Wojtyla patrono delle Gmg e Francesco in Corea a Ferragosto

13/04/2014 
Il Papa nella Domenica delle Palme

(©AFP) IL PAPA NELLA DOMENICA DELLE PALME

Gli annunci del Papa all’Angelus. "Siamo Giuda o Pilato?": alla Messa delle Palme punta l'indice contro "il sospetto, il pregiudizio, il calcolo"

GIACOMO GALEAZZI
CITTÀ DEL VATICANO

"Siamo Giuda, Pilato o i farisei? Dobbiamo scegliere tra i protagonisti della Passione". Francesco stigmatizza "il sospetto, il pregiudizio, il calcolo", mette in guardia dalle "persone importanti" e indica il modello dei "semplici e umili".  Come in ogni tempo, "gli uomini di oggi sono chiamati a prendere posizione su Gesù". Dunque "ci farà bene farci una domanda: chi sono io davanti al mio Signore, chi sono io davanti a Gesù che entra di festa in Gerusalemme? Sono capace di esprimere la mia gioia e di gridarla o prendo le distanze? Chi sono io davanti a Gesù che soffre? Abbiamo sentito tanti nomi. Il gruppo dei dirigenti, i farisei maestri della legge che avevano deciso di ucciderlo, aspettavano l'opportunità di prenderlo. Sono io come uno di loro?. E abbiamo sentito un altro nome: Giuda, che lo ha tradito per 30 monete. Sono io come Giuda?".

Infatti "questa settimana tutto il popolo accoglie Gesù, i bambini lodano, cantano, ma questa settimana va avanti nel mistero della morte di Gesù e la sua Risurrezione, abbiamo sentito la passione del Signore, soltanto ci farà bene farci una domanda, chi sono io? Chi sono io davanti al mio Signore? Chi sono io davanti a Gesù che entra di festa in Gerusalemme? Sono capace di esprimere la mia gioia, di lodarlo? O prendo distanza? Chi sono io davanti a Gesù che soffre?".

Ha proseguito Francesco: "Abbiamo sentito tanti nomi, tanti nomi, il gruppo dei dirigenti, alcuni sacerdoti, alcuni farisei, maestri della legge che avevano deciso di ucciderlo, aspettavano l'opportunità di prenderlo. Sono io come uno di loro? Anche abbiamo sentito un altro nome, Giuda, trenta monete, sono io come Giuda? Abbiamo sentito altri nomi, discepoli che non capivano niente, che si addormentavano mentre il Signore soffriva. La mia vita è addormentata? O sono come i discepoli, che non capivano cosa fosse tradire Gesù? Come quell'altro discepolo che voleva soluzionare tutto con la spada. Sono io come loro? Sono io come Giuda che fa finta di amare e bacia il maestro per consegnarlo? Per tradirlo? Sono io traditore? Sono io come quei dirigenti che di fretta fanno il tribunale e cercano falsi testimoni? Sono io come loro? E quando faccio queste cose, se io le faccio, credo che con questo salvo il popolo? Sono io come Pilato che quando vedo che la situazione è difficile me ne lavo le mani? E non so assumere la mia responsabilità e lascio condannare o condanno io le persone?".

Oppure  "sono io come quella folla che non sapeva bene se era in una riunione religiosa, in un giudizio, o in un circo, e sceglie Barabba, per loro era lo stesso, era più divertente per umiliare Gesù. Sono io come i soldati che colpiscono il Signore, sputano addosso a lui, insultano, si divertono con l'umiliazione del Signore? Sono io come il cireneo che tornava dal lavoro affaticato ma ha avuto la buona volontà di aiutare il Signore a portare la croce? Sono io come quelli che passavano davanti alla croce e facevano di Gesù motivo di beffa: "ma tanto coraggioso, scenda dalla croce e noi crederemo in lui". La beffa a Gesù. Sono io come quelle donne coraggiose e come la mamma di Gesù che erano lì, soffrivano in silenzio? Sono io come Giuseppe, il discepolo nascosto, che porta il corpo di Gesù con amore per dargli sepoltura? Sono io come queste due Marie che rimangono alla porta del sepolcro piangendo, pregando? Sono io come questi dirigenti che il giorno seguente sono andati da Pilato per dire 'ma guardi che questo diceva che risusciterebbe, ma che non venga un altro inganno' e bloccano la vita, bloccano il sepolcro, per difendere la dottrina, perché la vita non venga fuori? Dove è il mio cuore, a quale di queste persone mi assomiglio? E questa domanda ci accompagni per tutta la settimana".

Impugnando un pastorale di legno d'olivo sormontato da una semplice croce donatogli dai detenuti del Carcere di Sanremo, Francesco ha presieduto in piazza San Pietro la Solenne Celebrazione liturgica della Domenica delle Palme e della Passione del Signore. All'inizio del rito, al centro della piazza, presso l'obelisco, il Papa, indossando il mantello liturgico rosso, ha benedetto le palme e gli ulivi per poi seguire, a bordo della jeeep scoperta, la processione verso il sagrato, dove celebra la Messa della Passione del Signore davanti a una grandissima folla di fedeli.

Alla Celebrazione prendono parte – in occasione della ricorrenza diocesana della 29esima Giornata della Gioventù, sul tema: "Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli" – giovani di Roma e di altre diocesi, tra i quali una delegazione giunta da Rio de Janeiro, sede dell'ultima Gmg, con il neo-cardinale Joao Orani Tempesta, per consegnare la croce delle Giornate mondiali della Gioventù a una delegazione di Cracovia, dove si terrà la prossima. "La processione festosa con i rami di ulivo e di palma ha dato il nome a questa domenica, che apre la Settimana Santa – ha evidenziato Bergoglio nell'omelia dell'affollatissima Messa – La liturgia la chiama anche 'Domenica della Passione'. Due nomi che esprimono i due volti di questo giorno: la festa e il profilarsi della croce all’orizzonte. La gioia è quella della folla esultante dei discepoli che accompagnano Gesù nel momento in cui, in groppa ad un asinello, entra in Gerusalemme scendendo dal monte degli ulivi".

Francesco ha sottolineato che "lo salutano con grida di giubilo e con canti: 'Osanna al figlio di Davide! Benedetto colui che viene nel nome del Signore! Osanna nel più alto dei cieli!'. 'Osanna!' vuol dire: 'Dona la salvezza'. Così i discepoli esprimono la loro fede, la loro speranza in Gesù: che Lui porti finalmente il Regno di Dio".

Inoltre, "un’antica antifona ricorda che protagonisti di quella festa furono in particolare i bambini e i ragazzi di Gerusalemme, 'pueri hebraeorum', che accorsero incontro al Signore sventolando rami di ulivo e gridando 'osanna!', quei fanciulli rappresentano i semplici e gli umili, i quali hanno capito che quell’uomo, Gesù, è diverso dagli scribi e dai dottori della legge, diverso dagli 'importanti' di quel tempo. Corrono incontro a Lui, si lasciano benedire da Lui".

Quindi "non mettono davanti il sospetto, il pregiudizio, il calcolo, ma cercano la verità, la giustizia, la bontà, la bellezza". Sull’esempio dei ragazzi di Gerusalemme, "i giovani che vogliono seguire Gesù Cristo si riuniscono oggi intorno ai loro Vescovi, perché la Domenica delle Palme, da quasi trent’anni, è anche la Giornata Mondiale della Gioventù". E "in disparte, rispetto alla festa, ci sono alcuni capi dei sacerdoti e scribi, i quali, vedendo l’entusiasmo della folla per Gesù, non si lasciano coinvolgere, anzi, sono infastiditi, risentiti, e gli dicono: 'Falli tacere! Non va bene tutto questo chiasso!'. Ma Gesù risponde: 'Io vi dico che, se questi taceranno, grideranno le pietre'".

Perciò Francesco ha domandato ai fedeli riuniti in piazza San Pietro: "Da che parte stiamo noi? Dalla parte dei fanciulli, o dalla parte dei capi invidiosi? Ci riconosciamo nei piccoli, nei puri di cuore che lodano il Signore, o all’opposto in quelli che vogliono farli tacere? Dio ci doni la grazia di saperlo lodare, di lodare il suo Figlio Gesù, e di non giudicarlo misurandolo con il metro del nostro orgoglio, dei nostri interessi, dei nostri comandamenti che opprimono la gente". L'appello del Pontefice è ad "accogliere il Signore Gesù con i ragazzi che cantano 'osanna!'. Seguiamolo mentre entra in Gerusalemme; seguiamolo anche quando i battimani finiscono, anche quando l’entusiasmo si spegne… E se capiterà anche a noi, per la nostra debolezza, di vergognarci di Lui, di rinnegarlo, chiediamogli subito perdono! Lasciamoci toccare il cuore dal suo sguardo di misericordia, e piangiamo sul nostro peccato".

Infine, "la Vergine Maria ci accompagni nell’itinerario della Settimana Santa. Ci aiuti a vivere il mistero della Passione del Signore seguendolo con lei fino ai piedi della croce. E ci faccia giungere alla gioia luminosa della Risurrezione".

La liturgia è iniziata con la benedizione dei tradizionali “parmureli” provenienti da Sanremo e Bordighera: tremila rami di palma intrecciati secondo l’antica tradizione del ponente ligure. Il "parmurelu" riservato al Papa è stato intrecciato con tre foglie di palma unite, a simboleggiare la Trinità. Gli olivi e i fiori che ornano piazza San Pietro provengono dalla Puglia. In particolare, lo spazio intorno all’obelisco richiama l’accoglienza di Cristo a Gerusalemme. Il pastorale usato dal Papa è stato realizzato in legno di olivo dai detenuti del Carcere di Sanremo. Il Vangelo proposto dalla liturgia racconta la Passione del Signore secondo Matteo. Durante la preghiera dei fedeli c’è un’intenzione in francese per “i perseguitati a causa della fede”, affinché il “sacrificio d’amore” del Signore “sostenga la fedeltà e la mitezza dei cristiani” durante la prova.

In cinese si è pregato per la pace tra i popoli e la giustizia nel mondo. Di questa domenica delle Palme rimarrà soprattutto la domanda di Francesco: "Dove è il mio cuore, a quale di queste persone mi assomiglio? E questa domanda ci accompagni per tutta la settimana". Con queste parole il Papa ha concluso la sua omelia, interamente a braccio, nella quale ha analizzato l'atteggiamento di tanti personaggi durante la Passione e la morte di Cristo, interrogandosi sui diversi modi di guardare a Gesù. Tra gli atteggiamenti che ha analizzato, quelli dei farisei, di Giuda, delle donne al sepolcro, di Giuseppe di Arimatea.

Giovanni Paolo II sarà il grande patrono delle Giornate mondiali delle Gioventù e a Ferragosto Francesco inconterà in Corea i giovani asiatici. Il Papa, all'Angelus recitato sul sagrato di San Pietro, ha affidato ai giovani polacchi la croce delle Gmg consegnata loro dai giovani brasiliani, e ha ricordato che l'affidamento della croce fu compiuto trenta anni fa da Papa Wojtyla. "Egli – ha ricordato Bergoglio – chiese loro di portarla in tutto il mondo come segno dell'amore di Cristo per l'umanità. Il prossimo 27 aprile avremo tutti la gioia di celebrare la canonizzazione di questo Papa, insieme con Giovanni XXIII. Giovanni Paolo II, che è stato l'ideatore delle Giornate mondiali della Gioventù, ne diventerà il grande patrono, nella comunione dei santi continuerà ad essere per i giovani del mondo un padre e un amico".

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