Al Papa le chiavi della citta’ di Rio

25/07/2013 

 

Il Papa benedice le bandiere olimpiche

IL PAPA BENEDICE LE BANDIERE OLIMPICHE

La benedizione delle bandiere olimpiche del 2016 e i saluti alle autorita' e alla folla

GIACOMO GALEAZZI
RIO DE JANEIRO

 

Si è inginocchiato per lunghi istanti e il Papa gli ha messo una mano sulla testa per benedirlo, finché l'organizzatore dei viaggi papali Alberto Gasbarri non gli ha fatto cenno di rialzarsi. Al municipio di Rio la gloria nazionale del basket brasiliano, Oscar (campione d'Italia in Italia con Caserta negli anni Ottanta, da tempo malato di tumore e sotto cure chemioterapiche) si è chinato dai suoi due metri di altezza per rendere omaggio a Francesco.

Nella fila delle persone salutate, numerosi atleti delle prossime Olimpiadi e Paraolimpiadi. Poi la visita è proseguita e dopo aver ricevuto la chiave della città e al sindaco che gli descriveva il palazzo comunale dotato di pollaio ha ribattuto sorridendo: "Vi prego, mandate una decine di uova al convento delle suore di clausura qui vicini". Commenta a "Vatican Insider" il teologo padre Ugo Sartorio, direttore del Messaggero di Sant'Antonio: "Lo sport è un linguaggio universale che interpreta le passioni dell'uomo, la capacità di vincere e di accettare la sconfitta". E aggiunge: "Francesco è un atleta delle profondità dell'uomo, il linguaggio dello sport fa dilaogare il mondo e il Papa è un uomo appassionato che sa entrare in sintonia con la gente". Concorda Gian Franco Svidercoschi, ex vicedirettore dell'Osservatore Romano:"Lo sport fa parte della vita quotidiana e per Francesco è uno strumento per arrivare a tutti e comunicare anche con i non credenti, è una fede incarnata, una vocazione umana prima che cristiana, non limitata all'interno della Chiesa, Francesco con questi  suoi gesti è credibile in quanto come Wojtyla è divenuto Papa rimanendo uomo". Anzi "è anche più popolare di Giovanni Paolo II" come dimostrano la lunga udienza al calciatore dell'Inter Zanetti e la maglia del San Lorenzo, sua squadra del cuore, ricevuta a piazza San Pietro.

Anche Joseph Ratzinger ha sempre amato il calcio. Alla stampa tedesca anni fa egli ha inviato uno stralcio delle sue memorie, scritte prima di diventare Papa. Ricorda come si sia legato a questo sport grazie a squadre come la Lazio, l’Inter, il Real Madrid e l’Atletico Madrid, i cui dirigenti e calciatori si avvicinarono moltissimo al pontefice precedente, Giovanni Paolo II. Quattro squadre che Ratzinger ricorda con piacere, sebbene restino un gradino sotto al Bayern Monaco, squadra che seguiva telefonando addirittura a Giovanni Trapattoni, come ha raccontato il cardinale Tarcisio Bertone ai microfoni di Radio Vaticana: “Il Papa incontrò Trapattoni quando allenava il Bayern e nel periodo in cui faceva la spola fra Monaco di Baviera e Roma parlavano al telefono di frequente. Seguiva con grande interesse la squadra, come un vero tifoso”. Ratzinger, ha così definito il calcio: “Mentre leggevo i giornali, o ascoltavo la radio, ho notato un tema dominante: il calcio. Questo sport è diventato un evento universale che unisce le persone al di là dei confini nazionali. Tante persone che si uniscono nella speranza, nella paura, nella passione sfrenata e nella gioia. Ho riflettuto molto su come sia possibile tutto ciò. Mi viene da dire  che questo gioco è una sorta di fuga dalla vita di tutti i giorni con la sua durezza servile.

E’ bello però vedere i bambini. Per loro ha un significato diverso: un allenamento per la vita. Il calcio aiuta l’uomo nel cammino verso l’autodisciplina e nel rapportarsi con il prossimo. Peccato che la gravosità cupa del denaro e gli interessi economici abbiano disperso tanti di questi valori. Peccato, il calcio potrebbe insegnarci continuamente un nuovo modo d’intendere la vita”. E intanto Ratzinger ha ricevuto la tessera numero 100.000 da socio onorario del Bayern Monaco. 

Fu invece una foto inedita pubblicata in bianco e nero da "Tygodnik Powszechny" (Settimanale universale) di Cracovia in occasione di Euro 2012, a svelare la passione di WIjtyla per il calcio. La foto ritrae Wojtyla che gioca a pallone negli anni cinquanta accompagnata dallo slogan "Non abbiamo paura e giochiamo fair". Secondo il settimanale, che esiste dal 1945 e con il quale Wojtyla ha collaborato per anni pubblicando poesie e articoli, il gioco del pallone "una volta era pulito, e non vi sono motivi perché non torni ad essere tale". La foto di Wojtyla pubblicata nel periodico e anche su un adesivo allegato, proviene dall'archivio privato di un suo amico professore a Cracovia ed è stata scattata durante un periodo di vacanze passate con un gruppo di studenti nella regione dei laghi nel nord della Polonia

 
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