14 settembre: Esaltazione della Croce – dagli scritti di Maria Valtorta

 Da: Maria ValtortaI Quaderni del 43, ed. CEV.

1° settembre 1943.

Dice Gesù:

«No, non sei sola. Hai il tuo Gesù vicino come ben pochi hanno, perché se è vero che sono con tutti i miei figli con la mia Grazia, con ben pochi lo sono nella forma che Io sono con te e che ho usata vedendo la tua penosissima condizione generale. Io so fin dove può arrivare la resistenza di un essere e, dato che il peso di dolore che devi portare è schiacciante e non comune, ho sopperito ad esso con mezzi straordinari che a ben pochi riserbo.

Mi ricordo del mio bisogno di aiuto nelle ore tragiche della Passione. E quello che ho desiderato per Me voglio lo abbiano anche i miei due volte simili. Simili perché discepoli, simili perché appassionati e crocifissi.

Non sei sola. Hai Me per Cireneo e hai mia Madre per Veronica. Maria è il modello delle orfane e si ricorda il suo strazio di orfana così come Io ricordo i miei strazi d’agonia.

La santità non sopprime il dolore. Maria nella sua santità immacolata soffrì crudamente della morte dei suoi genitori che Ella non poté confortare coi suoi baci. Vedi come le somigli? 1 Maria nella sua anima così perfetta, seconda solo a Dio, seppe amare e soffrire come nessun altro perché la santità, es­sendo perfezionamento di tutte le sensibilità buone del cuore, porta di conseguenza una accresciuta capacità di amare o di soffrire, tanto più accresciuta quanto più l’anima è santa. E l’anima di Maria era santissima.

Ebbene questa Donna, alla quale non venne risparmiato nessun dolore ‑ e nessuna come Lei avrebbe dovuto esserne esente perché immacolata, libera perciò dal peso del dolore causato dalla colpa di Adamo ‑ questa Donna che ha sparso tante lacrime per tanti lutti e che si è vista rapire padre, madre, sposo e Figlio dalla morte, Io te la do per Veronica e te la do per mamma.

È il mese del Cuore trafitto di Maria e della Esaltazione della mia Croce. Non rifiutare di essere simile alla Trafitta e all’Immolato.»


Dice Gesù:

«L’uva è tanto più dolce quanto più è matura, e tanto più è matura quanto più sole piglia. Il padrone della vigna non coglie la sua uva per farne del vino se non è ben maturata, e perché maturi sfronda e pota di modo che il sole possa scendere e circolare fra grappolo e grappolo e fare, dei chicchi aspri e verdi, tante perle di zucchero liquido.

Se l’uva rimanesse come è nell’aprile, ossia quando la vite è bella con le sue foglie nuove e i suoi grappolini in fiore, o anche come è in giugno, già tutta piena di tralci flessibili e di grappoli formati, non servirebbe a nulla fuorché a una gioia dell’occhio. Invece nell’autunno, dopo tanto sole e tante potature, essa è bella in un’altra maniera e, oltre che bella, utile all’uomo.

Io sono il sole e voi, anime mie, siete la vigna dove si deve formare il vino eterno. Io sono il sole e sono anche il vignaiolo. Io vi circondo e inondo dei miei raggi e vi mortifico perché voi diate tralci carichi di frutti veri e non vani viticci che non servono a niente.

Bisogna lasciare che il sole e il vignaiolo lavorino a loro completo piacere l’anima vostra. Bisogna, Maria mia, imitare molto, molto, molto il grappolo che non ha voci di proteste né atti di resistenza per il sole e per il padrone della vigna, ma anzi si lascia scoprire per ricevere i raggi caldi, si lascia medicare coi liquidi adatti, si lascia sistemare senza reazione alcuna. E così si fa sempre più grosso e dolce, un vero prodigio di succhi e di bellezza.

Anche l’anima deve tanto più desiderare il sole e l’opera dell’eterno Vignaiolo quanto più si avvicina per essa l’ora della divina vendemmia. Non è destinato al mistico tino il grappolo restio e malato che non ha voluto divenire maturo, sano e dolce, e che si è nascosto per non esser curato. Ma invece diviene degno della mia Vendemmia il grappolo che non ha avuto paura di cesoie e di medicine e che docilmente si è sacrificato, nei suoi gusti, per Me.

Io sono il Vendemmiatore e tu il mio grappolo. La vendemmia si avvicina. Aumenta i tuoi sforzi per assorbire quanto più puoi di Me. Io diverrò in te liquore di vita eterna. Aumenta le tue generosità per assecondare l’opera del tuo amoroso Vignaiolo. Egli, il tuo Gesù, non vuole altro che fare di te un grappolo degno d’esser posato ai piedi del trono di Dio.

Dolce cosa avere a Maestro Gesù, Maria, ma cosa che diviene perfetta quando del Maestro si assimila tutto l’insegnamento

 

 

 

 

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