Cañizares: «Ho detto a Francesco che volevo avere l’odore delle pecore»

29/08/2014 
Cañizares Llovera (da communio.stblogs.org)

CAÑIZARES LLOVERA (DA COMMUNIO.STBLOGS.ORG)

Intervista con il Prefetto del Culto divino che lascia la Curia: «Per me è una grande gioia, da cento anni a Valencia non c'era un vescovo valenciano. Il Papa ci ha sostenuto nel nostro lavoro per la liturgia»

ANDREA TORNIELLI
CITTÀ DEL VATICANO

 

«Ho detto a Papa Francesco: voglio avere l'odore delle pecore. Era un mio desiderio tornare in diocesi…». Il cardinale Antonio Cañizares Llovera, Prefetto del Culto divino, appena nominato arcivescovo di Valencia sorride raggiante per la nomina da tempo attesa che è arrivata ieri. Chi cerca di presentare la sua partenza dalla Curia romana come una diminutio o addirittura una «punizione» è completamente fuori strada. In primo luogo perché «per un pastore non c'è niente di meglio che poter essere in mezzo al suo gregge». E poi perché è stato lo stesso cardinale a chiedere al Papa di tornare a fare il vescovo diocesano.

Come ha accolto la notizia?

«Sono davvero molto contento. Torno nella mia diocesi d'origine, che da più di cento anni non aveva un vescovo valenciano…».

Come vive il suo allontanamento dalla Curia?

«Era un mio desiderio. Sono stato io a dire a Francesco: voglio avere l'odore delle pecore. Ho chiesto io di tornare in diocesi, in qualunque diocesi il Papa mi avesse voluto mandare. Per me è stata una gioia grande e anche grande onore che il Santo Padre abbia scelto Valencia, una delle diocesi più vitali della Spagna e d'Europa, anche per numero di vocazioni. È un segno di gratitudine e di riconoscimento nei miei confronti, un dono che mi commuove da parte di Francesco, gliene sono davvero grato».

Che cosa può dire di questi cinque anni trascorsi alla guida del dicastero che si occupa della liturgia?

«Sono grato per questa esperienza in Curia. Abbiamo lavorato per portare avanti il rinnovamento liturgico voluto dal Concilio Ecumenico Vaticano II. Uno dei momenti fondamentali è stato il simposio sulla costituzione conciliare Sacrosanctum Concilium, come pure i documenti pubblicati e quelli ancora allo studio che saranno presto pubblicati. Bisogna continuare a lavorare perché il Concilio venga pienamente attuato in campo liturgico, secondo quanto Benedetto XVI ha indicato: Dio è il soggetto della liturgia, non noi. La liturgia non è un'azione dell'uomo, ma è azione di Dio».

Posso chiederle come Papa Francesco ha seguito il lavoro della Congregazione del Culto in questo anno e mezzo di pontificato?

«Francesco ha sostenuto il lavoro che stavamo portando avanti. Ci ha ripetuto che più che pensare a riforme, dobbiamo incentrarci nel mistero pasquale che accade nella liturgia, vivere il mistero che accade in quel momento. Vedendo il Papa celebrare si comprende come egli viva ciò che avviene nella messa».

Gli anni scorsi non sono stati facili nel rapporto tra la Chiesa e i governi spagnoli. Come intende viverlo?

«Credo che con il mondo della politica e delle istituzioni avremo un rapporto amichevole, di apertura e di collaborazione, avendo come unico obiettivo quello del bene comune, del bene della nostra gente. Ci sono state e ci sono situazioni difficili, e non solo dal punto di vista economico-finanziario. Io spero che si possa lavorare anche per l'unità del Paese, che non è solo politica, è anche antropologica ed è un progetto che vive da più di quattordici secoli e si fonda sull'identità cristiana».

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