono finalmente il colore.

Prima però, nello stesso 1947 in cui uscì l’originale di De Anda Gutiérrez, con l’argomento si cimentò nientemeno che il fuoriclasse del cinema americano John Ford (1894-1973). Autoproducendo The Fugitive – in italiano La croce di fuoco (clicca qui) Ford adattò, seppur vagamente, il famoso romanzo Il potere e la gloria (1940) dello scrittore inglese Graham Greene (1904-1991), convertitosi al cattolicesimo nel 1926. Ma il romanzo di Greene era finito sotto la censura del Sant’Uffizio perché incentrato sulla figura di un prete alcolizzato e padre di una bambina; per di più negli Stati Uniti era all’opera una severa censura sul cinema (in cui volse ruolo attivo la gerarchia cattolica). E così Ford, che era cattolicissimo, stravolse appositamente la trama del romanzo, trasformando il sacerdote protagonista – interpretato da Henry Fonda (1905-1982) – in un integerrimo testimone della fede. Un film, insomma, che riflette più la fede rotonda di Ford che quella ambigua di Greene. Il botteghino, comunque, complice una stampa fortemente ostile (per il tema smaccatamente cattolico?), bocciò sonoramente la pellicola, che perse un mucchio di soldi.

Poi nel 1979 è arrivato La guerra santa (clicca qui) l’opera più ambiziosa e costosa del regista messicano Carlos Enrique Taboada Walker (1929-1997) che però è un filmaccio buono soltanto per descrivere i cristeros come dei fanatici assassini senza scrupoli e la Chiesa come una cinica opportunista. E infine è giunto il 2011, l’anno in cui, mentre il Cristiada di Dean Wright restava ancora sospeso tra le nebbie, ben altre due pellicole decidevano di occuparsi del tema. Anzitutto Cristeros y Federales (clicca qui), il cortometraggio della messicana Isabel Cristina Fregoso Centeno: per dimostrare che le guerre fratricide sono un limbo frustrante senza vincitori né vinti, in 14 minuti dipinge sia gli uni sia gli altri come dei macellai dell’Isis lasciando alla fine solo l’amaro in bocca.

Ma soprattutto Los últimos cristeros (clicca qui), novanta minuti di vero cinema d’autore. Il regista è Matías Meyer – nato nel 1979 a Perpignano, in Francia ?, che è il figlio della massima autorità scientifica sulla controrivoluzione cattolica messicana, ovvero lo storico franco-messicano Jean Meyer Barth, nato a Nizza, nel 1942. La trama del film è tratta dal romanzo “obiettivo” Rescoldo. Los últimos cristeros, pubblicato nel 1961 dallo scrittore messicano Antonio Estrada Muñoz (1927-1968), egli stesso figlio di un comandante cristero dello Stato federato di Durango all’ora della “Segunda” (la nuova, “disperata” ribellione antigovernativa dei cattolici tra il 1934 e il 1941), il colonnello Florencio Estrada, caduto in combattimento nel 1936. Ripubblicato nel 2010 a Madrid dalle Ediciones Encuentro, con una introduzione dello stesso Meyer figlio e curato da Angel Arias Urrutia, specialista dell’Universidad San Pablo nella capitale spagnola, Rescoldo è uno dei vertici indiscussi della letteratura cristera.

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