Benedetto XVI e la «stessa linea teologica» di Francesco

17/12/2013 

 
 

Benedetto XVI e Francesco

BENEDETTO XVI E FRANCESCO

Manfred Lütz, che conosce Ratzinger da oltre trent'anni e l'ha visitato nei giorni scorsi, rivela: si ritiene in sintonia teologica con il successore

ANDREA TORNIELLI
CITTÀ DEL VATICANO

Nel dibattito sulla continuità e discontinuità tra i pontificati di Benedetto e Francesco – che appassiona molto gli addetti ai lavori – si aggiunge un nuovo e significativo contributo. Lo ha portato il professor Manfred Lütz, psicologo e teologo tedesco, amico e collega di Ratzinger, che in una recente intervista con CNA  ha detto di essere ancora in contatto con il Papa emerito di averlo incontrato di recente.

Lütz ha rivelato: Ratzinger mi ha detto di «non aver lasciato il servizio di Pietro, ma di vivere questo servizio in un'altro modo». Lui lo vive «pregando, e questo è un aspetto importante del ministero di Pietro». Il professore tedesco dice che Benedetto XVI è «vecchio fisicamente, ma mentalmente efficiente».

E aggiunge che il Papa emerito e Papa Francesco hanno una «visione coincidente» ad esempio sul fatto che la Chiesa non deve mondanizzarsi, non deve essere coinvolta nel potere mondano. «Benedetto ci ha spiegato – afferma Lütz  – di avere anche l'impressione di essere teologicamente nella stessa linea di Papa Francesco».

In effetti, se si va al di là di certi dibattiti autoreferenziali su continuità e discontinuità – che si focalizzano sui modelli di bastone pastorale, sul colore delle scarpe e altre varie amenità, e dimenticano che sempre la successione dei vescovi di Roma è stata caratterizzata da entrambi gli elementi (se la continuità assoluta fosse un dogma, il Papa dovrebbe fare il pescatore in Galilea) – si possono scoprire elementi comuni e visioni coincidenti.

Come non ricordare, ad esempio, le parole chiare (presto archiviate e dimenticate) di Ratzinger contro il carrierismo ecclesiastico? O quelle – da lui dette in Portogallo nel 2010 -sulla necessità di ripartire dall'annuncio di fede perché nel mondo contemporaneo l'insistenza sui valori non basta? O ancora, lo sguardo sulla Chiesa come realtà irriducibile a qualsiasi concezione «aziendalista» e fondata su piani, progetti e strategie umane?

Non stupisce dunque che «teologicamente» Benedetto XVI avverta questa sintonia, pur nelle innegabili differenze di temperamenti, provenienze e storie personali che caratterizzano il mite professore bavarese e il vescovo «prete di strada» venuto «dalla fine del mondo».

 
 
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