Corte Costituzionale, errori umani, smarrimento antropologico

Corte Costituzionale, errori umani, smarrimento antropologico

 

Scritto da Chiara Mantovani

 
  

Abbiamo chiesto a Chiara Mantovani, Consigliere nazionale di Scienza e Vita, di aiutarci a comprendere meglio che cosa è avvenuto negli ultimi giorni nell'ambito della campagna contro la natura umana in corso anche in Italia.

Le notizie si succedono nel breve giro di pochi giorni.

L’8 aprile il giudice Gennaro Mastrangelo del tribunale di Milano assolve una coppia, che è andata in India a prendere il “suo” bambino cresciuto nell’utero di una donna che si è “offerta” di fare la gestante per conto terzi, e lo fa scrivendo nella sentenza una cosa agghiacciante: l'avanzamento della tecnologia rende la definizione di maternità ormai controversa, cambia il concetto di madre.

Il 9 aprile la Corte Costituzionale italiana cancella il divieto di fecondazione eterologa scritto nella legge 40.

Il 13 aprile all’ospedale Pertini di Roma scoppia lo scandalo di embrioni trasferiti per errore nell’utero di una “mamma sbagliata”. E a conclusione di una settimana rivoluzionaria, il 14 aprile un assessore del Comune di Grosseto, alla presenza del Sindaco, trascrive un atto di matrimonio tra due uomini avvenuto a New York due anni orsono. È l’ultimo fatto di una catena formata da gesti solo apparentemente slegati tra loro. Come ha scritto il cardinal Carlo Caffarra, son cose che al solo pensare di doverle spiegare vien da piangere. Ma davvero annunciare l’ovvio e il naturale, oggi, è mestiere audace e necessario. Dunque stiamo vivendo la schizofrenia per cui da una parte si è voluto spalancare ogni ipotesi di combinazione genitoriale – vendo/compro ovuli, spermatozoi, embrioni, bambini già nati, oppure affitto uteri per la gravidanza al posto mio ma con il mio embrione –; dall’altro, se in questo indaffarato organizzare atti complessi qualche cosa va storto, si grida allo scandalo.

Diciamolo subito: siamo entrati nell’era del desiderio garantito per legge. Non importa più se ciò che si richiede è giusto, opportuno, adatto. La sola cosa che conta è che sia legale, ovvero che il potere politico-legislativo-giudiziario lo abbia definito legittimo. Ecco spiegata la corsa all’approvazione delle sentenze. Che cosa importa a due persone che si sono già “sposate” a New York di vedere trascritto questo gesto anche in Italia? Non so se sia il caso specifico dei due signori grossetani, ma in genere un tale riconoscimento prelude alla richiesta/pretesa di “avere” un figlio. Come mai potranno fare due uomini o due donne a generare secondo le regole naturali un figlio? Non potranno. E dunque avranno bisogno di una fecondazione artificiale, cioè fatta ad arte. E non sarà certo omologa, ovvero con gameti tutti loro, perché non li hanno (e, se due uomini, non hanno neppure un utero). Perciò bisognerà ricorrere a “donazioni”: ecco la PMA eterologa, quella che il popolo italiano ha da quasi nove anni dichiarata una barbarie. In Francia stanno dicendo la stessa cosa anche numerosi intellettuali non cattolici, talvolta decisamente laicisti, eppure abbastanza attenti al significato di profondo stravolgimento dell’umano che porta con sé l’idea stessa di intrecciare destini arbitrariamente.

In tutto questo bailamme, le parole che mi hanno colpito come un pugno nello stomaco sono le dichiarazioni di una mancata mamma romana – parole riportate come sue – di fronte all’ipotesi che un’altra donna sia ora incinta dei suoi gemelli: “Cosa dovrei fare? Sapere che ci sono due creature mie in giro per l’Italia e ignorarle? Non vi sembra disumano e ingiusto?”. Certo che è disumano e ingiusto, eccome! Ma perché lo dovrebbe essere solo se non è voluto? Il desiderio rende giusto ciò che non lo è? Voglio, dunque è bene – non voglio, dunque è male. Che logica è? Prima dell’etica, prima della fede, prima ancora della lingua italiana, dov’è il fondamento razionale? Se è un errore di qualche operatore, è un male che comporterà sanzioni, risarcimenti e chissà quante sofferenze; se invece è una decisione di qualche Corte Costituzionale, è un attestato di legittimità che rende felici. E forse sarà anche a carico del Servizio sanitario nazionale, magari dirottando risorse per assistenze a malati ormai troppo compromessi per “meritare” attenzione, tali da indurre qualcuno a chiedere a gran voce, ovviamente a qualche tribunale o Corte Costituzionale, di porre fine alle sofferenze con l’eutanasia.

Dopo il fatto increscioso (sic!) dello “scambio” di embrioni si sono invocate le regole e i protocolli rigorosi, si verificherà che cosa è sfuggito alla sicurezza delle procedure. Sarà l’ennesima ipocrisia: là dove c’è l’uomo, c’è la fallibilità. Nessuna procedura è a prova di errore, nessun regolamento o protocollo mette al riparo dall’imprevisto. Allora, ancora una volta, sarà meglio porre attenzione a ciò che sfugge alle fitte maglie dell’ideologia dominante e compare nel cuore e sulle labbra della mamma mancata: “se gli embrioni erano i miei, i figli sono miei”. Già, perché gli embrioni sono i figli, perché non esiste un oggetto indistinto che improvvisamente diventa figlio, da oggetto diventa soggetto umano. Quelli surgelati, quelli abbandonati, quelli freschi, quelli di qualità A, quelli scartati: sono sempre e tutti figli di qualcuno.

Come è giusto che siano trattati?

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