Addio, Mario

Addio, Mario – di Pucci Cipriani

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Andando a Roma per la Marcia ho potuto visitare la Galleria Borghese. Fra le molte cose meravigliose, ho ammirato da vicino “La Verità svelata dal Tempo”, opera scolpita da Gian Lorenzo Bernini. Vedere quella statua mi ha commosso: ho pensato che dovremmo eleggerla a simbolo del nostro Comitato Verità e Vita. Una piccola compagnia di gente che non si prefigge di cambiare il mondo a colpi di “male minore” e di compromessi, ma affermando qui e ora tutta la verità, pur sapendo che è messa in minoranza dall’opinione pubblica. Nella speranza che il tempo la vedrà trionfare. Il fatto interessante è che Bernini, quell’opera non ha mai potuto terminarla. Proprio come accade spesso a ciascuno di noi, quando ci accorgiamo che non avremo abbastanza tempo per adempiere al nostro compito, perché il termine di questa vita si avvicina a grandi passi. Altri, però, continueranno il lavoro iniziato. E non taceranno.  (Mario Palmaro)

di Pucci Cipriani

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mario palmaroQuando alle ventidue di domenica 9 marzo Alessandro Gnocchi mi telefonò per annunziarmi la dipartita di Mario Palmaro, come in una sequenza rividi i miei incontri con questo amico che conobbi nel giugno 1996 quando, a Borgo San Lorenzo, ebbi l’onore (insieme a Massimo de Leonardis e a Luciano Garibaldi) di consegnargli il Premio Tito Casini per la saggistica con il suo libro: “Ma questo è un uomo” (Ed. San Paolo)… poi lo incontrai ancora altre volte perché ambedue impegnati nella medesima battaglia in difesa della vita dal concepimento fino alla morte naturale, senza se e senza ma, senza compromessi… E ambedue, proprio perché, da uomini della Tradizione, difendevamo davvero la vita ci eravamo messi in polemica con i vertici (si noti: con i vertici, non con la base fatta da persone buone, disponibili, generose) del Movimento per la Vita che in questi anni ha sempre cercato l’arruffianamento, il compromesso il “volemose bene”, arrivando addirittura a considerare la legge sull’aborto, quella infame 194, una “buona legge”….

Basta leggere il libro di Mario : “Aborto & 194: fenomenologia di una legge ingiusta” (Sugarco 2008 – con introduzione di Mario Baldassarre) dove oltre a smontare, pezzo per peggio, quella “buona legge”; nelle ultime pagine ci si accorge che l’autore -Docente di Bioetica presso l’Università Pontificia Regina Apostolorum e presso l’Università Europea di Roma, Presidente Nazionale del Comitato “Verità e Vita”, brillante editorialista de “Il Giornale” e del “Foglio” scrittore acuto e pungente in tandem con Alessandro Gnocchi Gnocchi – era (anzi è) un “evangelizzatore” che per portare Cristo alla gente non ha bisogno della Misericordina o di andare con al seguito il codazzo di giornalisti e cineoperatori compiacenti a fare il tribuno o la star nelle “periferie esistenziali”.

” ‘Et homo factus est’ si recita nel Credo che riassume la nostra fede. Nel pronunziare queste parole chiniamo il capo, perché vogliamo esprimere con il gesto del corpo il nostro fermarci per un momento, attoniti ed esultanti – come Giovanni Battista non ancora nato – di fronte al Dio che si fa carne e sangue nel corpo di Maria. ‘Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino le sussultò in grembo. Elisabetta fu piena di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: ‘Benedetta tu fra le donne , e benedetto il frutto del tuo grembo! A che debbo che la madre del mio Signore venga a me? Ecco, appena la voce del tuo saluto è giunta ai miei orecchi, il bambino ha esultato di gioia nel mio grembo’ (Luca 1, 41- 44). Non un dio greco bello e inafferrabile, dunque; ma un embrione umano di poche cellule. Lì, fin dal momento del concepimento, c’è Gesù di Nazareth, il figlio di Dio. Lì, fin dal momento del concepimento, c’è ognuno di noi. C’erano i nostri genitori, i nostri antenati, i nostri figli. Tutti i nostri figli: desiderati, attesi, sani; ma anche indesiderati, inaspettati, handicappati. Dal concepimento, ognuno di loro bussa alla nostra porta. Proprio come il Dio Bambino “. (Cfr. Mario Palmaro – “Aborto & 194″ – Sugarco edizioni 2008 pag. 232)

Solo chi abbia abbracciato la Tradizione potrà comprendere l’indissolubilità dei legami che unisce gli uomini fedeli al “Tradidi quod et accepi”… per cui con Mario, anche se raramente mi vedevo o mi sentivo, ero sempre in comunione  leggendo i suoi scritti, i suoi coraggiosissimi libri e, soprattutto, combattendo la stessa battaglia. Lo scorso anno alla marcia per la vita vidi Mario con la moglie e i suoi quattro figli: ci ritrovammo, dopo la marcia, in una chiesetta dove un sacerdote celebrò per noi (eravamo in tanti stipati in quel piccolo oratorio) la Messa nel rito romano antico, la Messa di sempre e di tutti, la Messa cattolica dei Santi e dei Martiri. Vidi Mario fortemente segnato dal male ma sereno, che mi parlò di quella sua situazione, e durante la Messa, alla Comunione vidi i ragazzi e la moglie  accostarsi alla Comunione, devotamente, in ginocchio alla balaustra e la bambina più piccola, che era “passata a Comunione da poco” che, dopo aver ricevuto Gesù nell’Ostia, dette, previdente, il velo con il quale si era coperta il capo, alla mamma perché così potesse anche lei accostarsi all’altare.

Lo rividi poi, due volte, a Firenze, nei mesi di maggio e di luglio, dove ascoltammo, insieme ad altri amici giunti da tutta Italia, la S. Messa nel rito romano antico, quindi in una “trattoriola” consumammo il pasto felici e contenti di questo nostro amicale e allegro convivio.

Dovevamo realizzare un certo progetto: ora quella realizzazione diventa un impegno preciso. Lo dobbiamo fare per Mario.

Ieri sera nella navata della stupenda chiesa dei Santi Michele e Gaetano, nel centro fiorentino, si è celebrata la S. Messa di requiem nel rito antico per Mario Palmaro. Un rito in cui pareva che il cielo si fosse trasferito, sia pur provvisoriamente, sulla terra. Una Messa cantata da un coro di giovani ragazze  e le parole, in un silenzio di tomba, stupende del celebrante. L’asperge, l’incensazione, il “Dies irae” in questa Messa – snobbata dai vertici dei vari movimenti della vita e della (falsa) scienza – ma con tanti giovani venuti qui a salutare, senza conoscerlo, Mario.

Ora noi chiediamo al nostro amico, al combattente buono di tante battaglie, a lui che ha dato tanto in questa vita ancora qualcosa: ci stia vicino e preghi per noi perché possiamo mantenere ancora la fede in questi momenti di apostasia e di cataclisma dottrinario. Dio ha premiato la persona che aveva previsto la catastrofe e che aveva dato l’allarme… e l’ha premiato facendolo morire cattolico.

Che anche noi, anche per intercessione di Mario, possiamo conservare la fede, nonostante tutto, e morire cattolici. Senza rinnegare un  solo iota (“iota unum”) della nostra Fede!

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